Negli ultimi mesi, si leggono di frequente, articoli sui CUAV (Centri per Uomini Autori di Violenza). Molte persone, mettono in discussione la loro utilità o imputano ai CUAV, una sorta di responsabilità nella commissione di alcuni omicidi. I Centri di accoglienza e trattamento delle persone che hanno agito reati violenti, sono operativi da molti anni prima della legge del 2019, ovvero del “Codice Rosso”. Questa legge contiene l’istituto della sospensione della pena, per alcuni reati condizionati alla frequenza di percorsi “trattamentali”. I CAV e i CUAV perseguono lo stesso obiettivo; quello di prevenire e contrastare ogni forma di violenza. Abbiamo intervistato il Dottore Massimo Lattanzi, per avere maggiori ragguagli.
Dottore, quando sono nati i CUAV?
“Uno dei precursori dei CUAV in Italia è il C.P.A. il Centro Presunti Autori di violenza e stalking, dipartimento dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia fondato a Roma nel 2007. Il C.P.A. accoglie sia donne che uomini presunti autori di violenza, il centro è stato fondato per accogliere le richieste di trattamento dei c.d. stalker. Richieste ricevute da tutta Italia dagli stalker stessi, dalle loro vittime e dai familiari, persone che si sono rivolte all’Osservatorio Nazionale sullo Stalking, dipartimento dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, fondato a Roma nel 2002”.
Quali protocolli applicano i CUAV?
“Dal 2002 al 2012 i professori volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia hanno costantemente perfezionato il protocollo applicato fino a realizzare il protocollo scientifico integrato denominato A.S.V.S. (AIPC SCIENTIFIC VIOLENCE SCREENING). Un protocollo che applica strumenti di valutazione validati e standardizzati e training individuali e di gruppo. Dal 2012 ad oggi il protocollo scientifico integrato A.S.V.S. è applicato anche alle persone condannate per reati violenti contro la persona e ristrette nelle sezioni “Uomini Maltrattanti” di alcune Case circondariali”.
Dottore, esiste un censimento dei CUAV?
“La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità ha avvio la seconda rilevazione per la mappatura dei Centri per Autori di Violenza (CUAV), operativi nell’anno 2022. La ricerca Istat – Proteggere le donne: dati e analisi per contrastare la violenza di genere Roma, pubblicata il 25 Novembre 2022 (Pietro Demurtas) sembrerebbe fare riferimento alla prima rilevazione quella del 2017. In sintesi la prima indagine rileverebbe 54 Centri, circa il 40% delle persone ha avuto accesso ai CUAV volontariamente, circa l’80% dei Centri applica un “approccio” terapeutico, infine, solo il 46% circa dei CUAV ha stretto una collaborazione con almeno un CAV”.
Dottor Massimo Lattanzi, in conclusione, ha delle indicazioni da rammentare?
“L’Autorità Giudiziaria e ancor prima i difensori dei presunti autori di violenza dovrebbero far riferimento solo ai CUAV “certificati” dai Ministeri preposti. I centri dovrebbero avere nell’organigramma psicologi e psicoterapeuti specializzati ed esperti, attuare un aggiornamento e una supervisione continua e applicare strumenti scientifici validati e standardizzati a livello internazionale. Questi criteri fondamentali dovrebbero essere costantemente monitorati dai Ministeri preposti. L’obiettivo è quello di standardizzare le attività, la raccolta dei dati e consolidare la rete tra i CAV e i CUAV, le forze dell’ordine e l’Autorità Giudiziaria e verificare la “certificazione” dei Centri nati dopo la legge denominata “Codice Rosso”.
Ago 24