Infezioni in ospedale provocano troppe vittime

di Brunetto Fantauzzi

Roma, gennaio 2021 – Allarme infezioni ospedaliere: Italia fanalino di coda in sicurezza in Europa. Si tratta di una vera e propria emergenza sanitaria, un dramma che giorno dopo giorno si consuma tra i corridoi e i reparti delle strutture sanitarie che, secondo gli esperti, potrebbe essere almeno in parte evitato. R tutto questo già prima del COVID-   

Un flagello che, secondo i dati forniti dallo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), avrebbe causato qualche anno fa in Italia 7.800 decessi, con una probabilità di contrarre infezioni durante un ricovero ospedaliero del’6%. Parliamo di 530 mila casi ogni anno: dati che pongono il nostro Paese all’ultimo posto in Europa. A conferma di questo scenario, gli ultimi dati forniti dal Rapporto Osserva salute 2018, che testimoniano come in 13 anni è raddoppiata la mortalità sepsi-correlata passando da 18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016.

Il documento programmatico vuole essere punto di riferimento per fornire alle istituzioni una guida per affrontare il tema. Sorveglianza e controllo sono le due parole chiave protagoniste del documento insieme all’attuazione delle “buone pratiche” ovvero l’adozione di alcuni semplici ma fondamentali passaggi. A partire dalla più nota pratica lavaggio delle mani, ma non solo. Il problema è ben più complesso per questo motivo si auspica che vengano rinforzati il sistema di prevenzione lungo tutto il percorso assistenziale, partendo da una sicura e certificata sterilizzazione dello strumentario chirurgico, ad un’ottima preparazione del campo operatorio e sistemi di barriera, al riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, all’uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere.

“Il fenomeno delle infezioni ospedaliere o durante l’assistenza sanitaria e sociosanitaria – dichiara Antonio De Poli, Questore Senato della Repubblica – è senza dubbio importante e non va sottovalutato. Il 30% delle infezioni si possono prevenire. Bisogna agire concretamente attraverso un piano strategico di prevenzione di valenza nazionale e un programma di vigilanza omogeneo da Nord a Sud in modo tale da poter controllare il fenomeno”. Il fenomeno della resistenza agli antimicrobici è ormai di ampiezza globale. 

Per combattere la diffusione di infezioni è necessario, quindi, un lavoro condiviso tra esponenti del mondo politico, di quello sanitario e le industrie del settore”.

Brunetto Fantauzzi

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