Tra possibile di discontinuità, da parte delle sezioni conservatrici e le toghe progressiste, la necessità di continuità ha avuto la meglio, così il Plenum si è espresso con 19 voti a favore su 33, a favore del magistrato Nicola Gratteri, contro gli 8 per Rosa Volpe. Dalla parte del “vincitore” i componenti del Consiglio superiore di area di centrodestra e del M5s, mentre i togati laici e quelli di centrosinistra, hanno direzionato altrove, i propri voti. Risultati per alcuni scontati -nel corso della riunione della Quinta commissione sugli incarichi direttivi, aveva ottenuto la maggioranza dei voti-, ma da non sottovalutare, soprattutto per una riforma radicale, che Nicola Gratteri aveva ipotizzato. Le riflessioni rilasciate d’nell’audizione al Csm, nelle settimane passate – “Se io consento e tollero che su 90 magistrati, 20 non lavorino, allora la procura non funziona”-non erano rimaste inascoltate e l’intervento di Tullio Morello, aveva puntualizzato la situazione, affermando “A Napoli non ci sono magistrati lavativi e depressi, non c’è una polizia giudiziaria da derattizzare”. Per Gratteri, soprannominato il “papa straniero”, si aprono quindi le porte dell’ufficio della procura di Napoli, non senza polemiche. Una Procura dalla realtà complessa, essendo la più grande del nostro paese, con ben 102 sostituti e 9 aggiunti, nonché per la vasta complessità del territorio. Gratteri con la propria carriera, ricordiamo che dal 1989 sotto scorta per la propria lotta alla ‘ndrangheta, ha affermato “non esistono indagini di seria A o B, ma esistono i reati”. Per il momento, gli attacchi, che da un anno a questa parte soprattutto, Gratteri ha dovuto subire -addirittura da chi richiedeva l’intervento anche del Presidente della Repubblica, in seguito a talune affermazioni del magistrato, su alcune interrogazioni parlamentari, in merito alla vicenda giudiziaria dell’ex senatore di Forza Italia e imputato per mafia, Giancarlo Pittelli-, sembrano placati, tra malcontento e cambiamenti.
Set 14