Nessuno si occupa più del grande sperpero della nuova Fiera di Roma, nata su una palude
“Vorremmo sapere se ci sono novità sulla triste sorte di una delle tante cattedrali nel deserto dei nostri tempi: la Fiera di Roma nell’estrema periferia, costruita su terreni paludosi, inaugurata nell’aprile del 2006, inadeguata per la mancanza di collegamenti, rappresenta un polo espositivo tra i più critici d’Europa, al contrario di quanto decantato sul sito ufficiale”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che spiega: “Magari le criticità fossero solo queste. Lo stato di abbandono in cui si trova è desolante. Si scende alla fermata del treno e ci si trova di fronte al delirio: ascensori rotti, degrado, rifiuti abbandonati ovunque, erbacce incolte che coprono i marciapiedi e la pista ciclabile. E le criticità non si esauriscono qui. Almeno quattro padiglioni sono chiusi perché, causa fenomeno della subsidenza stanno sprofondando e la società è in costante perdita. L’investimento di 355 milioni per la struttura, realizzata su terreni dei costruttori Toti della società Lamaro, non ha prodotto utili ma perdite milionarie che alla fine, come sempre, ricadranno sui cittadini. Ci chiediamo – insiste il presidente – a che punto sia il giudizio per danno erariale intentato nei confronti di otto manager che collaborarono alla realizzazione dell’opera. Non è possibile che quando un comune cittadino commetta una piccola infrazione sia perseguitato e i potenti se la cavino sempre”, chiosa Maritato.