Rischia di finire in tribunale il Protocollo “PA 110 e lode” siglato fra i ministeri della Pubblica Amministrazione e dell’Università. Diversi i vizi di legittimità avanzati dall’Università Cusanoattraverso i legali dello studio Bonelli Erede.
Un’azione legale che, a leggere il memorandum dell’avvocato Luca Perfetti, potrebbe facilmente interessare anche la Corte di Giustizia europea richiamando i fondi del PNRR.
Il primo vulnus è contenuto nel passaggio per cui «per l’attuazione del Protocollo sono stati interessati tutti gli Atenei dell’elenco CRUI» anche se una simile limitazione alle sole Università incluse nell’elenco non trova nessun riferimento nel Protocollo d’Intesa.
Inoltre il documento riferisce che «hanno finora fornito la loro adesione al progetto 40 Università». Poiché il Protocollo d’Intesa, all’articolo 1 comma 2, riferisce la necessità di procedere all’individuazione delle «Università ed Enti di ricerca» sulla base di «appositi bandi o avvisi pubblici», risulta quanto mai evidente il secondo importante profilo di illegittimità.
Il terzo luogo il Piano Strategico, escludendo dal perimetro le Università che non siano associate alla CRUI, individua come criterio discretivo un elemento del tutto irrazionale sia perché CRUI è un’associazione non riconosciuta di diritto privato, sottratta a qualunque controllo pubblico, sia perché non tutte le Università parte del sistema nazionale di offerta universitaria le sono associate. Da ciò ne deriva inoltre che tale piano, escludendo le università non associate, violi gravemente le norme europee e nazionali in materia di procurement. Come spiega lo stesso studio legale, infatti, “è noto che per la giurisprudenza europea e nazionale le Università sono operatori economici, che la formazione universitaria e post universitaria costituisce un servizio che l’amministrazione, attraverso le misure in questione, acquista per i suoi dipendenti, sicché devono trovare applicazione (almeno) i principi comunitari in materia di procedure aperte trasparenti e non discriminatorie per l’assegnazione di fondi pubblici”.
Infine il protocollo aderisce alle misure del PNRR, finanziato con risorse dell’Unione Europea. Risorse che devono essere impiegate attraverso procedure aperte trasparenti e non discriminatorie («appositi bandi o avvisi pubblici»). “Ne deriva – spiegano i legali – la responsabilità per violazione del diritto europeo della Repubblica Italiana, la possibile richiesta di restituzione dei fondi e il conseguente danno erariale”.
“Restiamo colpiti e stupiti nell’apprendere che tutte le Università italiane associate alla CRUI sono state autorizzate ad erogare corsi sia in presenza che telematici in modalità sincrona e asincrona anche se non in possesso di piattaforme didattiche omologate”, si legge nella seconda lettera che Stefano Bandecchi, presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Università Niccolò Cusano, ha inviato oggi ai ministri Brunetta e Messa. “Il nostro stupore deriva dal fatto che Voi avete eliminato proprio chi aveva più diritto di tutti ad erogare questi corsi, cioè proprio le Università cosiddette telematiche, che da ben vent’anni adottano questo sistema didattico con grande successo”.
“I nostri professori ordinari, associati e ricercatori, sono – continua il presidente – i massimi esponenti del settore didattico on-line, tant’è che ANVUR ha selezionato alcuni dei nostri professori in qualità di esperti del settore. Completamente storditi dall’apprendere che non siamo in grado di aderire al progetto Pubblica Amministrazione 110 e lode mentre i nostri professori sono selezionati e nominati per il sistema di controllo Universitario Nazionale. Quindi o i nostri professori sono professori di serie A o sono professori di serie B, ma siccome Voi stessi li considerate di serie A, come d’altronde lo stesso sistema universitario ha sancito promuovendoli a professori ordinari oassociati, diventa ancora più incomprensibile la Vostra scelta di non affidare proprio a loro lo sviluppo della formazione on-line”.