I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il
coordinamento della locale Procura della Repubblica presso il Tribunale – Direzione
Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo, Dott. Giovanni Bombardieri,
hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del
Tribunale di Reggio Calabria – presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore – su richiesta
del Sostituto Procuratore della Repubblica, Dott. Stefano Musolino, che dispone
l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili
(sia terreni che fabbricati), società (sia quote societarie che complessi aziendali) e rapporti
finanziari, per un’accertata sproporzione di circa 9 milioni di euro, nei confronti dei
coniugi Antonio Sapone (cl’ 68) e Maria Ripepi (cl ‘69), imprenditori attivi nel settore del
noleggio di apparecchi da intrattenimento con vincita in denaro nelle zone del Gebbione e
di Sbarre della città di Reggio Calabria, contigui al gruppo mafioso “Labate”, nonché nei
confronti di uno dei loro figli, Vincenzo Sapone (cl’ 92).
Nello specifico, a seguito di articolate attività investigative espletate dalla Compagnia
territoriale di Reggio Calabria, emergevano svariate condotte criminali perpetrate dal
c.d. “Gruppo Sapone”, subentrato nella gestione del business a Gioacchino Campolo,
forti del suo consenso.
Il “Gruppo Sapone”, dunque, ha beneficiato dell’eredità del “re dei videogiochi”, riuscendo
così a fare quel salto imprenditoriale che ha consentito alle sue imprese di conoscere una
vertiginosa crescita economica, soprattutto grazie alle “sponsorizzazioni” assicurate
dalla cosca “Labate”. La loro vicinanza ad ambienti criminali di questo calibro è stata
confermata, oltre che dalle attività investigative, anche dalle dichiarazioni di diversi
collaboratori di giustizia di rilevante spessore, ritenuti di solida affidabilità nelle
competenti sedi giudiziarie.
Tra le condotte configuranti la pericolosità sociale qualificata dei soggetti proposti si
segnalano, oltre alle condotte di concorso esterno in associazione mafiosa (cosca
Labate), plurime condotte integranti delitti contro la pubblica amministrazione,
grazie al concorso di pubblici ufficiali infedeli che agevolavano la crescita
imprenditoriale del gruppo, garantendo il conseguimento illecito di licenze ed
autorizzazioni, plurime condotte estrinsecazione minacciosa e violenta
dell’intimidazione di matrice mafiosa.
Gli accertamenti eseguiti hanno evidenziato una significativa e ingiustificata differenza tra
il reddito dichiarato ai fini delle imposte sui redditi e il patrimonio posseduto (anche
indirettamente, tramite i propri figli), nonché l’intrinseca illiceità dell’enorme patrimonio
accumulato nell’arco temporale oggetto di investigazioni (15 anni): è stata così constatata
la sussistenza di una sperequazione di oltre 8,8 milioni di euro.
L’ingente disponibilità di denaro contante da parte dei componenti del “Gruppo
Sapone” è comprovata anche dalle modalità di effettuazione, da parte dei medesimi, di
acquisti immobiliari di rilevante entità.
In esecuzione del decreto applicativo della misura di prevenzione patrimoniale in parola, i
finanzieri reggini hanno individuato e, contestualmente, sottoposto a sequestro 8 beni
immobili (di cui 6 fabbricati e 2 terreni) situati a Reggio Calabria e a Milano e 4 società
(con i relativi patrimoni), unitamente al complesso delle disponibilità finanziarie
riconducibili ai soggetti proposti.
Contestualmente l’Autorità Giudiziaria procedente ha emesso un apposito decreto di
perquisizione ricomprendente tutti i luoghi rientranti nella disponibilità dei
componenti del “Gruppo Sapone” e delle 4 società agli stessi riconducibili, al cui
esito i militari operanti hanno rinvenuto e sequestrato documentazione e altro materiale
probatorio di rilevante interesse investigativo, che sarà oggetto di ulteriori
approfondimenti.
La presenza delle sedi delle società del “Gruppo Sapone” e dei beni immobili riconducibili
ai componenti del medesimo sull’intero territorio nazionale ha implicato, in sede di
esecuzione delle misure di prevenzione patrimoniali e del decreto di perquisizione, il
coinvolgimento di numerosi altri Reparti del Corpo territorialmente competenti,
essendo numerose sedi dislocate nelle province di Milano, Torino, Vercelli, Bergamo e
Monza-Brianza, oltre che nella provincia di Reggio Calabria.
Il servizio odierno testimonia ancora una volta l’elevata attenzione mantenuta dai militari in
forza al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, che, nel
solco delle indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina, continua ad essere rivolta
all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità
finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo
scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di
ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica.