Assotutela: Regione, il disavanzo è colpa della pandemia. Mancano 100 milioni stanziati per il Lazio dal governo Draghi nel periodo del Covid

“Auspichiamo immediatamente un aumento della quota per il Lazio del Fondo sanitario nazionale. La situazione debitoria è difficile e l’allarme lanciato dal presidente della Regione Francesco Rocca sul deficit di Asl e ospedali non ci rende tranquilli”

Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che spiega: “Non è accettabile che il Lazio stia ancora aspettando 100 milioni per le spese sostenute per affrontare la pandemia, per cui c’era stato il solenne impegno del governo Draghi a provvedere. Si è scaricato l’onere sull’esecutivo Meloni e ora chiediamo al governo di intervenire. Questo ritardo non deve essere alla base di valutazioni per l’aumento della pressione fiscale in quanto il Lazio è già gravato dall’Irpef più alta d’Italia”. Il presidente rincara la dose sugli strascichi lasciati dal governo dei cosiddetti “migliori”. “Siamo arrivati a un disavanzo di 216 milioni per la mancata copertura dei costi della pandemia, a cui dobbiamo aggiungere l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, che hanno avuto forti ripercussioni sulla sanità regionale. Ora vorremmo sapere a che punto sono gli investimenti derivanti dai fondi del Pnrr, che servono a rafforzare la rete sociosanitaria territoriale, su cui nessuno ancora si è pronunciato”.

Anemia da malattia renale cronica: una campagna per dare ossigeno ai progetti e ai sogni dei pazienti e far crescere insieme la Foresta delle Aspirazioni

L’anemia è la principale complicanza della malattia renale cronica: colpisce 1 paziente su 51 di entrambi i sessi, dopo i 50 anni d’età. La spossatezza domina la vita dei pazienti, la cui qualità di vita risulta intaccata in modo simile a quella di chi è affetto da diabete, epilessia o tumori. La diagnosi è tardiva, il più delle volte l’anemia da malattia renale cronica non viene riconosciuta perché la condizione è sottostimata dai medici e dagli stessi pazienti. 

L’anemia da malattia renale cronica raddoppia il rischio di morte per eventi cardiovascolari e renali.2 
I campanelli d’allarme come debolezza cronica, mancanza di respiro, pallore, palpitazioni debbono indurre la persona a rivolgersi prima possibile al proprio medico per valutare la situazione. 

La campagna “Anemia da malattia renale cronica. Diamo ossigeno alle aspirazioni”,  promossa da Astellasinsieme ad ANED – Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e trapianto che ne condivide gli obiettivi, attraverso un video online e una call-to-action di una testimone d’eccezione, l’alpinista e scalatrice altoatesina Tamara Lunger, sollecita i pazienti diagnosticati e le persone che potrebbero essere a rischio di sviluppare anemia da malattia renale cronica, ma anche tutti i cittadini, ad inviare sul sito della campagna www.anemiadamalattiarenale.it le proprie aspirazioni e progetti. Le aspirazioni raccolte e condivise permetteranno di realizzare la “Foresta delle Aspirazioni”: per ogni messaggio verrà piantato un albero nel Parco della Vettabbia, un’area verde di Milano, dall’azienda ZeroCO2, partner del progetto, impegnata nella lotta ai cambiamenti climatici. 

Per riuscire a realizzare le proprie aspirazioni ci vuole energia e la foresta libera ossigeno per gli uomini e l’ambiente. Metaforicamente l’ossigeno offre una nuova qualità di vita a chi soffre di anemia da malattia renale cronica. L’ossigeno e le aspirazioni sono il fil rouge della campagna che vuole stimolare i pazienti a non arrendersi, a non rassegnarsi ma a reagire e trovare la giusta energia per raggiungere i propri obbiettivi. 

«L’anemia da malattia renale cronica è una condizione patologica in cui i reni non producono sufficiente eritropoietina, l’ormone che stimola la produzione di globuli rossi; di conseguenza si riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti dell’organismo – dichiara Giuseppe Castellano, Direttore SC di Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene, Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano – l’anemia può comportare mancanza di respiro, astenia, debolezza, vertigini, pallore, problemi a livello cardiaco. La mancanza di energia influenza la capacità di lavorare, di studiare, di partecipare alle attività quotidiane. Questo può generare sentimenti di frustrazione, depressione e isolamento sociale. L’anemia da malattia renale cronica è spesso sottodiagnosticata e sottotrattata perché i sintomi possono essere sfumati. Una stanchezza e debolezza croniche anche durante attività leggere, la mancanza di respiro,

il pallore della pelle e delle mucose sono campanelli d’allarme ed è importante non trascurarli ma rivolgersi al proprio medico, il quale nel pannello degli esami dovrà fare una valutazione di tutti i fattori critici, ovvero funzionalità renale, livelli di ferro ed emocromo per diagnosticare una eventuale anemia»

Conoscere la malattia, aderire alle cure prescritte dallo specialista e concentrarsi su alcuni obiettivi importanti, sono passi che aiutano a trovare l’energia giusta e “dare ossigeno alle proprie aspirazioni”. La presa in carico del paziente affetto da anemia conseguente a una malattia renale cronica è un momento cruciale. Diversi sono gli specialisti coinvolti, a partire dal medico di base, dal nefrologo, dall’internista fino al diabetologo e al cardiologo.

«Il percorso diagnostico dell’anemia prevede una serie di test quali la determinazione dell’emoglobina per valutare la severità dell’anemia, gli indici eritrocitari per valutare il tipo di anemia, la conta eritrocitaria per valutare l’attività eritropoietica midollare, la ferritinemia per valutare i depositi di ferro, la saturazione della transferrina per valutare la disponibilità di ferro a livello midollare, la proteina C reattiva per valutare lo stato infiammatorio – spiega Maura Ravera, Segretario FIR, Fondazione Italiana del Rene – questo percorso è giustificato dal fatto che i meccanismi coinvolti nella genesi dell’anemia associata a malattia renale cronica sono molteplici. La causa principale è il deficit di eritropoietina endogena, che compare quando la funzione renale è compromessa. Non meno importanti sono però la carenza marziale e lo stato infiammatorio cronico con aumento dei livelli di epcidina e di altre molecole che riducono la disponibilità di ferro. Il nefrologo ha un ruolo chiave nella gestione dell’anemia da malattia renale cronica, perché può prescrivere gli agenti stimolanti l’eritropoiesi attraverso la formulazione di un piano terapeutico che viene poi rinnovato periodicamente. Il paziente solitamente è inviato al centro di Nefrologia dal medico di medicina generale o da altri specialisti. Attualmente l’integrazione tra territorio e ospedale, cioè tra medici di medicina generale e specialisti, presenta alcuni limiti: una delle maggiori criticità nella gestione dell’anemia da malattia renale cronica è proprio il late referral, ovvero l’invio tardivo del paziente nefropatico al nefrologo».

La gestione di una condizione multiforme e complessa come l’anemia da malattia renale cronica richiede un approccio allargato al quale possano contribuire i clinici, i ricercatori, le aziende farmaceutiche, le società scientifiche, le associazioni dei pazienti, le autorità regolatorie e le istituzioni politiche. Il paziente resta la figura centrale e da supportare, relegato com’è in una condizione tanto insidiosa che limita pesantemente le normali attività quotidiane.

«Convivere con l’anemia da malattia renale cronica non è facile, perché la malattia ha conseguenze sulla vita relazionale, lavorativa e sullo stato di salute generale – commenta Teresa Siclari, Segretaria Regionale di ANED Lombardia – fondamentale è la comunicazione medico-paziente, è necessario che la persona riferisca al medico tutti i suoi disturbi affinché lo specialista possa effettuare gli esami specifici per diagnosticare l’anemia e intervenire tempestivamente con un trattamento. La campagna “Anemia da malattia renale cronica – Diamo ossigeno alle aspirazioni” ha un valore altissimo sia come strumento di prevenzione, in cui il medico di base ha un ruolo cruciale nell’individuare le persone a rischio e indirizzarle allo specialista, sia come strumento per aumentare la consapevolezza su questa condizione».

Changing Tomorrow è lo spirito che guida Astellas: la ricerca, in cui l’azienda investe circa il 19% del fatturato, si concentra in quelle aree terapeutiche in cui il bisogno è grande oppure ci sono le opportunità di offrire soluzioni che possano colmare alcune esigenze ancora non completamente soddisfatte. Da oltre 20 anni Astellas è focalizzata nell’area trapianto d’organi e in particolare nel trapianto di rene.

«Vogliamo confermare il nostro impegno nel mettere sempre al centro di ogni nostro pensiero e decisione il paziente nefropatico, dedicando risorse allo sviluppo di trattamenti di valore che possano migliorare la qualità della sua vita ed in particolare di chi soffre di anemia da malattia renale cronica – sottolinea Antonella Di Lorenzo, Communications & Patient Advocacy Associate Director di Astellas Pharma – L’anemia rappresenta spesso il primo segnale della presenza di MRC. Sentiamo fortemente la responsabilità sociale di sviluppare programmi di sensibilizzazione della popolazione che possano contribuire ad aumentare le conoscenze su questa condizione e indurla a rivolgersi tempestivamente al medico. Ma vogliamo anche incoraggiare chi già ne soffre a non arrendersi al senso di stanchezza e affaticamento, ma ad alzarsi dal metaforico divano per cercare di realizzare le proprie aspirazioni. Il nostro progetto racchiude in sé anche un valore di responsabilità ambientale, con il parallelismo tra l’ossigeno prodotto dagli alberi e quello trasportato dai globuli rossi e quindi tra natura e salute».

Da oggi, fino a giovedì 30 marzo, tutti i cittadini milanesi potranno vivere un’esperienza immersiva che trasformerà una delle piazze più moderne della città in una Foresta delle Aspirazioni virtuale: sarà possibile grazie ai visori VR della ‘dome’ installata in Piazza GaeAulenti.

L’azienda romana – Chinottissimo P Neri al Vinitaly

La storica azienda italiana che nel dopoguerra inventò e fece conoscere al mondo il Chinotto porterà a Verona la propria gamma di prodotti: referenze che catturano l’interesse del consumatore grazie a qualità e materie 100% naturali e che allo stesso tempo si pongono come ottima base per la mixology e la creazione di cocktail d’autore.

Spirits e soft drink che esaltano la tradizione e sono lo specchio di un pezzo di storia italiana. Stiamo parlando della famiglia dei prodotti di Chinottissimo P.Neri che dal 2 al 5 aprile sarà protagonista alla 55° edizione del Vinitaly, il salone internazionale dedicato al vino e ai distillati. Un palcoscenico importante per l’azienda di Roma che nel 1949 fece conoscere al mondo il Chinotto lanciando sul un mercato un prodotto iconico e che oggi rivive con il marchio ChinottISSIMO, pura espressione di artigianalità e Made in Italy.

L’azienda guidata da Simone Neri, nipote del fondatore Pietro Neri, parteciperà alla kermesse attraverso una doppia presenza: presso lo stand B12 del Sol&Agrifood insieme a Regione Lazio e Lazio Innova e ancora presso lo stand di Maia Wine (Pad5 – stand E6), nuova espressione della spumantistica italiana. In entrambi i casi il visitatore avrà la possibilità di conoscere da vicino e degustare l’ampia gamma di referenze con le quali il brand sta presidiando il mercato degli spirits e dei soft drink attraverso una proposta che mescola innovazione, tradizione e italianità.

Oltre all’inconfondibile ChinottISSIMO, prodotto deciso, agrumato e arricchito da ben 53 erbe officinali ci saranno anche altri soft drink caratterizzati da una precisa identità: ArancISSIMA, con succo di arance rosse Sanguinelle, LimonISSIMO con succo di limone calabrese, da SpumISSIMA a GassosISSIMA che riprendono le toniche che hanno scritto la storia del bere italiano degli ultimi 70 anni. Prodotti veri e naturali, capaci di attraversare i decenni e stupire a qualsiasi età.

A partire dall’anno scorso la mixology ha avuto un importante spazio all’interno del Vinitaly e quest’anno non sarà da meno. Per questa ragione i fari saranno puntati anche su tutti quei prodotti che possono accendere la fantasia dei bartender aiutandoli a trovare nuove soluzioni per i loro cocktail. Da questo punto di vista ChinottISSIMO potrà dare il suo contributo con il suo trittico di Amari (Amaro Neri al chinotto, Amaro Neri al chinotto e menta selvatica, Amaro Neri al chinotto fortemente amaro) e l’interessante poker di liquori che comprende Gin, Genziana non filtrata, Genziana elisir d’ambra e Ratafià di amarene.

“Siamo entusiasti della partecipazione al Vinitaly – commenta Simone Neri, Ceo dell’azienda – poiché rappresenta una piazza privilegiata dove incontrare nuove realtà e creare partnership. ChinottISSIMO vuole essere un ambasciatore del made in Italy e in questa sua avventura desidera coinvolgere realtà similari che ne condividono qualità e valori. Per questo motivo abbiamo deciso di partecipare insieme a Maia Wine avviando una collaborazione che siamo certi darà risultati interessanti”. E un primo assaggio sarà già possibile sperimentarlo durante la fiera e in particolar modo nella serata del 2 aprile presso il Caffè Dante di piazza dei Signori di Verona. In occasione dell’esclusivo cocktail party organizzato dal circuito The Italian Good Living e da Bentley, ChinottiSSIMO delizierà gli ospiti con alcune proposte della propria drink list: creazioni d’autore che valorizzano la storia e i prodotti della gamma di Chinottisimo P. Neri.

Pneri è l’erede dell’azienda fondata da Pietro Neri nel 1949 e che fino alla fine degli anni ’60 ha commercializzato il primo chinotto italiano. Dopo la vendita dell’azienda, dello stabilimento e del marchio, la ricetta originale dei prodotti rimane ancora un segreto di famiglia gelosamente custodito dal nipote Simone Neri, titolare della società Pneri, riproposta a livello internazionale esattamente come una volta, una vera e propria miscela di chinotto, ma con elementi innovativi aggiunti alla ricetta classica. Simone, infatti, sotto la supervisione di nonno Pietro, ha sperimentato e aggiunto alla sua “famosa ricetta millenaria” ben 53 estratti officinali per creare ChinottISSIMO. I valori aziendali si fondando su qualità, tradizione, distintività e legame con il territorio, nel rispetto dell’ambiente e delle persone.

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Assotutela: Telefonate moleste, insidia continua. Nonostante il Registro delle opposizioni si va avanti con gli squilli indesiderati

“Non basta fiaccare la volontà dei cittadini con il continuo aumento dei prezzi, nei supermercati sempre meno accessibili per i più fragili: disoccupati, pensionati, lavoratori con salari esigui. C’è un altro fenomeno che investe le persone più indifese e, considerati i tempi difficili, sa quasi di beffa”.

Il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato chiarisce di cosa si tratta. “Siamo quotidianamente assaliti da telefonate pubblicitarie, in cui dall’altra parte ci troviamo degli operatori, anch’essi vittime delle multinazionali e delle grandi società, che intendono offrirci questo o quel prodotto, o propinarci qualche ‘miracoloso’ contratto, ponendo spesso domande trabocchetto che un nostro innocente assenso potrebbe trasformare in accettazione Ci chiediamo – continua il presidente – cosa stiano a fare le oltre 200 persone che lavorano all’Autorità garante per la privacy, organismo finanziato con le risorse dei contribuenti. Il paradosso è che, nonostante sia stato approvato il codice di condotta, si deve attendere ancora la costituzione del misterioso ‘organismo di monitoraggio’, benedetta burocrazia”. Maritato critica anche l’utilità del Registro delle opposizioni: “Non funziona e dopo 25 anni dalla sua creazione è servito soltanto a far affluire milioni di euro alla Autorità competente, che non ha minimamente assolto al proprio compito”.

Assotutela: “Ridare dignità alle Guardie giurate”. Urge una riforma e nuovi contratti con adeguamenti salariali per servizi essenziali

“Da anni sono presenti nelle nostre città, in luoghi strategici e spesso sensibili per i rischi che potrebbero rappresentare, o stanno a garantire un sostegno in servizi di pubblica utilità, a beneficio dei cittadini e ancora, la loro attività è determinante nell’ordinata gestione di grandi eventi, per scongiurare eventuali violenze. 

Sono le Guardie particolari giurate (Gpg), figure professionali indefinite e poco tutelate, le cui buste paga dovrebbero imbarazzare chiunque sia dotato di buon senso”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, che rende nota la condizione di circa 45mila addetti che, pur svolgendo a tutti gli effetti compiti da agenti di pubblica sicurezza, sono identificati come “incaricati di pubblico servizio” e inquadrati, contrattualmente come operai. “Ė una incongruenza tutta italiana – sostiene Maritato – perché in Francia, Germania e Spagna le Guardie giurate godono della qualifica di pubblico ufficiale e agente di pubblica sicurezza, con tutte le tutele economiche, giuridiche, sociali e legali che un appartenente alle forze dell’ordine merita. Ricordiamo a tutti che questi lavoratori hanno giurato fedeltà alle istituzioni italiane, e meritano dalle stesse una adeguata risposta in termini di dignità. Di recente, perfino la Corte d’appello di Milano – sezione lavoro – ha sentenziato che, una paga di poco più di 5,49 euro lordi l’ora, pari a una retribuzione mensile lorda di 950 euro non è dignitosa, ‘violando il principio di proporzionalità, non essendo sufficiente per condurre un’esistenza libera e dignitosa come previsto dalla Costituzione’. Chiediamo pertanto – conclude il presidente – non solo il rispetto dei lavoratori ma della nostra Carta e di quanto affermato nelle sue disposizioni”.

Assotutela: Scuola: stop alla violenza sui professori. Aumentano gli episodi di intolleranza verso i docenti, rei di impartire l’educazione ai giovani

“Siamo sconcertati nell’apprendere il riacutizzarsi di un allarmante fenomeno, che coinvolge un’istituzione che è parte fondativa e imprescindibile della nostra società: la scuola”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che spiega: “Venire a conoscenza che in due diversi istituti italiani un preside e una professoressa sono stati aggrediti è una notizia che fa male al cuore e alla psiche e dobbiamo tutti interrogarci se, in passato, al verificarsi di tali oltraggiosi episodi, non ci sia stata una imperdonabile sottovalutazione di quanto si stesse sfaldando la nostra società. Le aggressioni a scuola, come quelle in ospedale – continua il presidente – sono il segno tangibile del degrado dei valori. Chi prende a pugni un insegnante prende a pugni l’intero Paese. Non è solo un danno all’immagine della scuola, è un arbitrio verso chi, quotidianamente, si impegna per costruire un mondo migliore, come i nostri qualificati docenti”. Maritato torna su un’altra inquietante puntata delle violenze in classe. “Non è passato molto tempo dalla reazione che un genitore ebbe, nei confronti del professore che tolse il cellulare in classe al figlio. Ecco, se questo è lo specchio della nostra collettività, ben venga il rigore verso tali comportamenti, con il plauso al ministero che ha proposto la costituzione di parte civile nel processo penale. La sicurezza e la serietà a lezione sono valori da cui non si può prescindere”, chiosa Maritato.