Associazione Culturale “Atmosfere Popolari”
Un titolo non casuale per questo nuovo album che viaggia oltre i confini musicali alla riscoperta di culture multietniche .
Dopo l’album d’esordio intitolato “Le strade popolari”, arriva l’atteso secondo lavoro discografico del cantore Michelangelo Giordano. Squadra che vince non si cambia e così Michelangelo Giordano si affida nuovamente alla produzione artistica di Stefano Pulga e alla produzione esecutiva di Antonio Pirillo. L’album, registrato presso lo studio 2BeGood di Milano, conferma la penna attenta dell’autore nel raccontare la vita ed il mondo circostante con dettagli quasi visibili.
Attraverso l’interpretazione, Michelangelo Giordano accompagna l’ascoltatore in un viaggio lungo 11 tracce, otto in lingua italiana e tre in lingua dialettale calabrese. Anche stavolta sono presenti le origini e le radici del cantautore calabrese, non solo per l’utilizzo del dialetto, ma anche per alcuni temi trattati. Per esempio ne “La festa patronale”, con pungente ironia, si fa riferimento al tipico rito con cui la mafia si serve dei simboli religiosi per ostentare il proprio potere; invece la canzone “Natuzza”, omaggio a Natuzza Evolo, è quasi una canzone simbolo della Calabria con quella similitudine che chiude ogni inciso: “Natuzza è a faccia i chista terra chi porta u sangu supra e brazza” (Natuzza è la faccia di questa terra che porta il sangue sulle braccia). Non mancano poi viaggi sonori che si spingono fino all’America Latina come in “Brucia la terra”, originale rivisitazione di una celebre colonna sonora con sfumature che ricordano il tango argentino; e poi le chitarre classiche in “Mio fratello”, il brano ispirato alla storia di Stefano Cucchi, già on line da qualche mese ed attraverso il quale Michelangelo Giordano ha voluto dare pubblicamente il suo supporto artistico alla battaglia della famiglia Cucchi partecipando anche al 5° Memorial Stefano Cucchi a Roma. “Mio fratello” è una canzone che ci riportano ad alcuni cantori latinoamericani, famosi anche per aver lottato in difesa dei diritti del popolo e della gente più umile attraverso lo strumento della musica.
A tal proposito, bisogna citare la canzone “Cantu e non cuntu”, una canzone in cui Michelangelo Giordano diventa la voce dei più fragili, di coloro che lottano con dignità, fatica e coraggio contro un sistema che opprime. Non mancano poi brani di ampio respiro orchestrale come “Oltre il confine” che dà il titolo all’album; forse la canzone più emozionante, un tuffo nella memoria attraverso un viaggio senza ritorno; una canzone che si serve di una storia d’amore per riportarci in dietro negli anni, nella storia…una storia da non dimenticare per non commettere mai più gli stessi errori. E poi l’amore, quello dolcissimo ed avvolgente de “La luna splenderà”; quello complicato de “La divina commedia”, sospeso nel limbo dell’incomprensione alla ricerca di una dimensione.
Per “Dettagli”, invece, entra in gioco un ritmo travolgente; è un brano mozzafiato proprio come la protagonista del racconto…una storia di orgoglio, coraggio e voglia di vivere la propria sessualità a testa alta. E poi “Vento d’autunno” con la sua melodia coinvolgente, il suo ritmo incalzante ed un arrangiamento che ci riporta volutamente alle sonorità tipiche del periodo più florido della musica. Ed infine, è doveroso citare la canzone più biografica dell’album: “La mia storia”, una canzone in cui Michelangelo Giordano mette a nudo totalmente se stesso, la sua vita, la sua infanzia, la sua storia; un brano che finisce per essere quasi una lezione di vita, un incentivo per ritrovare sempre la forza e lottare per i propri sogni, nonostante le innumerevoli avversità della vita; si tratta di una canzone a tratti molto cruda, ma con un finale che ridipinge il cielo azzurro sopra ogni cosa.
Presto gli showcase di presentazione in tutta Italia ed il videoclip di supporto al singolo pilota dell’album; un singolo che s’intona con l’atmosfera del Natale ormai alle porte.
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