Roma, 18 ago. – Le iniezioni intravitreali potranno essere eseguite in ambulatori chirurgici
dedicati e non più soltanto nelle sale operatorie, grazie a procedure più snelle, ma
altrettanto sicure, che consentiranno di erogare un maggior numero di terapie ai pazienti
affetti da maculopatie.È la principale novità contenuta nelle nuove raccomandazioni sulle
iniezioni intravitreali per le patologie che coinvolgono la parte della retina che serve per la
visione distinta, ovvero la macula, stilate da un gruppo di esperti dell’Associazione Italiana
Medici Oculisti (A.I.M.O.). “Si tratta di una novità assoluta per l’Italia, ritenuta inconcepibile
fino a poco tempo fa- commenta Giuseppe Lo Giudice, consigliere di AIMO, tra i principali
autori delle raccomandazioni- con queste nuove indicazioni, che abbiamo redatto
basandoci interamente sui dati dalla evidenza scientifica, ci allineiamo finalmente al resto
dei Paesi europei e non solo, dove già da tempo le iniezioni intravitreali possono essere
eseguite anche in un ambulatorio chirurgico, rispettando ovviamente le caratteristiche di
sterilità nella preparazione del farmaco e nella procedura stessa a prescindere
dall’emergenza sanitaria legata al Covid-19, perché tali procedure dovranno essere
rispettate sempre”.
Le iniezioni intravitreali di sostanze terapeutiche (IVT) sono prestazioni ambulatoriali
riportate nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (DPCM del 18 marzo 2017) e nel
Nomenclatore nazionale delle prestazioni ambulatoriali (al codice 14.79). Ma qual è la loro
importanza per il paziente con patologia maculare? “Per questa tipologia di pazienti le
iniezioni intravitreali sono fondamentali- risponde Lo Giudice- perché al momento
rappresentano l’unica forma di terapia in grado di garantire loro la conservazione o la
riduzione della perdita visiva”. In Italia ogni anno vengono eseguite “migliaia” di iniezioni
intravitreali, ma nel 2020 “a causa del Covid-19, molte ne sono andate perse. Ancora non
sappiamo quante con esattezza- spiega il consigliere di AIMO- però stiamo cercando di
arrivare ad una stima di pazienti persi al follow-up mediante uno studio multicentrico che
vede coinvolti nella raccolta dati numerosi centri di Oculistica in Italia”. Se il paziente non
esegue un’iniezione programmata, può capitare che insorga “una perdita irreversibile della
vista, con la conseguenza che le punture successive non siano più in grado di controllare
la patologia”.
Ma tornando alle raccomandazioni di AIMO in merito all’esecuzione delle iniezioni
intravitreali, alle procedure pre e post-prestazione, al setting chirurgico e alla presa in
carico del paziente pre, durante e nel corso di follow-up, il loro scopo è fornire indicazioni
basate su EBM (Evidence based medicine), letteratura scientifica disponibile e
International expert consensus. “Ci siamo ispirati alle raccomandazioni di Euretina, la
società europea degli specialisti della retina, soprattutto per quanto riguarda il setting
chirurgico- spiega Alberto Piatti, referente di AIMO per le patologie retiniche, anche lui tra i
principali autori delle raccomandazioni- Quello che vogliamo proporre è una
semplificazione della procedura per far accedere più pazienti alle terapie, la procedura
infatti prevede un ambulatorio chirurgico dedicato alle iniezioni intravitreali e non più una
sala operatoria vera e propria. Questo non vuol dire abbassare le attenzioni e ridurre le
prudenze, ma semplicemente allinearsi ad una normativa già diffusa in moltissimi Paesi
europei (come Francia, Inghilterra, Germania), e non (come Stati Uniti e Canada), dove
l’ambulatorio chirurgico è utilizzato da tempo per questo tipo di terapie”. Utilizzare un
ambulatorio chirurgico dedicato alle iniezioni intravitreali significa “ampliare la platea dei
potenziali utenti, che non saranno più costretti a rivolgersi esclusivamente agli ospedali-
prosegue Piatti- Durante l’emergenza sanitaria questo ha tra l’altro rappresentato un
problema, perché molti pazienti hanno rinunciato ad andare in ospedale per timore di
contrarre il virus”.
Nelle nuove raccomandazioni di AIMO, infine, particolare attenzione è rivolta al follow up
del paziente. La struttura sanitaria che esegue il ciclo di terapie intravitreali, si legge
ancora nel testo, prenderà in carico il paziente sia per la parte chirurgica sia per i controlli
post-operatori. Al termine di ogni ciclo terapeutico la struttura sanitaria che ha preso in
carico il paziente, dopo aver eseguito una rivalutazione basata su esami diagnostici
morfologici (OCT ed eventuale angiografia) e funzionali (esame dell’acuità visiva ed
eventuale microperimetria) che attesti la stabilità/miglioramento del quadro clinico, potrà
inviare il paziente al proprio oculista curante o, in assenza di questi, il paziente si
prenoterà un controllo presso una struttura pubblica/ accreditata o privata. “È
fondamentale che il paziente con una patologia cronica come la maculopatia venga preso
in carico dalla struttura che effettua le terapie- sottolinea Piatti- garantendogli anche i
controlli successivi. E questa è un’altra grande novità contenuta nelle nostre
raccomandazioni, perché in ambito oculistico- conclude- non siamo mai stati abituati a
curare delle patologie croniche così diffuse e con effetti prolungati nel tempo come le
maculopatie”.