Giustizia ripartiva: che cos’è?

E’ di pochi giorni fa, l’accoglimento alla proposta depositata dal legale di Fontana -l’assassino di Carol Maltesi-, di aderire alla “Giustizia riparativa”.

Il primo caso in Italia, di cui attualmente se ne sa poco, nulla. Abbiamo deciso di chiedere allo Psicoterapeuta Massimo Lattanzi, che cosa sia e a cosa serva (nello specifico, nei casi di violenza e omicidio).

Dott. Lattanzi come mai tutta questa risonanza mediatica per il caso Fontana?

“L’omicidio efferato di Carol Maltesi potrebbe diventare letteratura non sono in Italia, a livello internazionale la giustizia riparativa è applicata con molta attenzione nei casi di violenza domestica (IPV), dove la vittima è comunque sopravvissuta. Leggendo le testate giornalistiche per Fontana l’ipotesi sarebbe quella di “riparare” il danno alla comunità facendo volontariato. La retribuzione e la riabilitazione della comunità”.

Perché la giustizia riparativa è applicata meno nei casi di violenza domestica?

“L’applicazione della giustizia riparativa è fonte di molte resistenze per diversi motivi, i protocolli internazionali prevedono obbligatoriamente un programma di ammissibilità, di valutazione del rischio, di durata e di un numero di sessioni. È auspicabile che le istituzioni preposte all’ammissione di Fontana al programma di giustizia riparativa seguano i protocolli ed i dettami internazionali”.

Cos’è la giustizia riparativa?

“La giustizia riparativa, promuove la guarigione non la punizione, offre la possibilità ad entrambe le parti di essere ascoltate equamente e alla persona che ha cagionato il danno un percorso di responsabilizzazione. Il sistema penale segue un approccio essenzialmente punitivo, i bisogni delle vittime non sono la principale preoccupazione”.

Quali sono le problematiche nei casi di violenza domestica?

“La violenza domestica include un’ampia varietà di comportamenti coercitivi e abusivi, siano essi fisici, sessuali, psicologici, verbali, emotivi ed economici, che può manifestarsi come un modello di controllo coercitivo. Bisogna assicurare, la sicurezza della vittima sopravvissuta, evitare di fornire all’autore del reato un’ulteriore opportunità per esercitare il controllo sulla vittima sopravvissuta”.

Rammenta se in Italia esistano precedenti di applicazione della giustizia ripartiva in casi di violenza?

“I professionisti volontari dell’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia, ad esempio, applicano la giustizia riparativa del 2012 dall’introduzione del protocollo scientifico A.S.V.S. Il protocollo, permette di valutare l’ammissibilità sia della vittima che dell’autore del reato e di valutare il rischio dell’autore del reato. Tutti gli operatori, ricevono una formazione e un aggiornamento specifico. In circa il 10% dei casi di violenza, essenzialmente di atti persecutori (stalking), è stato possibile applicare la giustizia riparativa con ottimi risultati”.

Vuole fare un’ultima riflessione sul tema?

“L’applicazione della giustizia riparativa, nei casi di violenza e omicidi, rimarca la necessità dell’applicazione di protocolli scientifici, per valutare l’ammissibilità e il rischio e la strutturazione di un modello ibrido che consideri le argomentazioni delle attiviste antiviolenza e l’uso di questa, come lo strumento migliore di ricerca della sicurezza e responsabilità, rispetto all’attuale sistema giustizia”.

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