Veniva chiamata dai monaci orientali il demone di mezzogiorno l’accidia, parola difficilmente traducibile dal greco (akedía).
Evagrio il Pontico, monaco orientale del IV sec. d.C. la descrive come “atonia dell’anima”. Essa indica la situazione dello spirito il cui malessere comprende disgusto della vita, noia, scoraggiamento, pigrizia, sonnolenza, malinconia, riluttanza, tristezza e demotivazione.
Per vincere l’accidia occorre anzitutto accettare i limiti costitutivi dell’esistenza umana. Il passare del tempo e la mortalità, l’assunzione della responsabilità della propria vita passata e delle incapacità e imperfezioni che ci abitano, la perseveranza, la pazienza, una vita di sane relazioni ed impegnare il corpo in attività lavorative.