L’Arcivescovo della Chiesa Ortodossa Italiana, monsignor Filippo Ortenzi, ed il Vescovo della Diocesi della Chiesa Ortodossa Italiana di Nizza, Monaco e Ventimiglia, monsignor Richard Marty, nel prendere atto delle migliaia di segnalazioni di protesta e di indignazione sull’incredibile spettacolo, costato milioni di euro dei contribuenti italiani già stremati dalla crisi e dalla pandemia, di derisione dei simboli e dei valori cristiani nelle serate del Festival, osservano che ciò non può restare privo di conseguenze, invitando ad iniziative precise e di ferma riprovazione. Il turpe show di personaggi volgari, narcisisti ed esibizionisti che svolgono da tempo una marcata propaganda nichilista, con offese evidenti alla Divinità, ai Santi, a Maria, al Sacro Cuore di Gesù, e a molti altri simboli della tradizione cristiana ed occidentale, trasformati in una fiera orripilante, sullo sfondo e nella volgarità estetizzante delle culture gender fluid, con tratti evidenti di esaltazione neopagana, e satanista, con una rivendicazione espressa di trasgressività e dissoluzione dei valori come segno di modernità e libertà, collegata ad autentico manifesto di scherno ed ironia anticristiana, pagato dal servizio pubblico ad onta di ogni comune buon senso. Ciò nel silenzio della politica e della dirigenza RAI, evidentemente densa di contiguità, nemmeno troppo dissimulate, con lobbies ben identificabili ed adesione complice o corriva ad una deriva morale e spirituale del Paese – e di una tradizione bimillenaria – ormai dilagante, che non solo non si vuole correggere, ma viene anzi esaltata, valorizzata come prodotto artistico e spettacolarizzata.
Il progetto emerge ora con maggior chiarezza: dissolvere con la massima rapidità, in pochi anni, la sensibilità ed i valori della nostra cultura cristiana, Esprimere, anche in modi eccessivi, ipersensibilità per espressioni linguistiche o simboli che feriscono sensibilità di minoranze, che vanno certo tutelate con fermezza ma senza parossismi irrazionali (si pensi ai crocifissi o al Presepe o espressioni linguistiche che urterebbero spiritualità diverse) e poi organizzare, coi soldi RAI, un enorme circo blasfemo ed anticristiano, esaltando valori come il relativismo, il nichilismo, l’autorappresentazione vittimistico-narcisistica e volgare dei simboli del Cristianesimo, l’edonismo pseudo estetico ed erotizzante, ridicolo e privo di senso, e sbandierando tali follie dissolutorie addirittura come un originale prodotto artistico, di valore apprezzabile. Non si può non reagire a questo infame spettacolo, che trova corrivi conduttori strapagati e dirigenti ed amministratori collaborativi: la sensibilità cristiana può essere presa impunemente a martellate, nel silenzio della Chiesa Cattolica romana e con l’unica e lodevole eccezione del Vescovo di Sanremo, S.E. Mons. Suetta, cui va il plauso per il coraggio e la forza d’animo di aver riprovato, unico per ora, questo incredibile e disumanizzante grand-guignol anticristiano. Che sia la Chiesa Ortodossa Italiana a difendere questo coraggioso rappresentante della tradizione latina ed il patrimonio simbolico e spirituale del Cristianesimo italico può sembrare inopportuno o poco prevedibile. Ma la gravità della deriva morale di cui questo è episodio è solo l’ultimo e gigantesco tassello induce ad esprimere una lode speciale a chi, vox clamans in deserto, riafferma con vigore la propria disapprovazione. Stupisce invece il silenzio, davvero incomprensibile e dai contorni che vanno certamente approfonditi, delle gerarchie cattoliche e del suo vertice. “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur”, osservava Livio nel XXI libro delle Historiae, Oggi, mentre le sacre stanze, che si spera non abbiano applaudito anche loro al pride neopagano, spiccano per ritrosia reattiva, prosegue negli ambienti che ormai tutti conoscono l’ormai evidente e ben organizzato disegno di dissoluzione della nostra tradizione bimillenaria, della storia cristiana, della saldezza morale dei valori occidentali. In nome dell’edonismo, della volgarità spacciata per arte, del crescente consenso a sottoculture esibizioniste, narcisiste, nichiliste, relativiste, post-umane. E, probabilmente, sempre più anti-umane.