Cosa ci facevano un croato, due cittadini italiani e un serbo, all’interno di una imbarcazione al largo delle isole Canarie? Sembrerebbe quasi l’inizio di una barzelletta, se non fosse che tutti e 4 erano da tempo, costantemente seguiti a livello internazionale, per “movimenti sospetti”, sia dalla Direzione Investigativa Antimafia, sia da parte della DIA, che dalla Guardia Civil Spagnola. Per quanto riguarda i due italiani, che risiedevano costantemente all’interno dell’imbarcazione, le attenzioni si erano concentrate nell’ambito delle attività di indagine, seguite presso la direzione della Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo – direzione Antimafia, diretta da Maurizio De Lucia-, non nuovo a tali indagini. Infatti, già lo scorso anno, altre indagini avevano condotto all’arresto di un latitante condannato (in primo grado), alla pena di 22 anni e 8 mesi di reclusione -colpito da ordinanza cautelare dal Tribunale di Reggio Calabria- ricercato da 4 anni, nell’ambito dell’operazione “Pollino European ‘ndrangheta connection” (per il reato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti). L’imbarcazione era di proprietà di uno degli italiani, una barca a vela “Rossio”, con bandiera polacca. Il servizio aereo, in costante coordinamento con gli organi investigativi, che, una volta effettuato l’abbordaggio del natante, hanno trovato a bordo, oltre i due fratelli italiani -di 26 e 31 anni, che abitavano a Rimini-, anche 700kg di cocaina. Non diverse le sorti per il cittadino serbo e quello croato, che controllavano, a distanza, le operazioni da Las Palmas di Gran canaria; anche per loro, si sono aperte le porte del carcere.
Ago 24