di Michel Emi Maritato
Sembrava uno dei numerosi casi di femminicidio ma la sentenza di primo grado ha cambiato lo scenario. È stato assolto il 23 dicembre scorso dall’accusa di omicidio con formula piena Antonio Tizzani, 73enne di Seriate, in provincia di Bergamo a processo con l’accusa di aver ucciso la moglie Gianna Del Gaudio, professoressa in pensione, nel 2016.
L’uomo, secondo i giudici, non sarebbe colpevole di nessuno dei reati di cui era accusato, dall’omicidio ai presunti maltrattamenti in famiglia. Dopo quattro anni e mezzo dal delitto, due anni di indagini, coordinate dal pubblico ministero Laura Cocucci, centinaia di ore di intercettazioni registrate e vagliate, migliaia di prelievi di Dna, quindici udienze con una pausa di otto mesi dovuta al Covid, si chiude il primo capitolo di una vicenda giudiziaria complessa e dagli esiti non scontati. Tizzani ha sempre rivendicato la sua innocenza. Ha dichiarato inoltre di avere buoni rapporti con i suoi figli, con cui ha passato le recenti festività di Natale. Alla pronuncia della sentenza, Tizzani non ha espresso né gioia né soddisfazione ma ha semplicemente confidato che per lui si trattava di un risultato atteso. “Me lo aspettavo” ha dichiarato, accreditando così la sua figura come quella di un uomo ingiustamente accusato fin dal primo momento. Gianna Del Gaudio, ex professoressa di 63 anni, è stata uccisa in casa sua con una coltellata alla gola, la sera dopo cena. Secondo alcune testimonianze dopo una delle ennesime liti che si succedevano di frequente a causa si dice, della insoddisfazione dell’uomo per la sua vita da pensionato priva di stimoli. Il marito Antonio ha raccontato agli inquirenti di essere uscito un attimo nel giardino di casa e che, quando è rientrato, ha trovato la moglie morta, giacente sul pavimento, in una pozza di sangue. Tizzani, agli inquirenti, aveva parlato di un presunto aggressore incappucciato che avrebbe visto fuggire da casa, ma si è trattato di un racconto non condiviso dai vicini che non hanno mai testimoniato di aver visto figure estranee in fuga dalla casa dei coniugi. Inoltre, la scientifica non ha trovato alcuna traccia del passaggio di persone in casa. Tizzani, in seguito all’interrogatorio, è stato subito iscritto nel registro degli indagati. Nel corso delle indagini, sotto la lente di ingrandimento è finito il ritrovamento di un taglierino dentro un sacchetto di plastica. Sull’arma c’erano residui del sangue della donna e tracce del Dna del marito Antonio. Secondo la difesa, la tesi dell’uso del taglierino da parte di Tizzani non reggerebbe visto che sul sacchetto e su un paio di guanti, anch’essi lì contenuti, era stato trovato un Dna non identificato ma il cui cromosoma Y sarebbe stato compatibile con quello trovato sul corpo di Daniela Roveri, donna uccisa a Bergamo il 20 dicembre 2016, con dinamiche simili a quelle dell’omicidio Del Gaudio. Quindi oggetto della battaglia in aula, è stato il Dna ma l’avvocato della difesa Giovanna Agnelli, ha smontato tutte le prove fornite in base alle ricerche del Ris dei carabinieri. Così il delitto di Gianna Del Gaudio resta senza un colpevole. Per i giudici di Bergamo l’ex ferroviere 73enne non ha commesso il fatto. Gianna Del Gaudio non è morta sgozzata per mano del marito: questo il convincimento del Tribunale di Bergamo, i cui magistrati hanno creduto alla versione dei fatti del pensionato. La Corte, presieduta da Giovanni Petillo, ha assolto l’imputato anche dall’altra accusa avanzata dai pm di maltrattamenti in famiglia. L’accusa aveva chiesto una condanna di quattro anni e sei mesi, ma per la Corte il fatto non sussiste. Durante la requisitoria in aula, la pm Laura Cocucci ha chiesto l’ergastolo. Non è stata minimamente presa in considerazione la tesi dell’accusa per cui Tizzani avrebbe brutalmente ucciso la moglie, “capro espiatorio delle sue frustrazioni, al culmine dell’ennesimo litigio con urla udite dai vicini, dopo anni di maltrattamenti verso la donna”. L’avvocato difensore, Giovanna Agnelli, ha chiesto l’assoluzione dopo aver fornito elementi, anche con il supporto di un consulente, l’esperto di biologia forense, Giorgio Portera, ritenuti dai giudici veritieri. Un altro delitto con tanti punti oscuri, che resta per il momento senza un colpevole.