Il futuro dell’ospedale dismesso al centro del dibattito regionale. L’esortazione del procuratore regionale della Corte dei conti Andrea Lupi, che il 31 luglio ha riacceso i riflettori sull’urgente recupero di cui necessita “la storica struttura costruita negli anni Trenta come polo d’eccellenza e di avanguardia per la cura delle malattie polmonari”, è destinata a rianimare la discussione sulla destinazione dell’ex ospedale ubicato tra i quartieri Monteverde e Portuense.aIl riferimento all’atto di indirizzo della giunta regionale del 2018, da parte del magistrato contabile, pone alcuni interrogativi a cui la collettività chiede che sia data una risposta certa. “Il progetto di recupero e riqualificazione urbanistica nell’ambito di un più vasto programma di valorizzazione degli immobili di pregio” è una proposizione suggestiva ma indefinita, destinata a svariate interpretazioni che non rassicurano le aspettative dei cittadini. Da tempo si chiede che l’ex nosocomio sia destinato a servizi sociosanitari, considerata l’inesistenza di presidi pubblici della Asl di zona, la Roma 3 e le spese per canoni di affitto passivi – che ammontano a quasi 3 milioni l’anno – che la stessa sostiene. In tal senso fin dal 2008 si espressero quasi 50mila cittadini in una petizione, la cui riproposizione online nel 2020 di firme ne ha viste ben120mila. Per non parlare della carenza di posti in Rsa pubbliche, tristemente evidenziata dalla recente pandemia di Covid-19. Da parte della Regione Lazio invece si insiste su accattivanti quanto evanescenti idee di “cittadelle della Pubblica amministrazione”, che vorrebbero l’ex sanatorio trasformato in una sede per funzionari e impiegati, progetto che in periodo di smart-working suona ancor più improponibile. Ciò che colpisce, è l’assoluta indifferenza, da parte regionale, alle proposte dei cittadini, che lo stesso presidente Zingaretti ha in più occasioni assicurato di voler ascoltare. Ne è prova la consultazione proposta dallo stesso ente sul proprio sito, con cui si è ribadita la volontà della cittadinanza di adibire l’edificio, una volta ristrutturato, a servizi per la collettività, piuttosto che a succursale ministeriale o, ancor peggio, a sede blindata di organismi sovranazionali.
Roma, 2 agosto 2020