Riceviamo e pubblichiamo le dichiarazioni di Stefano Petrini, ex dirigente comunale del Servizio “Urbanistica e Pianificazione del Territorio” del Comune di Marino, sulle Osservazioni alla Variante puntuale alla Variante speciale dei nuclei Abusivi di Marino.
“Amministrazione e tutela del territorio, al Comune di Marino, non ci siamo proprio. Osservo infatti che dopo anni di chiacchiere gli “amici” dei cinque stelle hanno partorito non una montagna, ma un topolino. Dico “amici” perché la mia valutazione della politica è di essere avversari e non nemici, ma questo atteggiamento non appartiene all’amico Carlo, il quale si è trincerato nel suo fortino, e le uniche visite le fa a Velletri o a Castel Gandolfo. Variante speciale, parola grande che ha ridato dignità a tutti quei cittadini che per carenze programmatorie degli anni ‘70/‘90 hanno fatto per necessità abusivamente la loro casa per dare un tetto ad una famiglia.
Il governo di centrodestra, comprese immediatamente che la variante speciale rappresentava uno sviluppo sostenibile del territorio e dava dignità a case fate in un contesto storico e che non potevano avere accesso alla semplificazione urbanistica se fossero rimaste all’interno della zona agricola.
La scelta di lasciare inalterato lo strumento pianificato alla fine degli anni 90, nel quale la partecipazione tra pubblico e privato, non aveva ancora fatto la sua comparsa nella normativa, fu dettata dal fatto che era necessario comunque portare a termine un percorso che i cittadini dei nuclei attendevano da un decennio.
Naturalmente gli strumenti di pianificazione sono frutto del contesto storico nel quale si vive e nella realtà nella quale si opera. Il governo di centrodestra aveva reso pubblico con convegni e dibattiti la necessità di effettuare delle varianti stralcio che consentissero di rendere armonici gli strumenti di pianificazione che si erano sovrapposti e di creare le condizioni economiche di natura privata che consentissero di realizzare completamenti stradali parcheggi, piazze zone a verde.
Il ricorso ai programmi integrati offerto dal quadro normativo nazionale e regionale offriva questa opportunità; la recente legge della rigenerazione urbana, del 2017, andava in questa direzione, ma dava lo spunto attraverso la legge regionale 22/97 di individuare perimetri ed ambiti nei quali effettuare attraverso delle premialità interventi di ristrutturazione urbanistica che facessero uscire il territorio dalla visione degli anni 70, “costruire e basta” alla visione nordica anglosassone, ma solo anche milanese della corretta partecipazione tra pubblico e privato, attraverso programmi integrati.
Nella lettura della variante puntuale proposta dagli amici dei cinque stelle si fa riferimento a questo aspetto e cioè dotare i nuclei di servizi e standard carenti e si dice che tutto ciò avviene con il riferimento alla legge sulla rigenerazione urbana del 2017. Purtroppo se si legge il corpo del deliberato si vede che la variante viene approvata ai sensi dell’articolo 8 della legge 1150 del 1942, non su strumenti più attuabili quali i programmi urbani di riqualificazione come è nello spirito della legge regionale 22/97, ma anche tra le pieghe della legge regionale 36/87, veri articolo 4.
Questi “cari amici” vogliono fare ricorso al nobile strumento del Permesso di costruire convenzionato, ma nulla fanno per fare che ciò accada. Il ricorso alla variante puntuale senza ricorrere alla legge regionale 22/97 ed alla legge 36/87, non consente di contingentare i termini di approvazione regionale nel breve, ma costringe dei passaggi burocratici per i quali vedremo un termine tra due lustri se tutto va bene. La cosa che lascia ancora più perplessi è che uno strumento di tale portata necessario per adeguare il territorio alla legittima necessità di creare uno strumento armonico sostenibile sia economicamente che socialmente, sia stato partorito nelle segrete stanze come figlio non legittimo. La comunità non è stata interpellata, le opposizioni men che meno, lasciando all’arido compito delle osservazioni e controdeduzioni, la trasparenza su un atto cosi complesso. Di questo non ci meravigliamo la fedeltà grillina del “vaffa so tutto io” si scontra con le relazioni sociali che questi amici non sono in grado di sostenere per loro incapacità culturale, anche di esprimere un sorriso. La cosa più grave e che ci lascia ancora più perplessi, ma la sostenibilità economica è stata concepita oppure si lascia tutto a carico del cittadino che di tasca sua con le poche risorse fondiarie deve fare opere pubbliche non sostenibili economicamente con il rilascio del permesso di costruire convenzionato. Quando il progetto del nucleo prevede un ampliamento colui che viene inserito, vedi ad esempio lato sinistro su vicolo del Divino Amore dell’Appia, si fa carico di fare tutte le opere necessarie al nucleo, o solo quota parte, creando un privilegio a discapito di altri, vista la esiguità territoriale del nucleo stesso. Tutte queste risposte avrebbero potuto essere per i cinque stelle una possibilità di presentarsi davanti alla cittadinanza in maniera trasparente, ma purtroppo nel loro DNA esiste approssimazione, furore ideologico e scarsa trasparenza, oltre all’incapacità di intrattenere adeguati rapporti sociali. Se il sottoscritto fosse un rappresentante della comunità e sedesse in consiglio comunale direbbe…: “cari signori, non siete all’altezza del compito che la storia vi ha riservato, non ci avete interpellato, non avete recepito indicazioni che nel contesto territoriale in cui viviamo sarebbero state utili, la cittadinanza vi ha oramai espulso dal panorama politico, approvatevi questa variante come opposizione usciamo dall’aula”.