“L’Allenatore di calcio – Educatore/Istruttore e non Psicologo”

Parlare di relazioni con gli altri è assai difficile e complesso. Non basterebbe nemmeno un trattato di sociologia per comprendere le varie tipologie, ambienti sociali e familiari in cui vivono le persone.

Nella mia precedente attività professionale mi trovavo ad affrontare quotidianamente persone con
problemi di devianza delinquenziale . in ognuno di questi casi vi è un elemento fondamentale che
l’accomuna, la necessità di Dialogo.
Nel caso specifico, sto parlando di persone che vivono in cattività e dunque con comportamenti
manipolatori e strumentali.
Da tale condizione “coatta” stato innaturale scaturisce tensione e aggressività. Io mi sono chiesto in che modo si deve intervenire. La risposta è sempre la stessa: Chiarezza nel linguaggio, determinazione,
autorevolezza. Stesso comportamento l’ho adottato con i ragazzi delle mie squadre. Certamente, si tratta di persone fortunatamente libere. Ma anche per gli stessi mi sono permesso di dire che le conflittualità con il nucleo familiare sono purtroppo una costante e dunque anche in questi casi si può parlare di disagio.
Fatta questa premessa, tenterò di proseguire il discorso basandomi sulla mia esperienza personale nel mondo del calcio che da trent’anni conduco con passione e amore e soprattutto in modo volontaristico. Ho sempre impostato il mio rapporto con gli altri in modo diretto e in relazione circolare – (domanda –
risposta) – ho anche imposto ai ragazzi delle regole, mi riferisco ai giovani di categoria Juniores, che servono per fissare i ruoli gerarchici: – Calciatore – Allenatore – Dirigente. – Come si può notare, in questa classificazione ho omesso volontariamente di inserire la figura dei genitori che in questa fascia d’età dovrebbero tagliare necessariamente il cordone ombelicale e lasciare che i figli comincino a responsabilizzarsi autonomamente.
Il compito del Dirigente è quello di organizzare, in modo chiaro e trasparente, le relazioni con l’utenza.
Deve utilizzare il Vademecum e quanto necessario per dare la massima informazione in modo
inequivocabile delle attività, dei servizi e dei programmi che la sua società offre al richiedente. Deve
lavorare in sinergia con tutti gli elementi, ovviamente nel rispetto di ogni singolo ruolo.
L’allenatore è la figura predominante in una squadra e dunque ha l’onere di guidarla. Il suo compito, delicatissimo, è quello di infondere ai suoi allievi l’interesse verso lo sport, la tecnica calcistica e la cura del corpo – (qui parliamo di Contesto). Deve necessariamente evitare di creare disuguaglianze nel gruppo, non deve mai mostrarsi buonista, se così fosse, si troverebbe a competere con gli elementi più forti e dunque, il suo percorso diventerebbe improbabile.
La società deve garantire alla sua utenza il servizio sanitario, psicologico e tecnico. Per sinergia, a mio parere, s’intende ogni gruppo di persone che si organizza per svolgere un’attività al servizio degli altri. Tale gruppo di persone deve creare uno Statuto, un organigramma con ruoli ben specifici, la carta dei servizi e alle singole unità viene richiesta buona volontà.
In conclusione ritengo importante approfondire un concetto, a mio parere, fondamentale per il ruolo dell’allenatore: “occorre inserire nel linguaggio moderno la logica e la riflessione nelle azioni e nel movimento. È importante trattare l’allievo calciatore con rispetto, valutarne le capacità di ragionamento, tecniche e fisiche senza discriminazione per chi è meno dotato.
L’allenamento deve essere considerato un momento d’aggregazione dove il linguaggio comune deve essere interpretato necessariamente con la capacità della testa (ragionamento) e del corpo (atletica e tecnica). La finalità, è quella di trascorrere qualche ora lontani dal malessere sociale finalizzando il tutto con l’intento di trasmettere al prossimo, senza civetteria, l’importanza per la salute, avere un corpo sano ed elastico.La gara della domenica, quando sarà possibile, è: la rappresentazione del buono o del cattivo lavoro
effettuato”.

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