La redazione di Radio Sanremo Web è lieta di intervistare Irene Antonucci, attrice tranese di nascita ma ormai adottata dalla Colombia, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove sfide. Tra i suoi ultimi progetti, “Runner”, “Inventario”, “Riflesso del alma”, “Gestas del Tiempo”, “Emma Reyes”, “Domingo l’ultimo schiavo”. Una personalità versatile, promettente e dalle tante risorse che celebra la vita cogliendola nel suo “carpe diem” e godendo appieno l’ “hic et nunc” delle opportunità irripetibili che le vengono donate, per mantenere accesa quella fiamma che arde nella sua anima eclettica e desiderosa di stimoli, emozioni sempre nuove e sorprendenti.
Ciao Irene, come nasce “Runner”? È il primo action thriller a cui partecipi e cosa ti ha spinto ad accettare questo progetto?
“La nascita di questo progetto affonda le sue radici nel momento in cui avevo appena terminato un documentario in Colombia e mi trovavo in Messico; in quel frangente di tempo, infatti, ho fatto un casting a distanza, terminato poi con l’arrivo della risposta positiva sulla mia assunzione circa il ruolo del personaggio da interpretare. Sono tornata in Italia – dove torno principalmente per i progetti – e ho trovato un clima divertente, molto gradevole e che mi ha permesso di entrare in sintonia con tutto lo staff tecnico. Il film è prodotto Camaleo e io interpreto il ruolo della signora Poloni. Non è un personaggio con una corporalità action, mio malgrado – mi sarebbe piaciuto avere una pistola in mano, correre tra i corridoi, provare nuove emozioni – ma ho interpretato la direttrice dell’hotel che, di fronte ai problemi di disordine con la clientela, deve chiamare all’ordine gli agenti di polizia per mantenere la quiete interna. Tendenzialmente è un ruolo statico rispetto agli altri, ma l’ho vissuto appieno in tutte le dinamiche, in ogni momento sul set.
A mio parare questo film è veramente brillante, in quanto unisce, soprattutto in alcuni punti, la comicità all’italiana con un action movie, offrendo al pubblico un genere diverso, capace di catturare l’attenzione con i continui colpi di scena; consiglio assolutamente di vederlo perché si tratta di un prodotto diverso e fruibile in Italia.”
Quando e dove è possibile vederlo?
“La prima si è tenuta a Milano al Festival Noir e il film è uscito l’8 febbraio nelle sale UCI Cinemas.”
Quanto ci metti del tuo nei personaggi che interpreti?
“In Runner di Irene c’è molto poco, perché la signora Poloni è una signora molto più grande nel senso di età scenica ed è un personaggio molto rigido, severo, serioso, dunque è molto distante dalla me solare e alla mano. Nonostante tutto è sempre divertente e interessante riuscire a essere qualcosa di diverso da sé stessi.
Nel corso di questi mesi ho anche soddisfatto il mio desiderio di lavorare in qualche serie tv: a fine ottobre scorso, infatti, ho cambiato manager in Colombia ed è iniziata una nuova stagione della mia vita in cui ho deciso di mettermi alla prova, di abbracciare il cambiamento e i vari progetti che ho portato avanti con tenacia e impegno costante.”
A proposito di serie tv, in “Gestas del tiempo” interpreti la maestra Greta in una storia risalente al 1920 che restituisce al pubblico un messaggio di riflessione sul ruolo della donna.. come ti sei approcciata a questo progetto?
“Questa serie è una specie di viaggio sperimentale nel tempo, in cui i cosiddetti soldati della luce fanno diversi viaggi temporali, infatti ogni episodio è ambientato in epoche differenti. Con la regia di Diego Rendón, la storia vuole mostrare il passato e le sue dinamiche – anche in forma didascalica ed educativa per le nuove generazioni – per poi giungere alle conseguenze del futuro. Anche in questo caso il personaggio della maestra Greta è totalmente distante da me, avrei preferito essere una rivoluzionaria ma nella serie sono proprio colei che impartisce la buona educazione, l’eleganza della donna e moglie, in cui il personaggio femminile incarna la figura della donna di casa, per la quale viene concessa poca libertà e poco spazio al mondo lavorativo. Ho condotto un lavoro di immersione nel suo mondo, nelle sue ragioni e in quei valori che sono figli di quell’epoca e di quel tempo, lungi da quella mujer empoderada, come direbbero in Colombia, cioè colei che è autosufficiente e che è in grado di badare a sé stessa in tutto e per tutto.”
Come riesci a passare da un ruolo all’altro e a immedesimarti in tanti personaggi, anche diversi da te stessa?
“L’arrivo di questi personaggi è stato abbastanza cadenzato: per primo “Domingo l’ultimo schiavo”, per la regia di Augustin Restrepo, la cui prima stagione è costituita da dieci episodi e io sono presente in cinque di questi ultimi con il personaggio di Silvana, una donna che arriva dall’Europa e deve far fronte alle sue emozioni e al controllo di esse. Per me l’amore è sempre stato una sorta di “tallone d’Achille” ma il personaggio di Silvana ha una forza interiore immensa, dal momento che continua il suo progetto nonostante tutto: il suo promesso sposo è altrove, innamorato di un’altra donna giovanissima, cioè una delle schiave che lei sta cercando di aiutare. Silvana avrebbe potuto scegliere di andare via di fronte a questo scenario invece sceglie di restare, di aiutare il promesso sposo e di portare avanti la sua causa. Questa sua forza emerge anche nella fisicità (è solita andare a cavallo e indossare i pantaloni) caratterizzante una forte energia maschile. Silvana mi ha insegnato a dominare le emozioni che convergono, in particolare, verso l’amore, fronteggiandole a testa alta e, talvolta, tenendo a bada tutta la propria guerra interiore.
A distanza di poco tempo, ho cominciato a lavorare ad un altro progetto nella serie “Emma Reyes” per la regia di Luis Alberto Restrepo, interpretando il personaggio di Elsa Morante. Dunque, ho dovuto sdoppiarmi e lavorare su personaggi differenti contemporaneamente, vivendo in epoche differenti. Non è stato semplice, ma ho cercato di godermi il ‘qui ed ora’ in modo da isolarmi da me stessa e dagli altri personaggi che dovevo interpretare contemporaneamente. Vivendo il ‘qui ed ora’ e concentrandomi sul dramma interiore riesco a vivere le emozioni dei personaggi in toto, facendole mie in profondità ed instauro un continuo scambio di stimoli e di insegnamenti tra me e i miei personaggi, che abbraccio e accolgo con estrema gratitudine.”
Tra le tante esperienze che hai vissuto sui set, c’è un personaggio che ti ha fatto scoprire un tuo lato nascosto?
“Sicuramente Silvana mi ha insegnato la forza di oltrepassare i limiti e di dominare il sentimento dell’amore passionale che, il più delle volte, è difficile da dominare; mi ha trasmesso anche la sua calma serafica e il suo sangue freddo nelle situazioni più drammatiche.”
Cosa ti ha spinto ad accettare questo progetto?
“La sfida di dover lavorare in un tempo breve, in condizioni stressanti con 40 gradi e vestiti con armature dell’epoca, stivali di pelle pesantissimi e ritmi di lavoro che sfioravano le 12 o le 14 ore al giorno. Sono stata messa a dura prova ma sono rimasta molto soddisfatta e grata. Di tutte queste esperienze custodisco gli aneddoti che rendono, tra l’altro, le performances più vere e autentiche.”
Progetti futuri?
“In questo momento c’è un progetto di vita e di equilibrio in cui persiste la mia voglia di superare e proseguire questo percorso in Colombia che sto vivendo con una consapevolezza differente rispetto a qualche anno fa. Sono felice e serena sotto tutti i punti di vista, sia professionale che relazionale. C’è sempre la voglia di creare, di seminare ogni giorno e di sperimentare qualsiasi cosa nuova e variegata. Non so che ne sarà del mio futuro ma sono certa che sarà meraviglioso, interessante e in continua crescita. Non vedo l’ora di vivere quello che mi aspetta giorno dopo giorno.”