La redazione di VentoNuovo è lieta di intervistare Borgia, una cantautrice versatile dall’inconfondibile stile baroque, con vibes proveniente dalla musica anglosassone.
Attratta dal mondo dello spettacolo, approda a Londra, dove studia musical e teatro al London Academy of Music and Dramatic Art, dove conosce Steve Booker, produttore e autore, vincitore dell’Ivor Novello Awards.
Nella sua produzione musicale si possono percepire gli echi di Genesis, Rolling Stones, Led Zeppelin, Michael Jackson, i Beatles, i Lana Del Rey e Florence + The Machine.
In questa intervista ci parla del suo primo singolo , “GUERRIERA MODERNA”, co prodotto da Antonio Marcucci (chitarrista dei Tiromancino) e concluso da Jacopo Falsetti sempre negli studi AAR Music di Eiemgei.
Ciao Borgia, tre aggettivi che ti descrivono personalmente e artisticamente.
“Sono una persona intraprendente, originale e ambiziosa. Queste caratteristiche di riflettono positivamente nella mia musica, dal momento che vado continuamente alla ricerca di suoni originali, per non omologarmi a una data strada commerciale.”
Quando e come è nata la tua passione per la musica?
“In passato ero un’atleta professionista ma, col tempo, mi sono resa conto che il mondo sportivo era più un sogno della mia famiglia che il mio. Così ho deciso di andare a Londra, sono diventata un’attrice – ho sempre avuto una grande passione per il cinema – e ho studiato musica a Londra, dove ho fatto la gavetta. L’imprinting vero e proprio con la musica risale a quando avevo cinque anni. Ricordo ancora che rubavo i vinili di mio padre: erano oggetti preziosi e andavo lì di nascosto ad ascoltarli, così ho capito che la musica per me era più un semplice passatempo. Mi è sempre piaciuta la scrittura, tutto quello che c’è dietro a una produzione musicale.”
Da dove nasce il tuo nome d’arte “Borgia”?
“Il mio nome vero è Lorenza ma a volte mi chiamano Lucrezia perché, notoriamente, Lucrezia Borgia aveva i capelli rossi come i miei. Dato che sono una grande appassionata di storia, mi sono dedicata allo studio di tutta la famiglia Borgia e ho creato questo nome associativo. Mi piaceva l’idea di un nome che rimandasse a un’epoca non moderna perchè la mia musica è un po’ legata a questo mondo del passato. Lucrezia Borgia è stata una figura molto bistrattata, l’hanno dipinta negativamente, ma è stata vittima del padre, del fratello ecc. Mi piaceva l’idea, dunque, di riuscire anche a dare un senso positivo a questo nome con la mia musica.”
In che genere collocheresti la tua produzione musicale?
“È un baroque pop, come dicono gli inglesi. Io ho subito l’influenza di Londra, dove ho vissuto per anni. È quel pop che nasce con i Beatles e che, recentemente, è stato riportato in luce con la cantante Lana Del Ray. In particolare, il mio è un pop sofisticato, fatto anche di orchestre, archi ecc. In Italia, purtroppo, non è un genere prodotto.”
Ci puoi parlare del nuovo singolo “Guerriera Moderna”?
“Si tratta del mio primo singolo ufficiale, nel senso che, in passato, ho prodotto tante canzoni ma, un po’ per il covid un po’ per altre dinamiche, ho firmato solo ora con Mescal, un’etichetta storica che ha fondato Ligabue e con la quale hanno lavorato anche Carmen Consoli e Arisa. Il titolo “Guerriera Moderna” nasce dalle nostre paure e fobie. Un giorno ho letto un articolo sulla gerontofobia, che è la paura dell’anzianità e da lì ho scoperto che per ogni cosa esiste una relativa fobia. Con questo singolo, dunque, ho cercato di esorcizzare queste paure, diventando una paladina delle fobie moderne. Non è un inno femminista, perché mi piace l’idea che tutti si possano riconoscere in questo brano senza confini. È un invito a reagire e ad affrontare le paure. Mi preme sottolineare che non ci sono collegamenti con il covid, ad esempio la misofobia – che è una paura dei germi – riguarda sempre una curiosità che ho maturato già prima del periodo pandemico.
Inoltre, questo è solo un singolo, infatti, la discografia oramai è completamente ribaltata e le etichette ragionano per singoli e in base a come procede con i successi singoli si potrà pensare all’album. Ho lavorato anche ad una produzione a cui ha collaborato Gianna Nannini, vedremo come andrà.”
C’è un messaggio in particolare che vuoi dare?
“Sì, sicuramente la resilienza. Dobbiamo imparare ad andare oltre le nostre paure e a reagire.”
Da cosa ti lasci ispirare?
“Io scrivo in un modo particolare, nel senso che scrivo tante poesie e tanti frammenti, ma quasi mai parto dall’idea del testo. Suono e canto in inglese, dopodiché riascolto le melodie e, se mi piace il suono, cerco di riproporlo in italiano. Quasi mai mi metto a tavolino e decido di affrontare un determinato tema. Solitamente improvviso con la chitarra e la musica nasce spontaneamente. Mi ispiro al mio vissuto, al quotidiano, per esempio con “Cabaret” sono partita dal mio passato del tennis e la canzone è nata in maniera organica.”
Hai un sogno nel cassetto?
“Sì, ne ho tanti. Mi piacerebbe riuscire a vivere di musica, avere riconoscimenti con canzoni che scrivo e riuscire a fare concerti da vivo.”