La paura è senz’altro uno degli elementi strutturali della condizione umana. Le enigmatiche domande e le ansie in termini personali e collettivi su cui l’uomo si interroga dalla notte dei tempi sono rimaste identiche a se stesse, e ancora non riusciamo a scongiurarne del tutto le ombre, i misteri e le angosce che apportano alla nostra vita – paura della vecchiaia, di ammalarci, di soffrire, di rimanere soli, di essere gettati ai margini della società, senza lavoro, senza affetti, senza assistenza, di morire, di legarsi troppo a qualcuno o, al contrario, di perdere ancoraggi, bandiere, appartenenze, linguaggi comuni, di interrogarsi senza risposta di fronte a un cielo stellato troppo vasto per la singola mente: su questo filosofi e scienziati si sono sempre rincorsi con le soluzioni più adeguate o illusorie.
A queste paure che un tempo venivano definite “metafisiche” o esistenziali, dobbiamo aggiungere quelle che gli eccessi industriali, tecnologici, propagandistici, oligarchici, bellicosi hanno iniettato fra noi e il nostro habitat, fra noi e le altre specie, fra i popoli, finanche fra singoli cittadini, in una perenne lotta di affermazione e di esclusione dell’altro – la paura delle epidemie, della disinformazione, della guerra, del riarmo atomico, della crescita illimitata, delle disuguaglianze economiche e sociali, dell’amputazione dei diritti, della fine delle biodiversità, del razzismo, del terrorismo, delle catastrofi ecologiche e climatiche, della violenza cittadina, della malavita organizzata, del consumo di droga alcol e psicofarmaci, solo per citarne alcune fra le più insidiose e conflittuali.
Per questo nasce il 6/7/8 ottobre prossimo la prima edizione del Festival delle Paure: L’Homo Inquietus del terzo millennio, una tre giorni di studi, riflessioni, confronti, proposte con studiosi di caratura nazionale patrocinata dal Comune di Ostellato e organizzata dall’associazione culturale “Il Ragno d’oro” in collaborazione col filosofo della comunicazione Carmine Castoro che ne cura la direzione scientifica. Le location dell’originale kermesse saranno, per la sera del 6 ottobre, Villa Belfiore oasi di pace e bellezza dalla splendida cornice naturalistica, e per quelle del 7 e 8 ottobre, il teatro Barattoni la cui costruzione risale agli anni ’20 del secolo scorso, entrambe a Ostellato.
Più nello specifico, si potrà assistere a 8 talk-lectio complessive che avranno come protagonisti filosofi, docenti, giornalisti, personaggi della cultura, dell’università e del mondo pop, ognuno pronto a declinare una “sua” paura di cui è esperto, cioè un anello della lunga catena di piccole e grandi apprensioni, insicurezze, crisi, sfide che stiamo vivendo in un tempo molto mobile, liquido, fortemente ibridato col virtuale e le immagini, con le tecnologie interattive e la post-verità. Non a caso si è scelto per il titolo di usare al plurale la parola “paura” e di rappresentare quest’ultima come un fondo azzurro sporcato da macchioline che assomigliano a impercettibili infezioni, ruggini, bug che si insinuano silenziosamente nella nostra quotidianità flettendola verso l’inquietudine e un sottile stato di tremore.
Il festival è un modo per essere all’altezza della complessità della contemporaneità, per provare a declinare sguardi, visioni, relazioni, prospettive finalizzate a una maggiore serenità complessiva nel mondo, che non nasca solo da procedure, leggi e forme di controllo, ma dalle profondità più autentiche delle nostre anime ferite.
Si inizia il 6 ottobre a Villa Belfiore con un aperitivo di presentazione del festival. Subito dopo il filosofo Carmine Castoro, professore incaricato al DEMeT dell’Università di Foggia, tratterà Lo spettacolo della paura, ovvero come il potere ha sempre avuto bisogno della soggezione e della coercizione della volontà del cittadino, dall’epoca dei patiboli a quella attuale del conformismo e consumismo di massa. Il 7 ottobre il cartellone prevede dalle 18 al teatro Barattoni: il caporedattore delle NewsMediaset Antonio Pascotto con la Paura del digitale, in occasione della presentazione in anteprima nazionale del suo nuovo libro “Romanzo digitale” (edizioni Jolly Roger) che tratta proprio dei pericoli di una società ormai del tutto aperta al multiverso, alla Intelligenza Artificiale e alla dipendenza da social; la Paura del narcotraffico col giornalista esperto di fenomeni criminali Emilio Orlando e la Paura della Quarta Mafia col giudice Armando Dello Iacovo che spiegherà le nuove coordinate della malavita in terra pugliese, che tanto risalto hanno avuto anche nelle narrazioni letterarie e cinematografiche. La domenica, dalle 17, sempre al teatro: la Paura dell’altro con il sociologo Nicola Ferrigni – analisi di come oggi interagiamo nelle relazioni interpersonali e di come il nostro tessuto urbano tenda ad essere lacerato da odi e violenza -, la Paura del distacco con il sociologo chercheur associé alla Sorbona di Parigi Massimo Cerulo che presenterà, anch’egli, in anteprima nazionale la sua ultima fatica letteraria “Spaesati” (Il Mulino) scritta a quattro mani col collega Paolo Jedlowski, sul partire e tornare tra nord e sud d’Italia per intraprendere carriere o affrontare necessità di vario tipo; e per finire, le Paure di Lolita Lobosco, con la scrittrice Gabriella Genisi dai cui gialli è stato tratto il personaggio della fortunatissima serie tv su Rai 1 interpretata da Luisa Ranieri e ambientata a Bari.