Alla luce di quanto emerso dal I Congresso internazionale dell’Ami Ayurveda, tenutosi il 19 ottobre scorso a Roma, diventa quanto mai significativo per la medicina biointegrata avanzare alle istituzioni nazionali e regionali la proposta di intraprendere un percorso di valutazione delle proprie metodiche e dei riscontri, tutti qualitativamente scientifici, sull’efficacia delle cure e sull’enorme mole di percorsi terapeutici per la prevenzione della malattia.
‹‹Purtroppo a oggi ancora non è presente nel nostro ordinamento una legislazione che tuteli il professionista che ha seguito un determinato percorso di studi rispetto a chi, indebitamente, svolge la professione senza titoli. Con la nostra associazione – ha affermato il presidente di Ami Ayurveda, Roberto Giorgi, abbiamo già avanzato proposte sia in sede di legislatura che presso l’Ordine dei medici per lavorare con chiarezza e trasparenza. Serve ora proprio da parte delle istituzioni una valida posizione di ascolto che induca alla volontà di aprire tavoli di confronto per costruire un percorso preciso che comprenda la medicina accademica biointegrata››.
Infatti il filo conduttore del Congresso sono state le molteplici prove scientifiche riportate, sia in campo clinico con la valutazione sull’importanza del microbioma – che l’Ayurveda professa da millenni – sia in ambito biofisico quantistico sui campi elettomegnetici, in merito alla veridicità di alcune metodiche evolute che hanno avvalorato l’enorme capacità di diagnosi e cura della medicina Ayurveda. Stando così le cose e verificato il numero crescente di persone che si affidano ai medici Ayurveda, perché allora precludere ai tanti pazienti che lo desiderano, senza avere però le possibilità economiche, di curarsi con questa plurimillenaria medicina? ‹‹E siccome è la scienza che supporta l’evoluzione della medicina millenaria Ayurveda diventa quanto mai auspicabile l’apertura del Sistema sanitario nazionale verso un percorso di convenzionamento. Questa scelta otterrebbe un grande consenso nella nostra Penisola – conclude Giorgi – esattamente come già accade in altri Paesi d’Europa dove curarsi con la medicina accademica è perfettamente integrato nei sistemi di cura ambulatoriali e ospedalieri senza limitazione alcuna››.
Roma, 21 ottobre 2019