Arte: Dopo il taglio di Fontana arriva la sutura di hypnos

Roma –  Ogni ferita va onorata e portata senza vergogna.( sostiene Hypnos) “Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.”Il mio corpo e la mia mente sono pieni di ferite fisiche ed emotive.Ne sono orgoglioso e per me rappresentano tanto.Un uomo senza ferite e’ un uomo che non puo’ comprendere veramente la sofferenza degli altri Ne conosco di persone cosi’ e provo compassione quando osservo divertito la loro arroganza sapendo cosa nel tempo li aspetta.Parola di hypnos.

Arte: Dopo il taglio di Fontana arriva la sutura di Hypnos

News20 gennaio 2023

Roma –  Ogni ferita va onorata e portata senza vergogna.( sostiene Hypnos) “Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.”Il mio corpo e la mia mente sono pieni di ferite fisiche ed emotive.Ne sono orgoglioso e per me rappresentano tanto.Un uomo senza ferite e’ un uomo che non puo’ comprendere veramente la sofferenza degli altri Ne conosco di persone cosi’ e provo compassione quando osservo divertito la loro arroganza sapendo cosa nel tempo li aspetta.Parola di hypnos.

Premio Antenna d’oro per la Tivvù

di Barbara Fabbroni

Sulla scia del grande successo mediatico del Microfono d’Oro, nasce il Premio Antenna d’Oro per la TIVVU’ manifestazione dedicata ai personaggi del piccolo schermo, che si svolgerà il 19 gennaio al Campidoglio.

In questa occasione si premieranno i protagonisti delle trasmissioni televisive (locali e non) più popolari e più seguite, grazie ad una giuria di qualità ed esperti del settore, nel corso della kermesse saranno assegnate anche delle gratificazioni speciali.

Tra i premiati: il regista e autore Jocelyn, il regista e sceneggiatore Pier Francesco Pingitore, la giornalista del TG5 Simona Branchetti, le inviate del TG2 Laura e Silvia Squizzato, l’attore Gigi Miseferi, la conduttrice televisiva Matilde Brandi, il regista Andrea Doria, la giornalista e conduttrice Monica Setta, i giornalisti Massimiliano Ossini, Stefano Buttafuoco, Angelo Mangiante, e inoltre anche Emanuela Tittocchia e Daria Luppino.

Sarà il primo grande evento del 2023” – dichiara l’organizzatore Fabrizio Pacifici – “tra l’altro daremo anche spazio ai nuovi volti tv come Ylenia Totino, Barbara Fabbroni e Andrea Del Monte”.

Promotore di questa eccellente iniziativa l’attivissimo Fabrizio Santori, segretario d’Aula in Assemblea Capitolina: “con il Premio Antenna d’Oro per la TIVVU siamo onorati di offrire un riconoscimento ai professionisti della televisione che dedicano la loro attività a Roma ed a livello nazionale. Immagini di qualità, servizi interessanti, cura dei particolari, notizie e servizi da tutto il territorio romano. Le emittenti nazionali e locali offrono al pubblico un prodotto curato da giornalisti e da numerosi professionisti che provengono da tutta Italia che confezionano trasmissioni gradite ad un pubblico sempre più vasto, dai giovani agli anziani. I premi sono dedicati a iniziative e lavori eccellenti, i più apprezzati dai telespettatori nel campo nell’attualità e della cronaca, ma anche in quelli dell’arte, dello sport, della musica, del sociale e della solidarietà, dell’intrattenimento. Roma premia la sua televisione, un’eccellenza, una ricchezza per tutta la città e i suoi abitanti”.

Vivo a Parigi con la Sicilia nel cuore

di Barbara Fabbroni

Venerdì 2 dicembre 2022 è uscito su tutte le piattaforme il nuovo singolo di Gabriele: “Mi supererò” (Super – héros nella versione francese) per l’etichetta AG Group e distribuito da Universal Music France. Gabriele è un’artista poliedrico dalle mille arti che si perdono nella notte dei tempi tanto da costruire una narrazione artistica unica e assoluta. Incontrarlo ed entrare nel suo mondo è come avere la possibilità di dialogare con la sua anima: delicata e profonda. Gabriele è qualcosa di assoluto nella semplicità del suo essere persona. 

Da Milano a Parigi volo di solo andata?

No, no assolutamente in Sicilia ci torno ogni volta che mi è possibile.

La Sicilia che posto occupa nel suo mondo?

Un posto importante è la mia casa, il luogo dove sono nato e cresciuto. 

Perché “parigino d’adozione”?

Sono un’artista siciliano, parigino d’adozione, un creativo che ha impresso, in ogni cellula, l’arte. 

Come possiamo superarci?

Come nasce “Mi supererò”?

Dal mio sentire, dalle mie emozioni. La canzone mette in evidenza il mio modo di lavorare sulla mia attitudine alle arti ed oggi, grazie a questo, ho un’identità artistica ben definita: un abito sartoriale che indosso con disinvoltura, che mi è viatico e fare di orientamento. Il mio progetto artistico è arte e vita racchiuse in una sola anima.   

Ci può dire di più?

Mi supererò nasce da un’idea musicale sulla quale ho scritto il testo, sviluppando un tema comune a tanti che come me lavorano dimenticando troppo spesso di vivere davvero. Crediamo di essere immortali, invincibili. Ci lasciamo travolgere da ritmi frenetici, credendoci supereroi senza accorgerci del fatto che il tempo scorre, inesorabilmente. 

Cosa racconta il testo?

Mi supereròracconta come ogni giorno per noi sia una corsa folle, alla ricerca del risultato migliore e possibilmente immediato. Una riflessione personale che faccio spesso. 

Ovvero?

Credo che ogni cosa debba essere costruita e i traguardi conquistati nella vita come nella musica. 

Dove è stato girato il video del suo ultimo lavoro musicale?

Il video è stato girato tra Lione e Parigi. È un racconto ad immagini: uno scenario dapprima grigio e teso, che si illumina poi di colori e luce. Sono accompagnato dai ballerini Laura Dubois, Marion Cottier, Jose Monteiro ed Emanuele Esposito, insieme danziamo cercando di dare un nuovo senso alla vita, che merita di essere vissuta e rispettata … ricordando che non siamo supereroi!

Quindi si può ballare oltre che ascoltare?

Il brano ha un ritmo ballabile e radiofonico oltre che riconfermare la mia cifra musicale. È un bel canto che mette al centro le parole, con l’italiano e il francese che raccontano una storia, la mia. 

C’è un secreto per arrivare al successo?

Ci vuole pazienza, tenacia e voglia di mettersi in gioco, di mostrarsi. Questo è quello che mi piace, è il mio modo di guardare al mondo, è il mio essere artista e uomo.

Il corpo per lei che cos’è e cosa rappresenta?

Il corpo è l’essenza. Attraverso il mio corpo esprimo la mia arte, il mio essere artista. Il mio è un corpo che utilizzo come espressione fondante del mio essere, con la voce, la musica, il ballo, la giocoleria e le marionette.

Pèrdono o perdòno cambiando l’accento cambia il senso, cosa crede?

Non ci avevo pensato! 

Qual’è la sua identità artistica?

Dopo il successo di “Una Vita in Più” e “Perdono”, le mie origini siciliane si evidenziano in tutta la loro cifra tanto da sottolineare la loro forza e la loro profondità. Radici che hanno costruito una particolare radicalità a Parigi, alimentate e nutrite dal mio essere cittadino del mondo.

Una curiosità: lei piange?

Piango dentro di me. difficilmente mi mostro al mondo, alle persone vicine nel mio momento di fragilità. 

Ha mai pensato di tornare in Sicilia?

Come ho detto la Sicilia occupa un posto importante, ma la mia vita artistica è altrove. La terra dove sono nato ha ancora radici forti in me ma non offre l’apertura artistica di cui ho bisogno. L’arte è il mio nutrimento non potrei mai farne a meno. 

Progetti ulteriori?

Molti e tutti interessanti.

Una curiosità: cosa farà da grande?

Continuare a fare musica. La musica, l’arte sono tutto il mio mondo. 

Tutto inizia se lo vuoi

di Barbara Fabbroni

Si può racchiudere con la frase slogan: “Fai del bene vestendo bene” la filosofia del brand Ape Social Wear. Un brand nato dalla mente artistica e generosa di Alessandro Ferrari che propone abbigliamento e gadget con messaggi positivi, realizzati in cooperative sociali, che sostengono i progetti del Sermig, l’Arsenale della Pace.

APE Social Wearnon è un marchio come tutti, ma è il nuovo brand di moda sostenibileche crea magliette, abbigliamento e gadget con messaggi positivi, con temi solidali e cristiani. “Facciamo stampare il nostro abbigliamento in botteghe solidali dove viene garantito il lavoro a persone in difficoltà, e doniamo una percentualedi ogni vendita ai più poveri attraverso il SERMIG di Torino”, ci racconta Alessandro Ferrari in questa appassionante intervista. C’è da chiedersi cosa ha di speciale questo nuovo brand dalla filosofia sostenibile e accogliente, tanto che il suo ideatore ci risponde con una grande apertura non solo di cuore ma anche di vita: “Creiamo magliette, abbigliamento e gadget, seguendo i nostri valori, per oratori, aziende, scuole, associazioni e gruppi, sostenendo l’etica solidale. Il nostro abbigliamento è quindi creato su misura per ogni esigenza. Grazie ad APE Social Wear potrai vestire le tue idee per cambiare il mondo”. Quale messaggio più bello in un mondo come il nostro dove spesso sembrano smarriti i veri valori e dove le famiglie naufragano in un mare in tempesta? Leggete l’intervista e resterete affascinati da questo progetto assolutamente denso della sua cifra esistenziale. In fondo è proprio così: ogni vita vera è incontro.

Perché il soprannome: Ape?

Mi hanno soprannominato Ape i ragazzi dell’oratorio dopo che sono stato punto da delle api! Erano sette, tantissime! Eravamo in ritiro con l’oratorio, a parte il dolore delle punture, è stato divertente.

C’è anche un brand curioso: Ape Social Wear, perché questa decisione imprenditoriale?

È una storia interessante, ogni evento della mia vita ha la sua particolarità. Anche la nascita di questo brand ha qualcosa di inconsueto, non avrei mai creduto si potesse dar vita a un’esperienza come questa.

Ovvero?

Ero educatore in un oratorio. Un ragazzo indossava una maglietta che aveva una parolaccia, quindi decisamente fuori dal contesto che si stava vivendo. Gliela feci togliere e gliene diedi una bianca su cui scrissi con un pennarello: il bene genera bene.

In effetti pare proprio si sia avverato, non crede? Quel “bene” fatto all’educazione del giovane ha generato un bene ancor più grande?

Non potevo immaginare che da una cosa semplice e al tempo stesso educativa potesse venir fuori un progetto così intenso e denso di significato non solo per me ma anche per i giovani. 

Che cosa è accaduto?

Quella maglietta venne richiesta da tanti altri ragazzi che volevano indossare una frase positiva, destinata a rimanere lo slogan di una filosofia di pensiero, trasformata in “il bene veste il bene”. Ecco che nacque così Ape Italian Style, poi divenuto Ape Social Wear. 

Nasce la moda Ape?

Già, ed è un progetto importante che sto sviluppando e ancora vorrei sviluppare portando sempre nuove novità, ho tanti sogni in merito. La moda mi ha sempre appassionato e sono convinto che sia un veicolo importante per trasmettere sani e nutritivi messaggi. Con la nostra moda Ape lavoriamo molto sul sostenibile, sulla tutela del pianeta, sul rispetto dell’uno e dell’altro.

A chi è rivolta?

Ai giovani, a tutti coloro che desiderano portare un pensiero positivo, ai ragazzi dell’oratorio così come agli educatori, ai diversamente abili, diciamo a tutti coloro che desiderano guardare la vita con un occhio attento e gentile. 

La laurea in Scienze Religiose come si declina in tutto questo?

Sono diplomato come grafico pubblicitario, poi in un secondo momento arriva la laurea in Scienze Religiose (nel 2001) dopo una conversione che mi ha cambiato la vita. 

Pensava di diventare imprenditore di un brand in forte espansione?

Non ci ho mai pensato. Il mio percorso, però, sembrava scritto nel destino o, per meglio dire, in una maglietta, che, come ho raccontato, è nata per caso.

La nostra società è densa di brand che catturano l’attenzione delle persone, il suo brand cosa vuole trasmettere?

Se certi marchi esaltano la volgarità con messaggi che possono indurre implicitamente a odio e violenza, evidentemente deve essere possibile a maggior ragione fare anche il contrario: con questo concetto di base ho sviluppato il mio modo di fare moda e di costruire un brand che sia un ancoraggio al positivo, alla gentilezza, alla cura e al rispetto. È qualcosa che si pone come controcorrente rispetto a tanti luoghi comuni. 

Qual è il punto di forza?

Parole positive sono capaci di trasmettere bontà e regalare modi nuovi di interpretare la vita, da intendersi come un dono. È importante di restituire ciò che ci è stato donato. Questo è il punto di forza del mio brand, inoltre buona parte del ricavato è reinvestito in beneficenza, al fine di dar vita sempre a nuovi e diversi progetti. 

Dove è possibile acquistare le collezioni Ape Social Wear?

All’inizio siamo partiti con vendita esclusivamente on line, da qualche anno, invece, abbiamo un punto vendita: in Brianza.

Ape Social Wear è una realtà in grande espansione? 

Si! È una realtà sempre più in via di avanzamento, negli anni, ha seguito un percorso evolutivo importante che ha combaciato con il mio percorso individuale. Sono fermamente convinto che diffondere parole di buon auspicio siano il bene più contagioso che abbiamo, è un potente strumento di serenità. 

Il suo non è solo un brand ma anche un manifesto di sostenibilità e valori?

La vera innovazione è lanciare una linea di moda inedita ma inclusiva. Abbiamo realizzato merchandising per vari eventi e persino per il gruppo musicale Gen Rosso. Adesso Ape Social Wear si prepara a nuove sfide con l’obiettivo di ricordare costantemente i concreti valori umani di solidarietà e pace, e della loro comunicabilità, in una società troppo spesso proiettata solo verso il virtuale. 

Non fate solo T-shirt?

Abbiamo un’ampia gamma di prodotti, non solo magliette. Produciamo: felpe, pantaloni, cappelli, zaini, auricolari, quaderni, coperte e diversi accessori e strumenti con cui, in modi diversi, si può compiere del bene. Perché questo non deve essere solo un concetto astratto. 

Ci fa un esempio delle scritte che vengono proposte?

Sulle felpe e le magliette, divise per linee maschili e femminili, oltre al logo raffigurante un’ape, ci sono stampe come: “Non sei obbligato a combattere, ma se devi farlo vinci!”, “Vivere, non vivacchiare”, “Tutto inizia se lo vuoi”, “Non rimandare a domani il bene che puoi fare oggi”, “Tutto è possibile per chi crede” e una serie di frasi e citazioni che consentono di veicolare con più praticità anche i messaggi cristiani. Parole forti, coraggiose e determinate, che suonano come la migliore trasgressione possibile in un periodo storico così delicato come quello che stiamo vivendo.

Come sceglie le frasi per le T-shirt?

Studio con molta attenzione ogni dettaglio di lavorazione dei nostri prodotti. Siamo in pochi, ma ci sentiamo tantissimi, anche perché ci sono molte collaborazioni e amicizie che permettono di far crescere questa realtà. Mi piace che chiunque indossi Ape Social Wear, pur non conoscendo magari il sottoscritto, possa riconoscersi innanzitutto in un modo di intendere la quotidianità e nei suoi valori, che sono poi gli stessi raccontati anche dalla catechesi salesiana. Non a caso, molte magliette rievocano alcune frasi proprio di Don Bosco.

Progetti?

Vorrei poter aprire dei punti vendita in varie città per dare lavoro a ragazzi con abilità diverse sempre in favore dell’inclusione e del veicolare il bene.

Un disco da bere

di Barbara Fabbroni

È uscito Venerdì 16 dicembre 2022 l’ultimo lavoro discografico di Domenico Rizzuto, “The Undiscovered in the Sky”disponibile oltre che su tutte le piattaforme, anche in una versione da “bere”, cosa questa assai interessante oltre che curiosa. Il disco, infatti, sarà scaricabile dal QR code sull’etichetta della birra artigianale, del birrificio calabrese di Vibo Valentia Fridda Cala, un disco per ogni etichetta, una bottiglia che diventa viaggio nella musica oltre che emozione intensa di ricordi, passioni e sensazioni. Il musicista coniuga la sua passione per la musica con quella per le scoperte astronomiche che ne hanno ispirato i titoli dei suoi brani: AmalteaThe Undiscovered in The SkyDoorway on MarsDark Matter, Super Puff (scoperto di recente), Imaginary PeopleLittle Green Man e Galaxy Express. Domenico Rizzuto ci racconta e si racconta con emozione e passione ricordandoci che la vita oltre a essere una costante scoperta è anche grazia e mistero.

Caro Domenico, è uscito un tuo nuovo lavoro molto particolare, ci racconti di più?

Ho scritto questo album, per passione e il legame emozionale che mi lega al disco di Miles Davis, che ha fatto da apripista alle contaminazioni elettriche nel jazz e anche se sono un polistrumentista, la mia tromba è sempre stata ispirata al suono di Miles. È una musica contemporanea e m’intrigava che avesse un supporto fisico inusuale. 

C’è una collaborazione particolare?

È una collaborazione un birrificio artigianale calabrese. Con i due proprietari, Fridda Cala e Marco Facciolo, che sono amici miei da tanti anni, abbiamo disegnato una bottiglia speciale, un inedito disco da bere! 

Cosa significa un disco da bere?

Ogni bottiglia è etichettata con la cover del disco che sarà scaricabile con il QR code sul retro della bottiglia. 

Scusami una curiosità: perché non abbinarlo a un vino rosso?

Troppo scontato! E poi conosco i proprietari del birrificio da sempre, come ti ho detto sono dei miei carissimi amici!

Cosa rappresenta per te questo progetto?

È un disco in cui mi riconosco e che mi rappresenta. Il progetto è totalmente solistico e nasce come omaggio al primo disco elettrico di Miles Davis, “Miles in the Sky”, un’opera che non dimentica la liricità e la rotondità del sound jazz Europeo, integrando melodie eleganti e dilatate, lontane quindi da asperità e da improvvisazioni tipiche del free jazz in una versione che  non è una reinterpretazione dei brani originali, ma piuttosto  una visione personale – in chiave elettronica – dei suoni, delle atmosfere,  dei colori e del messaggio che l’album di Davis ha impresso nella musica del ventesimo secolo.

Qual è la caratteristica musicale di questo lavoro?

Ritmicamente è influenzato dalle tradizionali mediterranee e sudamericane, ma la melodia rispecchia la più pura tradizione europea, alla quale sono molto legato. 

Che cosa rappresenta per te?

Mi piace pensare che possa essere un ulteriore passo verso la nuova direzione che la musica sta imboccando, dove la mia curiosità si coniuga con la ricerca di nuovi orizzonti, nuove frontiere, in musica come in astronomia.

Su quali caratteristiche si sviluppa l’album?

L’album si sviluppa su dei temi ben definiti: la ricerca del suono, la scoperta e l’inesplorato. Una ricerca in cui storia e futuro tecnologico si fondano in un tutt’uno trovando un nuovo equilibrio. Così campionando, sintetizzando e manipolando elettronicamente molti suoni originali di Davis, sono state create delle texture, degli intrecci ritmico armonici e delle atmosfere che creano insieme al suono della Tromba di Domenico Rizzuto una musica nuova e visionaria.

La copertina da chi è disegnata?

La copertina è disegnata da Marco Facciolo, è la rappresentazione artistica del buco nero fotografato recentemente nella nostra galassia, i cui colori omaggiano volutamente la copertina di “Miles in the Sky”.

Come coniughi lavoro e famiglia?

Non è semplice ma ho la fortuna di avere mia moglie che lavoro anche lei nel campo musicale, ci comprendiamo e sappiamo bene che il nostro lavoro è particolare sebbene pieno di emozione. Abbiamo tre figli meravigliosi e siamo una famiglia tradizionale nonostante il lavoro particolare che facciamo.

I tuoi figli amano la musica?

Mio figlio più grande, ha cinque anni, suona già il pianoforte e devo dire che per la sua età è bravo. Decideranno loro cosa fare da grandi. Comunque sia la musica è sempre una bella risorsa, insegna e arricchisce, forma e struttura, crea una sensibilità particolare nella persona.  

Progetti?

Molti e tutti interessanti che vedranno il loro sviluppo nel 2023.