Le vite parallele di due donne per raccontare il tumore ovarico: online i video-racconti della campagna “Tumore Ovarico, manteniamoci informate!”, con la narrazione straordinaria della testimonial Claudia Gerini

Claudia Gerini volto e voce narrante di 6 video-racconti che illustrano momenti di straordinaria
quotidianità di due donne affette da tumore ovarico, una con mutazione BRCA l’altra con forma nonmutata di malattia.

La campagna “Tumore Ovarico, manteniamoci informate!”, promossa da Fondazione AIOM insieme ad
ACTO Onlus, LOTO Onlus, Mai più sole e aBRCAdabra con il sostegno incondizionato di GSK, è nata
per aumentare la consapevolezza sul carcinoma ovarico e valorizzare le nuove opportunità delle
terapie di mantenimento per tutte le donne, con o senza mutazione genetica.
I 6 video-racconti vengono rilasciati da oggi con cadenza quindicinale sul sito
www.manteniamociinformate.it e sui profili Facebook e Instagram della campagna.
Roma, 9 luglio 2020 – Sara è una donna dinamica, appassionata dei propri progetti lavorativi, che
pratica yoga e adora la cucina. Monica sogna di scrivere un libro di racconti, ama da sempre lo sport e
in cucina non ci sa proprio fare. Due donne diverse per carattere, stile di vita, interessi ma che
affrontano la stessa malattia, il tumore ovarico. Monica presenta una mutazione genetica di tipo
BRCA1, Sara ha una forma non mutata di malattia.
Le loro vite parallele sono il fil rouge dei 6 video-racconti della campagna di sensibilizzazione “Tumore
Ovarico, manteniamoci informate!” che da oggi vengono rilasciati con cadenza quindicinale sul sito
web www.manteniamociinformate.it e sui profili Facebook e Instagram della campagna.
I video-racconti, diretti da Paola Pessot, portano all’attenzione dello spettatore frammenti straordinari di
vita legati all’esperienza delle protagoniste, Sara e Monica, interpretate da Laura Mazzi e Francesca
Della Ragione, con il volto e la voce narrante della testimonial d’eccezione Claudia Gerini.
La campagna “Tumore Ovarico, manteniamoci informate!” è promossa da Fondazione AIOM
insieme ad ACTO Onlus, LOTO Onlus, Mai più sole e aBRCAdabra con il sostegno incondizionato di
GSK, che nei prossimi mesi porterà avanti una serie di attività online, campagne social ed eventi sul
territorio nazionale.
In Italia ogni anno oltre 5.200 donne ricevono una diagnosi di tumore ovarico, uno dei più aggressivi
tumori femminili. A causa di sintomi aspecifici o non riconosciuti, in circa l’80% dei casi la malattia viene
diagnosticata in fase già avanzata. Oggi però lo scenario è in evoluzione e una delle novità più
importanti di questi anni è la possibilità per tutte le pazienti di accedere alle terapie di mantenimento,
che permettono di allontanare le ricadute dopo chemioterapia e che si sono dimostrate efficaci su
questa neoplasia.
«Lo scenario è in evoluzione – dichiara Stefania Gori, Presidente Fondazione AIOM e Direttore
Dipartimento Oncologico IRCCS Sacro Cuore Don Calabri, Negrar – uno dei progressi più importanti è
la possibilità di utilizzare, in fase di mantenimento dopo la chemioterapia, terapie orali con i PARP
inibitori, che hanno aumentato in modo significativo la possibilità di prolungare il tempo libero da progressione di malattia nelle donne con mutazione BRCA. Finalmente adesso i PARP inibitori
possono essere utilizzati anche nelle pazienti “senza” mutazione BRCA, che rappresentano ben il 75%
del totale e che fino a poco tempo fa avevano poche alternative terapeutiche. Tali farmaci possono
essere utilizzati dopo una prima linea di chemioterapia oppure al momento della recidiva di tumore,
dopo altre linee di chemioterapia. Purtroppo, ancora oggi, 3 pazienti su 4 senza mutazione BRCA (Wild
Type) in recidiva non sono in terapia di mantenimento con un PARP inibitore o non lo ricevono in modo
tempestivo ma sicuramente questo dato tenderà a migliorare nel tempo».
La diagnosi precoce per il carcinoma ovarico non esiste ancora e molto spesso viene diagnosticato
tardivamente. La conoscenza di questa malattia e cure appropriate sono al momento le uniche due
armi per contrastarla da subito.
«Purtroppo oggi per il tumore ovarico non esistono ancora strumenti validi di prevenzione o di
screening. Ma ogni donna può favorire una diagnosi tempestiva imparando a conoscere la malattia, a
riconoscerne i sintomi e a parlarne con il proprio medico nel caso quando questi sintomi si presentino
tutti insieme o in sequenza in un breve arco di tempo – spiega Nicoletta Cerana, Presidente di ACTO
Onlus – ma il futuro forse ci riserva una sorpresa. È di questi giorni la notizia pubblicata sulla rivista
scientifica Jama Oncology Network di una ricerca dell’Istituto Mario Negri che sta sperimentando una
nuova procedura per la diagnosi precoce del tumore ovarico sieroso di alto grado che utilizza il Pap test
ma impiega nuove tecnologie di sequenziamento del Dna».
Una sintomatologia molto aspecifica caratterizza il tumore ovarico, spesso confondente, e un solo
fattore di rischio riconosciuto: l’ereditarietà.
«In un 30% circa di pazienti questo tumore è ereditario, dovuto a una mutazione germinale oppure
soltanto somatica dei geni BRCA1 e BRCA2 – dice Domenica Lorusso, Ginecologia Oncologica,
Fondazione Policlinico A. Gemelli IRCCS Università Cattolica Sacro Cuore Roma – avere questa
mutazione rappresenta un importante fattore di rischio per la malattia. Grosso modo, nell’altro 70% dei
casi questo tumore è sporadico, quindi, insorge in assenza di cause ereditarie specifiche. È probabile
che nel giro di qualche anno questi numeri si assottiglieranno lievemente e il 30% guadagnerà terreno
perché oggi sappiamo che accanto ai più conosciuti geni BRCA1 e BRCA2, esiste tutta un’altra serie di
geni che possono contribuire all’ereditarietà del tumore ovarico. Si sta cercando di identificarli e più si
conosce da questo punto di vista più probabilità avremo di mettere in atto l’unica forma di prevenzione
ad oggi possibile per questa malattia, quella di identificare le donne portatrici della mutazione e
proporre delle strategie di riduzione del rischio prima che la malattia insorga».
Essere portatrici di queste mutazioni non equivale a ereditare o ad avere un tumore ma ad avere un
rischio maggiore di sviluppare alcune neoplasie, rispetto alle persone non mutate. Attraverso il test
genetico è possibile sapere, quindi, se si ha una familiarità o una predisposizione genetica ereditaria al
tumore ovarico.
«L’esecuzione del test per l’identificazione del gene BRCA mutato ha un enorme impatto in termini di
predittività, quindi di risposta terapeutica e di appropriatezza dei percorsi clinici – sottolinea Ornella
Campanella, Presidente di aBRCAdabra – un tumore BRCA risponde ad alcune terapie
farmacologiche in modo diverso rispetto ad un tumore ovarico non associato a una mutazione genetica.
Quindi, la scelta del trattamento terapeutico target può fare la differenza per la paziente. Inoltre
intercettare un primo caso in famiglia consente di mettere in sicurezza i consangunei positivi. Si crea un
effetto domino su tutta la famiglia che consente quindi di poterli far accedere a percorsi personalizzati di
prevenzione, che per una persona sana significa accedere al test genetico e poi, qualora fosse positiva,
di sottoporsi alla chirurgia di riduzione del rischio o a un protocollo di sorveglianza stretta sia per il
tumore dell’ovaio che per il tumore della mammella».
La campagna “Tumore ovarico, manteniamoci informate!” e i video-racconti vogliono essere una call-to-
action per tutte le donne a mantenersi informate, ad accrescere la loro consapevolezza sul tumore
ovarico e per contribuire a consolidare la narrazione di questa patologia.
«L’informazione è il primo e principale strumento di prevenzione – sottolinea Sandra Balboni,
Presidente LOTO Onlus – purtroppo per questa patologia non esistono ancora screening per la
diagnosi precoce e la conoscenza del tumore a livello di popolazione femminile gioca un ruolo
veramente importante. Le donne in genere sono convinte che fare il Pap test ogni anno le metta al
riparo da questo tumore. Il Pap test è lo screening predittivo di tumore dell’utero non dell’ovaio periodicamente la donna deve eseguire oltre al Pap test anche la visita e gli esami per verificare la
salute dell’ovaio. Se riusciremo attraverso la buona informazione a creare una consapevolezza tra le
donne, molte diagnosi tardive di tumore ovarico si potranno evitare con un miglioramento della
sopravvivenza e della qualità della vita delle pazienti».
Testimonal della campagna e narratrice dei video-racconti è Claudia Gerini, una delle attrici più amate
dal pubblico italiano: grazie alla sua partecipazione i messaggi arrivano chiari e forti alle donne, malate
e non, che devono potersi non sentire sole nell’affrontare il carcinoma dell’ovaio.
«La partecipazione di Claudia Gerini è importantissima. Sappiamo che le donne non conoscono il
problema del tumore ovarico, nonostante tutti gli sforzi resta ancora una patologia poco conosciuta –
aggiunge Albachiara Bergamini, Responsabile Mai più sole contro il tumore ovarico – Progetto
Fondazione Taccia – il fatto che un personaggio così amato e conosciuto dal grande pubblico, si metta
in prima fila per parlare di questo argomento aumenta tantissimo la probabilità di arrivare a toccare
capillarmente le corde emotive delle donne. Claudia Gerini presta il suo bellissimo volto e la sua voce
ma soprattutto la sua simpatia, il suo calore umano che sicuramente riusciranno a coinvolgere la
popolazione femminile».
Per poter creare cultura nella popolazione sul tumore ovarico e le nuove terapie è di fondamentale
importanza l’alleanza tra comunità scientifica, Associazioni di pazienti e il mondo farmaceutico.
«Noi crediamo molto nell’educazione, nella prevenzione, che significa fare cultura, creare
consapevolezza nelle persone per far sì che momenti a volte ineluttabili della propria esistenza, come
può essere una malattia oncologica, vengano visti, scoperti, diagnosticati per tempo – conclude
Sabrina de Camillis, Head of Government Affairs & Communications, GSK – un’azienda come la
nostra può fare molto ma ha bisogno di costruire delle partnership: con le Associazioni di pazienti in
primis ma anche con chi ha le competenze e la credibilità scientifica e sociale, come la Fondazione
AIOM. La campagna è in linea con la nostra filosofia, il nostro approccio. In più è innovativa, guarda ai
potenziali fruitori attraverso modelli comunicativi e linguaggi diversi che non escludono nessuno: dalla
teenager alla signora di una certa età e perché no, ai maschi, mariti e compagni. Per questo abbiamo
deciso di partecipare e di essere l’unica azienda a supportare questa iniziativa».

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