a cura di Priscilla Rucco
Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività – ADHD– è uno dei disturbi del neurosviluppo più frequenti e più studiati; colpisce il 3-5% dei bambini in età scolare dotati di un Quoziente Intellettivo (QI) nella norma o superiore alla media, con un rapporto di 3 maschi per 1 femmina. La caratteristica fondamentale dell’ADHD è la persistente presenza di un quadro caratterizzato da disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con lo sviluppo e il funzionamento. Incuriositi dalle nuove tecniche messe in atto, per contrastare tali disturbi, abbiamo intervistato il Dottor Lauro Quadrana (Policlinico Umberto I di Roma).
Dottor Quadrana, come possono essere notati tali disturbi?
“La disattenzione si evidenzia, sul piano comportamentale, con divagazione dal compito, mancanza di perseveranza, difficoltà nel mantenimento dell’attenzione, disorganizzazione non imputabili ad atteggiamenti di sfida o da mancata comprensione.L’iperattività implica un’eccessiva attività motoria, la sensazione che il bambino sia “sotto pressione”, tamburellamenti, loquacità; tali comportamenti si manifestano in momenti e situazioni in cui non sono appropriati. Nell’adulto l’iperattività può esprimersi con un’irrequietezza estrema o l’effetto logorante verso gli altri della propria attività.L’impulsività può esprimere un desiderio di immediata ricompensa, manifestandosi anche con comportamenti invadenti, come interrompere gli altri in modo eccessivo, o prendere decisioni importanti senza riflettere sulle possibili conseguenze nel lungo termine.“Dottore…mio figlio è un disastro, quando sta sui videogiochi riesce a stare attento ore! mentre quando deve fare le cose di scuola si distrae ogni due minuti! allora mi arrabbio, lo fa apposta… quando vuole sa stare attento!” questa è la domanda più ricorrente che ricevo quando vengono in ospedale per la valutazione neurocognitiva.”
E’ proprio vero che le capacità attentive dipendono soltanto da quanto è motivante il compito che si deve svolgere?
“Per rispondere e fare chiarezza dobbiamo addentrarci nei meccanismi attentivi. Il nostro cervello è strutturato per avere due principali sistemi attentivi, dei veri e propri circuiti di attivazione neuronale che guidano la nostra risposta nell’ambiente circostante: il sistema anteriore e quello posteriore. Il sistema attentivo anteriore è quello più filogeneticamente più giovane e più elaborato, quello che si sviluppa con maggiore lentezza nel corso dell’età evolutiva e la cui funzionalità, in bambini con difficoltà attentive, risulta meno efficiente e in ritardo nel percorso di maturazione tipico rispetto agli altri bambini. Questo sistema gestisce l’attenzione di tipo volontario, cioè guidata dai nostri scopi e, di conseguenza, legata alla nostra volontà, alle nostre emozioni e alla motivazione personale. Il sistema attentivo posteriore, invece, è quello più antico, gestisce l’attenzione di tipo involontario, ed è direttamente connesso con i centri di attivazione motoria: di fronte alla percezione di una situazione potenzialmente importante per la sopravvivenza, è necessario attivarsi ricorrendo velocemente a tutte le nostre risorse. Questi due sistemi rispondono a stimoli differenti: il sistema attentivo posteriore risponde a stimoli che arrivano dall’esterno, come rumori improvvisi, movimenti inaspettati nell’ambiente circostante, cambiamenti di luminosità, contatti tattili ecc. Il sistema attentivo anteriore è invece influenzato da stimoli che arrivano dall’interno, e cioè, principalmente, dai nostri pensieri e dalle nostre sensazioni. Il sistema attentivo posteriore, che gestisce l’attenzione involontaria, è quello dominante perché è quello più legato all’istinto di sopravvivenza. Questo significa che, se un bambino sta svolgendo i compiti (attivazione del sistema di attenzione volontaria), ma scatta l’allarme dell’auto sotto casa, le risorse attentive vengono dirottate sullo stimolo distraente interrompendo il flusso attentivo che serviva allo svolgimento dei compiti. Quando un bambino, invece, sta giocando ad un videogioco, ai suoi sensi arrivano molti stimoli tipo suoni, immagini, sensazioni tattili, che impegnano costantemente il sistema attentivo posteriore, lasciando pochissime risorse al sistema attentivo anteriore. Il videogioco ha poi un’arma in più rispetto ai libri, cioè quello di agire, con maggiore forza, sul sistema dopaminergico del rinforzo, cioè su quel sistema che rilascia delle sostanze che ci danno delle sensazioni di piacere. A differenza del sistema posteriore il sistema anteriore ha però un altro tipo di vantaggio. Può essere “allenato” e può migliorare molto l’efficienza delle sue prestazioni. Allenarsi a controllare l’attenzione è fondamentale per ogni studente perché è proprio grazie ai meccanismi attentivi che passa l’apprendimento e la costruzione delle conoscenze.”
In che modo agisce questo trattamento?
“Il trattamento dell’ADHD prevede vari livelli d’intervento tra loro interconnessi che coinvolgono la famiglia, l’ambito scolastico, il trattamento individuale del bambino. All’interno di questi interventi si inserisce quello della Neuromodulazione Prismatica (Mindlenses Professional), una terapia di riabilitazione e potenziamento cognitivo che utilizzo in ospedale con i miei pazienti.”
In che cosa consiste?
“MindLenses Professional è un potente protocollo di riabilitazione e potenziamento cognitivo che agisce sulla naturale plasticità cerebrale, grazie alla neuromodulazione non invasiva e a esercizi cognitivi costruiti ad hoc. La cosa interessante del dispositivo MindLenses è quella di essere una terapia digitale a “tempo finito”, ossia che permette di stabilire con certezza la durata del trattamento. (solo 12 incontri) A differenza di altre tecniche di riabilitazione, MindLenses permette di stimolare selettivamente aree del cervello senza applicazioni di correnti elettriche o campi magnetici. La combinazione di neuromodulazione non invasiva ed esercizi per il training cognitivo rendono MindLenses un prodotto innovativo e potente. L’effetto di “potenziamento” neuronale ottenuto con le lenti prismatiche è calibrato per portare il cervello in uno stato più “reattivo”, necessario per ottenere la massima efficacia dagli esercizi cognitivi (serious games). I serious games sono esercizi cognitivi progettati per lavorare su funzioni cognitive specifiche. Si eseguono sul tablet e si adattano in automatico al livello del paziente. In questo modo non sono mai né troppo facili, né troppo difficili, eliminando del tutto l’effetto di apprendimento. Nel protocollo terapeutico, i progressi sul potenziamento delle funzioni cognitive sono esaminati con rigore grazie ai test neuropsicologici prima e dopo il trattamento. In conclusione, possiamo affermare che la ricerca sta facendo enormi passi in avanti nel campo della neuromodulazione, arricchendo il panorama scientifico, e portando così alla luce nuove possibilità di trattamento per i disturbi legati alla sfera attentiva.”