Il “Nucleo Investigativo Centrale” della Polizia penitenziaria conosciuto con l’acronimo NIC è stato istituito il 14 giugno del 2007, con decreto del Ministro della Giustizia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 296 del 21.12.2007. All’atto della sua costituzione assorbì la preesistente struttura di polizia giudiziaria inserita nella Sezione IV dell’Ufficio Ispettivo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria.
Nel quadro di un programma di potenziamento della struttura investigativa, con il D.M. del 28 luglio 2017, sono state costituite, oltre alla già esistente sede centrale in Roma, 11 diramazioni con competenza regionale e interregionale che hanno assunto la denominazione di Nuclei Investigativi Regionali che operano, come strutture dipendenti dal NIC e che supportano nelle attività di indagine i reparti territoriali del Corpo.
Il Nucleo Investigativo Centrale con il passare degli anni, oggi 14 giugno 2021 festeggia il suo 14° anniversario dalla sua istituzione, è diventato un reparto di eccellenza della Polizia Penitenziaria che, come Servizio centrale di Polizia giudiziaria del Corpo, si occupa fondamentalmente di indagini penitenziarie in materia di criminalità organizzata e di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico, oltre che di coordinare le attività investigative delle sue articolazioni regionali e quelle di particolare complessità condotte dai reparti territoriali della Polizia penitenziaria.
Oggi il NIC si pone quindi come supporto centrale di coordinamento operativo di natura investigativa, informativa, di analisi e di raccordo delle attività d’indagine condotte in ambito penitenziario tanto che, negli ultimi anni, la speciale struttura si è imposta, con compiti di intervento su tutto il territorio nazionale, per l’innovativo metodo investigativo penitenziario, incentrato sull’approccio sistemico alle matrici criminali autoctone e straniere e alle loro rispettive organizzazioni oltre che al terrorismo interno ed esterno attraverso la centralizzazione delle informazioni e delle procedure operative.
Tra le ultime operazioni, maggiormente significative, si ricordano, oltre all’arresto di detenuti evasi anche le complesse indagini che hanno portato alla cattura di esponenti della criminalità organizzata e di detenuti che facevano proselitismo nei penitenziari e radicalizzavano altri compagni di detenzione.
Nel corso negli ultimi anni il reparto investigativo, che è una delle eccellenze italiane, ha sempre di più affinato le sue peculiarità operative coniugando l’abilità investigativa e l’elevata capacità di elaborare, studiare e analizzare le preziose informazioni originate dai reparti dei vari istituti penitenziari ricollocandole come in un puzzle; materiale spesso apparentemente non significativo ma che riunito con pazienza certosina dagli analisti del NIC danno vita a indagini di rilievo assoluto.
Il NIC che partecipa anche al Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo ha contribuito all’elaborazione della strategia penitenziaria di prevenzione e di contrasto alla minaccia del terrorismo di matrice radicale religiosa che con l’avvento del sedicente e autoproclamato “Islamic State” ha tragicamente colpito diversi Paesi europei.
Per le sue funzioni e per le specialistiche competenze è un punto di riferimento sia per la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo sia per le Direzioni Distrettuali Antimafia (D.D.A.).
Partecipa, inoltre, a vari progetti europei in materia di radicalizzazione violenta di natura confessionale e al progetto EL PACTO, promosso sempre dall’Unione Europea e finanziato dalla Commissione Europea, per la lotta alla criminalità transazionale organizzata attraverso il rafforzamento di tutte le istituzioni responsabili di garantire la sicurezza e la legalità, in Europa e in 18 paesi dell’America Latina.
Ha preso parte, a livello europeo, a una serie di progetti formativi tra cui, da ultimo, Train Training, Transfer Radicalisation Approaches in Training che ha contribuito a rafforzare le capacità di comprendere e riconoscere i segnali che possono indicare un rischio di radicalizzazione violenta, attraverso l’apporto sinergico delle qualificate segnalazioni provenienti dal penitenziario.
Per i risultati conseguenti dal NIC e per l’importante apporto che questo servizio investigativo ha fatto registrare nelle indagini per delitti di criminalità organizzata, connessi all’ambito penitenziario, siano essi riferibili alle c.d. mafie che al terrorismo e all’eversione dell’ordine costituzionale, si ritiene da più parti, necessario, perché utile per il sistema sicurezza, prevedere normativamente l’inserimento del Corpo di polizia penitenziaria tra quei servizi di Polizia giudiziaria previsti dall’art.12 del D. L. n. 152 del 13 maggio 1991, convertito nella legge n. 203/1991.
L’inserimento del NIC consentirebbe di formalizzare quello che il D.M. ha sancito prevedendo il collegamento delle attività investigative condotte sull’intero territorio nazionale e svolte dalla Polizia penitenziaria che, come noto, è articolata in molteplici presidi, tra i quali si annoverano, solo per citarne alcuni, i Comandi dei Reparti presso gli Istituti penitenziari per adulti e minori, i Nuclei Traduzioni e Piantonamenti, i Nuclei di Polizia penitenziaria presso gli Uffici di Esecuzione penale esterna e i Nuclei di Polizia penitenziaria aeroportuali di stanza in alcuni aeroporti .
Ma principalmente permetterebbe al N.I.C. di utilizzare il prezioso strumento delle intercettazioni e dei controlli preventivi sulle comunicazioni, visto il richiamo dell’articolo 226 delle disposizioni di coordinamento del codice di procedura penale ai servizi di cui al menzionato art. 12 del D. L. n. 152 del 13 maggio 1991. Strumento utile e indispensabile che avrebbe consentito possibili interventi, anche a livello previsionale, in occasione delle rivolte dello scorso anno.