L’età dello sviluppo, da sempre è conosciuta e “temuta”, per i cambiamenti non solo fisici che l’inevitabile passaggio da bambino a giovane adulto comporta. Ma quando, un cambiamento “naturale” può essere, invece un problema patologico latente? Abbiamo intervistato, proprio per fare chiarezza, un esperto del settore, Massimo Lattanzi, psicologo psicoterapeuta e dottore in scienze forensi, coordinatore nazionale dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia.
Dottor Lattanzi, che differenza c’è tra la normale aggressività, tipica dell’età dello sviluppo e un comportamento eccessivo o comunque deviante?
“Per iniziare vorrei ribadire che ogni persona è differente dall’altra così come le storie ed i vissuti. La fase dello sviluppo definita adolescenza da alcuni anni è il centro dell’interesse e delle ricerche di molti professionisti e di strutture pubbliche e private come l’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia. L’adolescenza rappresenta il periodo del ciclo della vita particolarmente complesso e richiede una valutazione scientifica sia individuale che familiare. I comportamenti disfunzionali in adolescenza come delinquenza, violenza e aggressività possono anche essere correlati ai normali processi dello sviluppo evolutivo. L’equipe multidisciplinare di professionisti volontari dell’A.I.P.C. dal 2001 si occupa della prevenzione e del trattamento di relazioni disfunzionali e violente, dal 2012 applica un protocollo integrato scientifico A.I.P.C., di recente il protocollo è applicato prevalentemente a adolescenti e giovani adulti per valutare le possibili disfunzionalità individuali e relazionali che potrebbero portare ad agire comportamenti violenti contro la persona. Ogni comportamento trasgressivo dell’adolescente ha motivazioni soggettive, l’aggressività è una delle numerose strutture del comportamento sociale che si costruisce dalla nascita. I diversi comportamenti antisociali dovrebbero essere letti nel significato soggettivo ed evolutivo della trasgressione stessa. In alcuni casi, ad esempio, l’adolescente può proteggere la propria autostima con una condotta deviante. Molti adolescenti mostrano una scarsa inclinazione a riconoscere le proprie responsabilità e una incapacità a tollerare la frustrazione. La risposta di tipo aggressivo in questi casi spesso mira a difendersi dal rifiuto dell’altro. La percezione di un rifiuto o un abbandono negli adolescenti è molto frequente e la loro lettura come un’ingiustizia sembrerebbe giustificare l’agire una violenza difensiva. La tendenza antisociale si può ricollegare alla deprivazione o alla perdita di una relazione vissuta come significativa dall’adolescente. Un comportamento deviante può essere causato da molti fattori e nessuna teoria può offrire una spiegazione esclusiva.”
C’è il rischio di identificare un “falso positivo”? Che cautele adottate?
“I professionisti volontari dell’A.I.P.C. conducono colloqui ed applicano il protocollo scientifico integrato A.I.P.C., che prevede colloqui clinici, una valutazione psicofisiologica, una psicodiagnostica specifica e un percorso integrante psicotraumatologia, mindfulness e terapia sensomotoria. Il protocollo contribuisce in particolare alla prevenzione della trasmissione intergenerazionale della disfunzionalità individuale e relazionale.
Il contributo della ricerca scientifica applicata è fondamentale in particolare in questa fase del ciclo della vita che potrebbe definire la traiettoria del futuro adulto. Il protocollo A.I.P.C. valuta il funzionamento individuale, relazionale e genitoriale/familiare.
Lo sviluppo della personalità, delle abilità comportamentali e dell’autoregolazione è essenzialmente il risultato dell’interdipendenza tra soggetto e ambiente; tra le variabili ambientali risultano particolarmente rilevanti quelle di tipo relazionale come quelle familiari.
Il protocollo si prefigge di individuare i possibili fattori di rischio in un’ottica di prevenzione e di promozione del benessere piuttosto di riduzione del danno.
Il raccordo anamnestico specifico e le valutazioni hanno permesso di identificare alcune A.C.E. (Esperienze avverse dell’infanzia) vissute in età evolutiva essenzialmente in famiglia, tali esperienze non influiscono in modo esclusivo alla formazione di una personalità disfunzionale nelle relazioni piuttosto permettono di scoprire e disinnescare gli attivatori (trigger), traumi relazionali vissuti e non elaborati, corrieri di dolore, sofferenza, rabbia, aggressività, violenza, sensi di colpa che ri-attivati dalle relazioni attuali possono contribuire a produrre una disregolazione emotiva e comportamenti disfunzionali e violenti.”
Nella vostra casistica, che rilievo ha la violenza psicologica?
“La casistica ventennale dell’Associazione Italiana di Psicologia rileva una presenza costante della violenza psicologica nelle relazioni disfunzionali e violente. La violenza psicologica sembrerebbe essere la possibile origine della violenza agita in tutte le sue declinazioni. Come già descritto le emozioni, i pensieri e i comportamenti disfunzionali spesso originano o si consolidano nell’ambiente familiare e si possono trasformare in inneschi “inconsapevoli” di comportamenti disfunzionali e violenti. Tali inneschi, spesso si attivano già nelle prime relazioni interpersonali. È importante per i genitori o i caregiver saper riconoscere rapidamente i possibili segnali e consultare singoli professionisti o strutture specializzate. Rilevante, in termini di prevenzione, è la conoscenza della propria famiglia di origine, se la presenza di traumi risultasse manifesta sarebbe particolarmente indicato consultare singoli professionisti o strutture specializzate. In conclusione, vi segnalo la campagna di sensibilizzazione e “Fermiamo insieme i traumi e violenza” prevista per il mese di giugno 2021. La campagna ha come obiettivo quello di contribuire all’interruzione della possibile trasmissione intergenerazionale dei traumi e della violenza che è particolarmente indicata ai singoli con difficoltà relazionali, le coppie che intendono diventare genitori e i ragazzi in età adolescenziale.
Per approfondimenti e fissare un appuntamento è possibile andare sul www.traumaeviolenza.it”
Riferimenti bibliografici
- Erru, G. Ballarotto, S. Cimino e L. Cernaglia (2019), Il comportamento delinquenziale in adolescenza: contributo empirico e implicazioni cliniche, Rivista di Psicoterapia Relazionale (49-71).
- Grimoldi, (2001), Le caratteristiche psicologiche come causa efficiente della devianza minorile, Minorigiustizia nr.4 – 2011 (146 – 151).
a cura di Priscilla Rucco