OPERAZIONE “LIBERA FORTEZZA” ESECUZIONE DI MISURE CAUTELARI PERSONALI E PATRIMONIALI NEI CONFRONTI DI 22 SOGGETTI APPARTENENTI O CONTIGUI ALLA COSCA DELLA ‘NDRANGHETA “LONGO-VERSACE” DI POLISTENA (RC) SEQUESTRATI BENI PER OLTRE 5 MILIONI DI EURO

Nella giornata odierna, nelle province di Reggio Calabria e Imperia, i Carabinieri del Comando
Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei Reparti territorialmente competenti, dello Squadrone
Carabinieri Eliportato “Cacciatori “e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, in collaborazione con i
militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento
della Procura della Repubblica

– Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal
Procuratore Capo Dott. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione all’“Ordinanza di applicazione di
misure cautelari e Decreto di Sequestro Preventivo” emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria –
Dott.ssa Caterina Catalano, su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Calogero Gaetano Paci e dai Sostituti
Procuratori Dr.ssa Giulia Pantano e Dr.ssa Sabrina Fornaro – con la quale sono stati disposti i seguenti
provvedimenti cautelari:
– personali, nei confronti di:
1. AUDDINO Nicola, nato il 10.11.1973, di Polistena;
2. CIRCOSTA Claudio, nato a il 21.02.1985, di Polistena;
3. CIRCOSTA Francesco, nato il 26.09.1979, di Polistena;
4. GIARDINO Domenico, nato il 23.11.1966, di Polistena;
5. IANNIZZI Salvatore, nato il 13.09.1969, di Cinquefrondi;
6. IANNIZZI Serafino, nato il 20.08.1975, di Cinquefrondi;
7. IAROPOLI Agostino Alessandro, nato il 08.10.1975, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
8. IERACE Fabio, nato il 03.05.1968, di Polistena;
9. LAMANNA Diego, nato il 16.01.1979, di Polistena;
10. LONGO Francesco, nato il 05.07.1968, di Polistena;
11. LONGO Rocco, nato il 28.09.1993, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
12. LONGORDO Cesare, nato il 22.06.1966, di Polistena;
13. POLITANO’ Vincenzo, nato il 28.01.1971, di Polistena;
14. PRONESTÌ Maria nata il 10.07.1976, di Galatro;
15. RACO Antonio, nato il 05.06.1983, di Polistena;
16. RAO Vincenzo, nato il 20.08.1975, di Polistena;
17. SPOSATO Francesco Domenico, nato il 01.01.1971, di Taurianova;
18. SPOSATO Giovanni, nato l’11.03.1968, di Taurianova;
19. TIBULLO Mariaconcetta, nata il 07.12.1983, di Polistena, ristretta agli arresti domiciliari;
20. VALERIOTI Andrea, nato il 24.02.1982, di Polistena;
21. VERSACE Luigi, nato il 15.06.1982, di Cinquefrondi;
22. ZERBI Antonio, nato il 19.10.1959, di Polistena;
in quanto ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione,
riciclaggio, esercizio attività finanziaria abusiva, detenzione illegali di armi, tutti aggravati dalla
finalità e dal metodo mafioso, avendo fatto parte o comunque favorito la ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca “LONGO-VERSACE”, radicata nella Piana di Gioia Tauro
e riconducibile alla mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, nelle sue attività di
condizionamento e assoggettamento del territorio, delle persone e della locale vita imprenditoriale ed
economica;
– nonché reali – su un patrimonio complessivamente quantificato in oltre 5 milioni di euro costituito da
compendi aziendali di n. 9 imprese/società, n. 45 unità immobiliari, beni mobili e disponibilità
finanziarie riconducibili agli indagati.
Altresì, la citata A.G. ha disposto, il sequestro preventivo, fino all’ammontare di circa 144.000 euro –
corrispondente all’importo degli interessi usurari corrisposti dalle vittime – su ulteriori disponibilità
finanziarie, beni mobili e immobili intestati ai predetti.
La complessa e articolata attività investigativa, convenzionalmente denominata “Libera Fortezza”, è stata
avviata dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova nel 2014 e successivamente integrata e
riattualizzata, con ulteriori indagini dei carabinieri e anche con l’apporto specialistico del Nucleo di Polizia
Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, acclarando ripetute condotte
delittuose anche molto recenti.
La genesi dell’indagine è rappresentata da un mirato controllo dei Carabinieri della Stazione di Polistena
effettuato nei confronti di un imprenditore locale, il quale confidava ai militari le numerose difficoltà
economiche che stava attraversando e di essere sotto il giogo di esponenti della criminalità organizzata
locale. L’uomo infatti, era stato costretto a ricorrere a svariati prestiti, risultati poi usurari e attuati con
modalità estorsive.
Lo sviluppo dell’attività investigativa ha permesso di individuare altre numerose vittime e di appurare
quindi l’esistenza di una vera e propria rete di usurai ed estortori facente capo alla nota e giudiziariamente
riconosciuta cosca di ‘ndrangheta “LONGO-VERSACE”, la quale, attraverso i suoi affiliati e avvalendosi
della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e omertà del territorio, aveva lo scopo
di:
– conseguire vantaggi patrimoniali dall’erogazione di prestiti usurari a imprenditori e commercianti in
difficoltà economiche e dall’imposizione di pretese estorsive;
– creare un sistema di pronta reperibilità del credito, basato sulla concessione abusiva di finanziamenti
al di fuori del circuito bancario autorizzato, acquisendo direttamente o indirettamente la gestione e/o il
controllo di attività economiche nei più svariati settori, per poi riciclare il denaro attraverso il reimpiego
di assegni “in bianco” pretesi dalle vittime, con la compiacenza di altri imprenditori;
– mantenere il controllo egemonico sul territorio, realizzato attraverso la sottoposizione delle vittime ad
una condizione di dipendenza economica, ma anche attraverso il compimento di atti intimidatori;
– commettere delitti contro il patrimonio, contro la vita e l’incolumità e individuale e le armi, e
intervenire nelle controversie altrui al fine di consolidare il controllo egemonico del territorio. Tra
queste ultime, numerosi sono gli episodi in cui i sodali si rivolgevano ai vertici dell’organizzazione per
risolvere in proprio favore minacce ricevute, danni, truffe subite, ma anche per la raccolta della legna,
o risolvere il problema della concorrenza di altri esercizi commerciali.
In tale contesto, la Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, delegava al locale Nucleo
di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, con particolare riferimento agli episodi di
usura accertati nel corso delle indagini, appositi approfondimenti circa la natura dei prestiti personali
pattuiti tra i sodali e le vittime.
All’esito, valorizzando le funzioni proprie della Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni
forma di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico del Paese, il Gruppo Tutela Economia del
citato Nucleo P.E.F., riscontrava il superamento, in tutti i casi accertati, del tasso cd. “soglia” previsto per
legge – ovvero del limite oltre il quale, nella restituzione di un prestito, si commette il reato di usura –
calcolando in circa euro 144.000, gli interessi indebitamente corrisposti dai malcapitati, anche attraverso
condotte estorsive aggravate dal metodo mafioso. Si pensi, a titolo di esempio, che in uno degli episodi di usura ricostruiti attraverso le indagini condotte
dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, a fronte di un prestito personale originario di euro 15.000,
un imprenditore ha restituito – attraverso minacce e pressioni degli indagati derivanti dallo loro vicinanza
da ambienti criminali – in circa due anni, ben 55.000 euro a titolo di soli interessi, corrisposti ad un tasso
usurario superiore del 200% a quello soglia, restando comunque debitore per la restituzione del capitale.
La complessiva indagine, ha consentito di delineare una comune modalità di azione degli indagati, i quali:
– dopo aver accuratamente individuato la vittima bisognosa e dopo aver concesso il prestito in denaro,
ottenevano la promessa di restituzione di un importo maggiorato di un oneroso e illecito tasso
d’interesse variabile, che è arrivato fino al 1.756,40% su base annua (27,56 % su base mensile);
– al momento della dazione del prestito in contanti, i sodali si facevano consegnare assegni “in bianco”,
di un importo comprensivo del capitale prestato e dell’interesse del solo primo mese, a titolo di garanzia
in caso di inadempimento;
– dopo la dazione del prestito, la vittima era obbligata al pagamento di interessi mensili aggiuntivi fino
a quando non fosse riuscita a restituire in un’unica soluzione, il capitale sommato all’interesse;
– in caso di mancato pagamento le vittime venivano minacciate e/o subivano azioni intimidatorie,
facendo leva sull’appartenenza all’ndrangheta degli interessati alla restituzione;
– alcune vittime assumevano il ruolo ambiguo di tramite per far pervenire le minacce dei sodali a terzi
soggetti, o, a loro volta, tentavano di saldare il proprio debito facendo da tramite per elargire altri
prestiti usurai;
– creavano un articolato sistema di riciclaggio, con il coinvolgimento di più persone, finalizzato alla
sostituzione di una grande quantità di assegni di provenienza delittuosa con denaro contante, che a sua
volta continuava ad alimentare il sistema illecito di finanziamento.
L’operazione ha colpito capi, discendenti e gregari della cosca di ‘ndrangheta “LONGO VERSACE” e gli
inquirenti hanno documentato i rispettivi ruoli ricoperti all’interno del sodalizio mafioso, ed in particolare:
– Versace Luigi, Giardino Domenico e Lamanna Diego, quali capi ed organizzatori della cosca, avevano
compiti di decisione delle modalità di gestione degli affari del sodalizio, di individuazione delle azioni
delittuose da compiere, di valutazione della solvibilità dei debitori e di composizione delle conflittualità
tra gli affiliati o con terzi appartenenti a cosche differenti;
– Rao Vincenzo, aveva il ruolo di organizzatore e gestore dei rapporti economici della consorteria con i
numerosi debitori, destinatari di continue erogazioni del credito, nonché quale ‘contabile’ delle
pendenze creditorie non ancora soddisfatte e riferibili al sodalizio;
– Circosta Claudio, Circosta Francesco, Ierace Fabio, Longo Francesco, Longordo Cesare, Politanò
Vincenzo, Pronestì Maria, Raco Antonio, Tibullo Mariaconcetta, Valerioti Andrea, Zerbi Antonio nel
ruolo di partecipi all’organizzazione di tipo mafioso, con compiti di esecuzione degli ordini e direttive
dei capi, e con funzioni operative manifestatesi nel porre in essere quotidiane azioni intimidatorie, volte
a mantenere il controllo del territorio polistenese, nel procacciamento delle vittime dei reati contro il
patrimonio, nella riscossione dei proventi dei reati, e nella cooperazione con gli altri associati nella
realizzazione del programma criminoso del gruppo;
– Sposato Giovanni e Sposato Francesco Domenico, esponenti dell’omonima cosca operante in
Taurianova, pur non ritenuti affiliati alla cosca “Longo-Versace”, hanno fornito determinante
contributo alle finalità del sodalizio polistenese, facendo desistere, mediante minacce, due imprenditori
di Taurianova ad avviare un bar-pasticceria a Polistena, concorrente ad analoga attività commerciale
della predetta Tibullo Mariaconcetta (vicenda ricostruita grazie a paralleli accertamenti investigativi
svolti dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria).
Tra i soggetti indagati emergono figure legate da vincoli di parentela con gli storici capi cosca di Polistena,
a conferma della solidità del principio familistico della ‘ndrangheta, ed in particolare:
– VERSACE Luigi, figlio di VERSACE Antonio cl. 1952, temuto esponente di vertice della criminalità
organizzata polistenese nel periodo a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, ucciso a Polistena il 7 settembre 1991 unitamente al fratello Michele, durante una plateale esecuzione mafiosa, e di LONGO Maria
Violetta, figlia del patriarca LONGO Luigi cl. 1918;
– LAMANNA Diego, genero di LONGO Domenico cl. 1948, a sua volta figlio del predetto defunto boss
LONGO Luigi cl. 1918;
– GIARDINO Domenico, genero di LONGO Francesca cl. 46, anch’ella figlia del citato defunto
patriarca LONGO Luigi cl. 1918;
– LONGO Rocco cl.1993, figlio di LONGO Francesco cl. 1968 detto “Ciccio Mazzetta”, anch’egli tra
gli odierni arrestati ed esponente di assoluto rango nel contesto della criminalità organizzata locale,
figlio del defunto boss LONGO Rocco cl. 31, nonché fratello di LONGO Vincenzo cl. 63, anch’egli
noto esponente della cosca processato e condannato già nel processo “CRIMINE”;
– CIRCOSTA Francesco, genero del defunto VERSACE Antonio cl.52;
– RAO Vincenzo, figura centrale nell’indagine, è legato da vincoli parentali acquisiti con LONGO
Giovanni cl. 66, esponente apicale dell’omonima cosca, già condannato in via definitiva
nell’operazione “SCACCO MATTO”.
Alla luce di quanto ricostruito dall’attività investigativa condotta dai Carabinieri di Taurianova, la predetta
A.G. sempre più interessata all’evoluzione economico-imprenditoriale della criminalità organizzata,
delegava al G.I.C.O. della Guardia di Finanza apposita indagine a carattere patrimoniale finalizzata
all’individuazione del patrimonio illecitamente accumulato dagli indagati.
All’esito, i Finanzieri, ricostruendo attraverso una complessa e articolata attività di accertamento, tutte le
transazioni economiche poste in essere dagli indagati negli ultimi 25 anni, individuavano il patrimonio dei
quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente
sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, ponendo le basi
per l’applicazione della misura del sequestro su un patrimonio di valore stimato in oltre euro 5 milioni
illecitamente accumulato e costituito da 45 immobili, beni mobili, disponibilità finanziarie e quote societarie,
nonché dagli interi compendi aziendali delle seguenti n. 9 imprese:
– impresa individuale “Digiauto di Lamanna Diego” con sede in Polistena (RC), esercente l’attività di
vendita e commercio di autoveicoli, motoveicoli, barche;
– società “Beauty Dagge s.r.l.” con sede in Polistena (RC), esercente l’attività di commercio all’ingrosso
di mobili e arredi per uffici e negozi, prodotti estetici di manicure e parrucchieri;
– società “Digi Motors S.r.l.s.” con sede in Piacenza, esercente l’attività di vendita e noleggio di
autovetture senza conducente, trattori, motocicli, roulotte e barche;
– impresa individuale di “Candiloro Erminia”, esercente l’attività di “commercio al dettaglio prodotti per
agricoltura, giardinaggio”, con sede in Polistena (RC);
– impresa individuale “Circosta Market di Circosta Claudio”, con sede in Polistena (RC), esercente
l’attività in esercizio di vicinato di prodotti alimentari: pane, pasta, salumi, formaggi, frutta e verdura;
– società “Edil Sud S.a.s. di Ierace Fabio & C.” con sede in Polistena (RC), esercente l’attività di lavori
generali di costruzione edifici e lavori di ingegneria civile;
– impresa individuale “Sposato Giovanni”, con sede in Taurianova (RC), esercente l’attività di
“costruzione di edifici residenziali e non residenziali;
– società “Impresa Edile Sposato Giovanni S.r.l. a socio Unico” con sede in Taurianova (RC), esercente
l’attività di costruzione di edifici residenziali e non residenziali;
– impresa individuale “Edil Costruzioni di Sposato Francesco Domenico” con sede in Taurianova (RC),
esercente l’attività di costruzione e opere di ingegneria civile;
L’operazione odierna colpisce duramente l’asfissiante presenza della ‘ndrangheta nel territorio polistenese,
in grado, tra l’altro, di inquinare il settore dell’erogazione del credito, soprattutto in favore di chi si è trovato
in difficoltà e bisognoso di liquidità, e testimonia l’incessante azione sinergica di contrasto, posta in essere dalle Forze di Polizia, alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel circuito economico-legale, reso ancor più
appetibile nell’attuale periodo di crisi connessa con l’emergenza Covid-19, ove imprenditori e
commercianti devono affrontare le serie difficoltà finanziarie conseguenti all’impossibilità di lavorare
durante il lockdown. È fondamentale contrastare in modo efficace tutti coloro che tentano di distruggere
tali libertà economiche e sociali, aggredendo anche tutti i patrimoni illecitamente accumulati, al fine di
garantire un ristoro e una tutela alle vittime che denunciano.
Reggio Calabria, 16 giugno 2020.

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