E’ di almeno 73 morti e 2750 feriti il bilancio provvisorio dell’esplosione che ha devastato Beirut. Lo ha riferito l’emittente libanese TeleLiban, citando il ministro della Sanità Hamad Hassan. Alcuni testimoni riferiscono di cadaveri in strada.
Nella forte esplosione – che è stata avvertita anche a Cipro, a circa 240 chilometri di distanza dalla capitale libanese come riferito in un tweet l’European-Mediterranean Seismological Centre (Emsc) – è rimasto ferito anche un militare italiano del contingente Unifil che ha riportato lievi ferite.
La città devastata (Guarda)
Il militare è stato lievemente ferito al braccio. Come fa sapere il ministero della Difesa, “lo stabile dove si trovavano i dodici militari Italiani infatti, anche se non si trovava nelle immediate vicinanze, è stato danneggiato dall’onda d’urto. È in corso il trasferimento dei dodici militari che si trovavano a Beirut alla base di Shama. Tutti hanno avvisato di persona le loro famiglie rassicurandole sulle proprie condizioni”.
In seguito alla grande esplosione “una delle navi Unifil della Task Force marittima attraccata nel porto è stata danneggiata, lasciando feriti alcuni militari delle forze di pace navali dell’Unifil, alcuni dei quali gravemente feriti”. E’ quanto si apprende da Unifil che sta trasportando i feriti negli ospedali più vicini per le cure mediche. L’Unifil “sta attualmente valutando la situazione, compresa la portata dell’impatto sul personale dell’Unifil”.
Fonti intelligence: “Possibile esplosione magazzino armi Hezbollah”.
Sono in corso gli accertamenti da parte di Unifil (Gli obiettivi della missione)e delle forze di sicurezza libanesi per accertare la dinamica dell’accaduto
La Farnesina, attraverso l’Unità di crisi e l’ambasciata in Libano si è attivata per prestare ogni possibile assistenza ai connazionali presenti nel Paese e continua a monitorare la situazione. Lo riferiscono fonti del ministero degli Esteri.
Tra le vittime c’è anche il segretario generale del partito Kataeb, Nazar Najarian. Lo riferisce l’agenzia di stato libanese Nna. Najarian si trovava nel suo ufficio quando è avvenuta l’esplosione. E’ morto a seguito delle ferite riportate.
La probabile causa della potente esplosione che ha sconvolto la capitale libanese potrebbe essere stata “l’enorme quantità di nitrato di ammonio” immagazzinato nel porto della città. Lo ha detto il ministro dell’Interno libanese, Mohamed Fehmi, all’emittente Mtv Lebanon. Le sue dichiarazioni coincidono con quanto riferito al canale libanese Al Mayadeen dal direttore generale delle dogane. Il nitrato di ammonio è un composto chimico usato come fertilizzante, ma anche per la fabbricazione di esplosivi.
L’esplosione è stata avvertita in tutta la città, causando danni agli edifici e provocando scene di panico. Tra gli edifici danneggiati, anche il quartier generale dell’ex premier Saad Hariri, nel centro della città e l’ufficio di corrispondenza della Cnn.
La principale autostrada che costeggia la città è attualmente ricoperta di frammenti di vetro. La Croce Rossa ha riferito che oltre 30 squadre di soccorritori sono al lavoro per estrarre i corpi dalle macerie. Anche l’esercito sta fornendo supporto per trasportare gi feriti negli ospedali. Poco dopo l’esplosione, sia la rete telefonica che quella Internet si sono interrotte.
Alcune notizie non confermate riferiscono di due esplosioni, la seconda delle quali nel centro della città, nei pressi della residenza della famiglia Hariri.
Diversi media ricordano che il Tribunale speciale dell’Onu sull’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri debba a breve emettere il suo verdetto. I quattro imputati, in contumacia, sono membri delle milizie sciite filo iraniane di Hezbollah, che hanno sempre negato di avere avuto un ruolo nella morte dell’ex premier. Da mesi il Libano soffre di una gravissima crisi economica, aggravata dalla pandemia di coronavirus, con frequenti proteste e scontri tra manifestanti e polizia.
Israele non c’entra per nulla nelle forti esplosioni di questa sera Beirut. Lo hanno detto fonti israeliane, citate dal sito Times of Israel.