Renato Brunetta (Forza Italia) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta da Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti, su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.
Sulle tensioni M5S-Lega-Tria per legge di bilancio. “Tria –ha affermato Brunetta- ha attorno a sé un governo nato da due forze antitetiche, che avevano due programmi che confliggevano l’uno con l’altro: il diavolo e l’acqua sante. Due istanze politico-programmatiche diventano impossibili da sintetizzare se quelle due forze politiche vanno al governo insieme, burro e cannoni. Questa è l’essenza di questo governo, dell’impossibilità di questo governo se non a spese di tutti gli italiani perché la soluzione è: spendiamo di più, facciamo flat tax e reddito di cittadinanza in deficit, i conti saltano, gli investitori se ne vanno, lo spread schizza a mille e sarà crisi economica. Se salta lo spread vuol dire che il valore dei titoli diminuisce, le banche non hanno più capitale a garantire i loro prestiti e quindi vuol dire chiusura dei rubinetti verso le famiglie e le imprese, quindi crisi economica. Tria deve fare una sintesi rispettosa dei vincoli di bilancio, dei vincoli dell’Europa, ma soprattutto credibile per i mercati che sono quelli che devono comprare i nostri titoli. L’Italia ha bisogno dei mercati, mentre i mercati non hanno bisogno dell’Italia, possono tranquillamente andare altrove. Questo governo è figlio della volontà popolare? Falso. La volontà popolare aveva dato il 37% al centrodestra e 32% al M5S, quindi in maniera relativa era stata data la maggioranza alla coalizione di centrodestra. Il tutto aveva dato un numero di parlamentari rilevanti al centrodestra, ma non tali da avere la maggioranza in parlamento. Fuori dal parlamento, è stata costruita un’altra maggioranza (Lega e M5S) che non è figlia della volontà popolare perché questi due partiti si erano presentati su posizioni opposte. Come fanno due forze politiche del genere a stare insieme? C’è un collante, un attak, un artiglio che è potentissimo e si chiama potere, poltrona, televisione, antitrust, Consob. E’ un potere di coesione enorme, al di là della politica economica. Ad oggi sono passati 120-130 giorni dalla formazione del governo, lo spread è aumentato proprio per la confusione dentro al governo, i capitali sono scappati, la capitalizzazione di borsa è diminuita di altri 100 miliardi e tutto perché i mercati hanno dato un giudizio negativo su questo governo. La gente è preoccupata, se andate in giro vedrete sconcerto e preoccupazione nella gente”
Flat tax a tre aliquote. “E’ una contraddizione in termini: flat vuol dire piatto quindi ad una sola aliquota. Farla con tre aliquote è un ossimoro, ghiaccio bollente, è una stupidaggine. Se facendo tre aliquote si riduce un po’ la pressione fiscale va bene, ma non è flat tax. Basterebbe dire: non facciamo la flat tax perché i grillini non la vogliono, mi dispiace vi abbiamo imbrogliato, abbiate pazienza. Stessa cosa vale per il M5S col reddito di cittadinanza, che non si farà come hanno promesso ma lo faranno passare per tale, un altro imbroglio. Non si scappa, adesso si devono vedere i risultati perché a giudicare non è tanto l’Europa ma sono i mercati”
Sulle affermazioni di Crimi: finita la pacchia, tetti a spot e tv. “Sono stato felice dell’esito del voto del Parlamento Ue sul tema del copyright perché il pericolo più grande era il grande fratello della rete che poteva distruggere i diritti d’autore, il giornalismo, sostanzialmente delegando alla rete il controllo di tutta la produzione infomativa-culturale in realtà delegando a un grande fratello il potere totale assoluto e azzerando il potere democratico che la tv, la radio e i giornali producono. Su quell’affermazione di libertà il M5S ha preferito il grande fratello, cioè consentire che si rubassero le proprietà intellettuali agli autori regalandole a Google, Amazon e ai grandi regolatori e controllori del sistema. La vicenda italiana è antica. Il duopolio anomalo Rai-Mediaset che adesso sembra rotto perché ci sono Sky e La7, lentamente anche nel nostro Paese si va realizzando un pluralismo. Io personalmente sono per la privatizzazione della Rai, preferisco la competizione del mercato, magari dando risorse a chi sta facendo, come Radio Cusano Campus in questo momento, un servizio pubblico. Quando un’emittente televisiva e radiofonica svolge un servizio pubblico avrebbe diritto a un qualche ritorno economico. Se la Rai acquisice un canone, quel canone andrebbe distribuito a tutti quelli che fanno servizio pubblico d’informazione. Questo sarebbe un elemento di equità. Il servizio pubblica non è mica detto che lo debba fare un ente pubblico”.
Sulla riforma della PA e l’identificazione biometrica. “Sono totalmente d’accordo –ha affermato Brunetta-. Quando voto alla Camera devo mettere la mia impronta e votare, non vedo perché non debbano farlo anche i dipendenti pubblici. Se c’è un modo per evitare i furbetti del cartellino va bene. Però il vero controllo è della dirigenza, perché un dirigente, rispetto al suo settore e dipartimento, normalmente se è un bravo dirigente sa tutto, sa chi lavora e chi non lavora. La prima grande riforma è quella dei premi e delle punizioni a partire dalla dirigenza perché il pesce puzza dalla testa. Io vorrei mandare una pec a un ufficio pubblico e avere la certezza di un riscontro immediato, come succede con Amazon, io vorrei altrettanta efficienza nella funzione pubblica. Questa è la vera grande riforma della PA. Questo era il mio sogno, c’ero quasi arrivato, poi lo spread ha fatto cadere il governo”.