Figlia d’arte, con le stesse iniziali di suo padre e suo nonno, Germana Galdi è artista, modella e Art Counselor. Dopo un inizio in cui raffigurava nudi a matita il suo talento si è evoluto, portandola a usare tecniche e modi diversi di esprimersi.
In questa intervista Germana racconta la sua storia, la passione che da sempre contraddistingue la sua famiglia: l’arte.
Come è iniziata la tua passione per l’arte?
“E iniziata abbastanza presto anche se inizialmente non l’ho presa sul serio, diciamo che non mi è stato subito chiaro cosa desiderassi fare nella vita. La difficoltà di vivere di arte è sempre attuale. Volevo fare l’ISEF e creare, questi erano i miei primi sogni. Feci ginnastica artistica al livello agonostico e successivamente negli anni 80/90 ci fu grande attenzione per moda e top models che erano ovunque. Mi iscrissi a Stilista di moda ma feci solo il primo anno anche se ho disegnato vari abiti che ancora conservo. L’impatto con le foto del periodo era forte e mi spingeva a ritrarre su carta con matita china, ecoline questi meravigliosi corpi armoniosi. Negli ultimi anni intatti ho realizzato varie foto, la maggior parte di mie idee, grazie agli anni di attività fisica, cercando di proporre idee che avevo nel cassetto, ripensando ai grandi fotografi.
I miei nonni venuti a mancare prematuramente, non li ho mai conosciuti. Uno era sarto ed uno orafo, entrambi nel cuore di Roma. Mio padre orfano a sei anni segui’ le orme di suo padre, divenne orafo, incisore, scultore e artigiano a 360°. Le mie nonne erano sarte, una anche modista e le persi troppo presto. La mia dimensione artistica dunque non fu subito chiara, avevo delle incertezze anche se ho sempre dipinto. Nel 1996 ho iniziato questo percorso con gli acquerelli “Riflessi e trasparenze” e da lì è iniziato tutto. La mia famiglia ha influito molto sul mio percorso di crescita, anche se non ho avuto insegnamenti, visto l’enorme vuoto lasciato dai miei cari, ho trovato con il tempo la mia strada, la mia vera natura.”
Qual è il tuo sogno professionale?
“Il mio sogno professionale più grande è poter lavorare con l’arte come piace a me, in modi diversi. Mi piace spaziare. Ho un marchio a forma di G realizzato per i miei 18 anni da mio padre e l’ho valorizzato registrandolo. Vorrei fare varie cose, la voglia di disegnare abiti e realizzarli mi è rimasta… chissà un giorno (ride ndr).
Vorrei mantenere la determinazione che ho avuto da oltre 20 anni a questa parte. Mi piacerebbe portare tutto questo all’estero dove l’attenzione all’arte è assai diversa. Far viaggiare e viaggiare con le mie opere, questo è il mio sogno più grande.”
Tutto pronto per questa esposizione, cosa vuoi trasmettere agli osservatori?
“Ci siamo, il materiale è tanto e sono pronta a raccontarmi attraverso la mia arte. Sono molto contenta di esporre queste opere che per oltre un anno hanno atteso di essere “illuminate” visto che due eventi sono saltati. Il tema centrale sono appunto le lampadine “MyLightArt” perché è l’ultimo percorso iniziato nel 2019 e tutt’ora vive. Solitamente i miei percorsi non si concludono… si evolvono in parte e in parte hanno sempre da narrare.
Le lampadine metaforicamente mi rappresentano: le ho definite come arte leggera e luminosa per questo: portare alla luce aspetti comuni e profondi ed al contempo portare questo disegno leggero che possa far riflettere ed allo stesso far agire. A ciascuna lampadina è associata una mia frase, dove cerco di utilizzare vocaboli semplici, diretti, efficaci. Nel 2017 ho concluso un Master in Art Counseling e ho sentito la necessità di testimoniare questa altra tappa raggiunta con consapevolezza.
Oltre al filone “Trame di vita iniziato nello stesso anno, con acrilici astratti di grandi dimensioni, dove “traduco” su tela, anni di gruppi di crescita personale.
Porterò dunque una produzione ampia e vorrei che gli osservatori mi conoscano attraverso un viaggio che vada a toccare tutte le mie forme espressive.”