Vivo la musica

La musica è passione, essenza ed esistenza. Vivere di musica è per un musicista la meta più ambita e ricercata, il luogo magico dove approdare, scendere a terra e iniziare il viatico artistico come se fosse la traccia magica di un sogno che conduce verso la felicità. 

Phebo ci insegna che la vita è passione, sogno, determinazione, sfida, volontà. La vita è un tempo ristretto di cui non conosciamo la scadenza che va assaporata e vissuta con cura. Lui ci insegna ad andare oltre la nostra esistenza fatta di inutili apparenze, in cui rischiamo di perderci. Phebo canta la voglia di perdersi, al contrario, in un mondo fuori dal tempo comune. Un mondo in cui si riesca a sognare di volare, senza rincorrere sempre quello che non ci appartiene: la felicità è già in ciò che abbiamo. Phebo cita Heidegger e questo mi invita ad argomentare un itinerario virtuoso dove l’essere nel mondo si coniuga e declina nel significato denso della sua cifra esistenziale di mondo e di persona. L’essere nel faccia-a-faccia tra persona-e- persona come ben ci dice il filosofo ci fa incamminare in quel sentiero della vita autentica di cui l’umana natura ha un bisogno infinito. “La storia del tempo perduto” è un confronto tra un tempo passato, più sociale, e quello di adesso, più social. “Volevo raccontare l’abuso che facciamo di questi, dove i contatti vengono scambiati per amici e si perde la vera interazione”, dice Phebo. In fondo, “il linguaggio è la casa della verità dell’essere (M. Heidegger)”. Il linguaggio di Phebo nelle sue canzoni cerca di tradurre la cifra dell’esistenza nella sua verità esistenziale regalando uno spazio alchemico per riflettere. Poiché “il linguaggio è la casa dell’essere e nella sua dimora abita l’uomo(M. Heidegger)”. Phebo in questo nostro incontro mi ha permesso di accedere alla casa del suo essere profondo e intenso, di questo gli sono grata poiché ogni vita vera è incontro.

Chi è Phebo?

Sono una persona che dedica, a tutto tondo, il suo tempo alla musica. La musica è la mia compagna di viaggio sin da quando ero ragazzo. Sono cresciuto con i miei zii che erano musicisti. Da sempre ho avuto la passione per gli strumenti musicali, per la musica in genere. Sin da piccolo sapevo che la mia strada era quella del musicista, tutto è accaduto in maniera spontanea. Pensa che da bambino preferivo suonare il mio strumento piuttosto che scendere in cortile a giocare con il pallone.

La storia del tempo perduto” cosa racconta?

È un po’ il confronto tra le generazioni. Il messaggio che ho voluto dare, parlando proprio del tempo perduto, si riferisce a quelli che erano, per me, gli anni belli, dove c’era più rapporto sociale e meno rapporto social. Ho cercato di mettere a confronto questi due periodi. Non voglio puntare il dito contro quello che può essere il mondo digitale e virtuale però bisogna sempre farne buon uso, perché l’abuso di ogni cosa ne distorce il senso e l’utilità di uno strumento. “La storia del tempo perduto” parla di questo e mette a confronto gli anni ’90 con l’oggi.  Nel videoclip c’è anche una pillola proiettata nel futuro.

Dove è nata l’ispirazione di scrivere questo brano?

Era una serata normalissima a cena tra amici in un ristorante. Ho posto l’attenzione su quanto oggi siamo abituati a vedere persone con la testa bassa sullo smartphone, sebbene siano al tavolo con altre persone. Spesso, anche le coppie preferiscono guardare il cellulare invece di parlare. Rendermi conto di questo, mi ha acceso un campanello d’allarme. Se ci pensi bene WhatsApp è il nostro alter comunicativo. Le relazioni sono profondamente trasformate eppure basterebbe poco: alzare gli occhi e parlare. Invece, si crea una relazione con lo smartphone piuttosto che con gli amici a cena. Quanti genitori danno lo smartphone o il tablet a bimbi piccoli purché stiano buoni, così per un paio d’ore stanno zitti. I bimbi prima socializzavano, andavano al parco, si divertivano, interagivano con i coetanei. Oggi è tutta un’altra storia.

E la Gen Z?

Sai cosa credo?

Dimmi?

Tutto dipende da una buona educazione. Bisogna saper dosare un po’ di tutto qualunque sia la generazione, la crescita delle persone, il tipo di percorso che un individuo fa. Possiamo parlarne all’infinito! Poi sai cosa c’è: tendiamo a paragonare sempre con quello che abbiamo vissuto in prima persona, ma i tempi cambiano, si modificano, sono in continua evoluzione.  Io a esempio, faccio determinati discorsi con mio nipote e giustamente, dai suoi diciott’anni certe cose non le capisce. 

Lui è la generazione Z a pieno titolo?

Tant’è che mi dice: “che stai a dire?”, quindi chiaramente quello che racconta un falso sono ai suoi occhi io. Per loro è normalità e noi nella loro normalità non ritroviamo noi stessi.  

Il tempo che cos’è?

Il tempo è un gran dono e dobbiamo saperlo sfruttare al meglio. Non voglio fare il buon samaritano, nel senso che noi abbiamo a disposizione un tot di tempo, non sappiamo quanto, che è chiamato vita. Certo il fatto che io possa svegliarmi la mattina ed essere, comunque vada, positivo è già una fortuna. Tutto ciò riflette in questo brano. Nel testo sottolineo che non è tutto così scontato. Anche un abbraccio non è scontato e dobbiamo gustarcelo. Come ti dicevo nessuno sa quanto tempo ha a disposizione, per questo dobbiamo sfruttarlo al meglio facendo cose che nutrono e soddisfano, non va mai sprecato un solo attimo. 

Quanta storia di vita c’è in ogni persona?

Ogni persona ha la sua storia, io ho la mia, tu hai la tua, e questo ci porta ad essere unici, speciali. 

La nostalgia perché è così incisiva nelle persone?

Qualche giorno fa mi è capitato di ritrovare una vecchia foto, ecco lì ho provato nostalgia. Era una foto scattata sotto casa con mia sorella, è stato un attimo. Oggi la nostalgia che mi ha stimolato quella foto è legata a quel periodo nel momento in cui lo stavo vivendo. Era un momento, l’attimo raccolto da quella foto, mi ha riportato alla mente quando ero un ragazzo, l’ingenuità di quel tempo e forse anche meno responsabile, più leggero. Si viveva in maniera molto più leggera. Credo che la nostalgia venga perché vorresti tornare a quei momenti, ma non è possibile. Ti fa riflettere con più maturità su ciò che avresti fatto, sulle scelte prese e allora dici: ma che bello che era. È bello pensare anche agli errori fatti in passato, a quello che hai vissuto all’epoca consapevole del fatto che oggi lo faresti in maniera diversa.  

Entusiasmo e passioni come si coltivano?

Entusiasmo e passioni vanno di pari passo rispetto a un progetto sia lavorativo sia di vita. La musica è sia il mio lavoro sia la mia passione, perché per me è vita, è la mia vita. Per avere entusiasmo bisogna sempre avere stimoli di cose nuove, essere curiosi. Io, per carattere, non sono una persona che si culla, voglio sempre scoprire cose nuove. Sono un cantautore, ma amo approfondire, cercare, scoprire. L’entusiasmo è questo: è saper approfondire, non fermarsi, non cullarsi.

La felicità che cos’è?

La felicità è sapersi accontentare di quello che si ha. Spesso la cerchiamo in situazioni impossibili senza renderci conto di quello che abbiamo, lo diamo per scontato, non ci poniamo attenzione. Così rincorriamo chimere irraggiungibili e siamo eterni insoddisfatti. 

Chi è il tuo pubblico?

Il mio pubblico sono le persone che capiscono ciò che voglio fare con la musica.

Ovvero, che cosa vuoi fare con la musica?

Voglio trasmettere i miei testi. Spesso incontro persone che mi fermano per strada e mi dicono che ascoltando la mia musica si sono rivisti perfettamente nel testo. Ecco, per tornare alla tua domanda, il mio pubblico è questo! Io metto la mia musica a disposizione degli altri. L’arte in generale è fatta per gli altri. Non scrivo canzoni per farle rimanere mie. Oggi, purtroppo, siamo abituati a canzoni leggere, facili. La mia è una musica e parole da ascoltare che fanno riflettere che stimolano pensieri ed emozioni.  

Con la tua musica regali una favola?

Regalo delle favole. Desidero che ogni mio brano sia una favola differente. Ho scritto e scrivo sogni che sono proiezioni di una favola. La favola è un sogno. Non ci costa nulla. È bello sognare. Con “La storia per tempo perduto” ho voluto con il videoclip far diventare la canzone una sorta di colonna sonora, un racconto dove il messaggio è stato messo sotto forma di favola.

Ma tu sogni mai? 

Io sogno spesso, sono un sognatore a tutto tondo. Inseguo il mio sogno da anni, in parte l’ho già realizzato: riuscire a vivere di quella che è la mia passione. Vivo di musica ormai da 26 anni, a differenza di tanti colleghi, tante persone che come me hanno iniziato ma non riescono a fare solo questo nella vita. Mi sento un privilegiato, un sognatore. Il sogno è collegato al mio essere musicista. Volevo dirti: mi fai delle domande bellissime che alla fine si collegano l’una con l’altro. Grazie, grazie davvero. 

Grazie a te! Progetti futuri? 

In primavera uscirà un brano, in realtà è già pronto. Andrà ad aggiungersi ad altri cinque brani. In quel brano mi giocherò una carta che in molti la ritengono scontata.

Quale carta?

La carta della semplicità, voglio che la prossima canzone arrivi diretta nella testa, nel cuore delle persone, in maniera più semplice possibile.  

Premio Starlight International Cinema Award

di Barbara Fabbroni

Il Premio Starlight International Cinema Award è diventato itinerante per un’occasione speciale: assegnare i riconoscimenti non attribuiti durante la 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Tutto ciò è avvenuto durante la 17esima Festa del Cinema di Roma presso lo spazio Lazio Terra di Cinema – Roma Lazio Film Commission. 

Soci fondatori la produttrice Francesca Rettondini e l’ufficio stampa Giuseppe Zaccaria, patrocinato dal Nuovo IMAIE, i premi decisi dal direttivo sono stati realizzati dal perito maestro orafo Giovanni Pallotta. Altri preziosi sostenitori sono stati Appeal, GOLIA film e LTF caffè. 

Alla conduzione Anna Pettinelli, la quale ha ricordato coloro che hanno ricevuto lo Starlight negli anni e, in particolare, durante la IX edizione: Premi alla Carriera ad Aurora Quattrocchi e Paolo Virzì, rivelazione maschile a Leonardo Maltese ne “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio, insignito anche come miglior film. Migliore Attore Tommaso Ragno; Isabel Coixet, regista, produttrice e sceneggiatrice ha ricevuto il Premio Starlight Best International Artist Award. A “Ennio” di Tornatore il Premio Migliore Documentario e un premio speciale a “La voglia matta di vivere” di Ricky Tognazzi” in occasione del centenario dalla nascita di suo padre Ugo Tognazzi. 

Lo Starlight ha sempre avuto a cuore temi sociali e se al lido di Venezia ha assegnato tre riconoscimenti (al documentario “The Jokers”, al cortometraggio “La cura” e alla Fondazione Piccolomini); durante questa edizione speciale romana ha deciso di assegnarlo a “Il giardino dei sogni perduti” per la regia di Sasha Alessandra Carlesi sul tema dell’aborto. 

Migliore Attrice Barbara Ronchi, che tanto ha dato e sta donando alla Settima Arte e non solo; Rivelazione Femminile Elisa Coclite in arte Casadilego per il suo esordio cinematografico in “My Soul Summer” presentato in Alice nella Città e nei cinema dal 24 al 26 ottobre. Miglior regia a Pietro Marcello per il primo lungometraggio realizzato in Francia, “L’envol” (Le vele scarlatte). Non poteva mancare l’attenzione verso la produzione breve per cui il Premio al Migliore Cortometraggio è stato attribuito al corto di apertura di Alice nella Città “Story of Your Life” di Salvatore de Chirico, con Fortunato Cerlino, Daniele Mariani, Lino Guanciale, Ilaria Rossi, Francesca Cavallin (frutto di un’unione di forze produttive Elio Film in associazione con Wrong Child Production, WaterClock Production, Pezzilli&Co., Oudeis, Galileo Figarò e Dakota Film Lab). Il direttivo ha avvertito la necessità di inserire una nuova categoria, quella di Migliore Serie Tv, premiando così “L’Ora – Inchiostro contro Piombo” diretta da Piero Messina (anche supervisore artistico), Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi, dove ognuno, in base al ruolo che ricopriva, si è sentito parte di un progetto collettivo, dando il massimo del proprio contributo per ricordare il giornale storico siciliano e cosa significhi essere giornalisti con la schiena dritta. 

Appuntamento al 2023 per la X edizione del Premio Starlight International Cinema Award. 

ANGELA LA GATTA: «VOGLIO ESSERE D’AIUTO PER RESTITUIRE ALLE DONNE LA SERENITÀ DI GUARDARSI ALLO SPECCHIO»

Angela La Gatta è una giovane estetista che offre un trattamento di trucco permanente alle donne oncologiche, un’iniziativa che porta avanti con grande sensibilità e forza, atta a tirare fuori la bellezza insita in ciascuna donna, ridando loro vita, gioia e speranza in un periodo così difficile.

Buongiorno Angela. Come mai ha voluto offrire questa opportunità alle pazienti oncologiche? Da quando ha iniziato?
“Io mi occupo di dermopigmentazione da un anno e mezzo. Ho lavorato in un’azienda che si occupava di altro, poi ho deciso di fare della mia passione il mio lavoro. Mi occupo delle sopracciglia per le persone che hanno lottato contro il cancro e che continuano a lottare, perché ci sono sia conseguenze a livello psicologico sia conseguenze a livello emotivo che non aiutano nel recupero della quotidianità. Voglio essere d’aiuto per restituire alle donne la serenità di guardarsi allo specchio.”

Cosa significa per lei aiutare queste donne?
“Significa aiutarle ad affrontare una nuova vita con le difficoltà e le sfide quotidiane e dare un piccolo aiuto di sostegno psicologico, nelle mie disponibilità, mettendo a disposizione la mia professione.
Tutto questo non aiuta solo il paziente colpito dalla malattia ma anche i familiari perché, nel cammino verso la riappropriazione della normalità dopo aver lottato contro il cancro, ci sono difficoltà che investono anche i familiari. Dunque, aiuto a recuperare l’aspetto della vita sociale, lottando contro le inevitabili conseguenze fisiche e psicologiche.”

Cosa prova mentre le guida in questo cammino?
“Mi sento sollevata. Io stessa ho vissuto da familiare più di una situazione come questa e ho provato un senso di vuoto. Quindi mi sento sollevata nel poter aiutare, anche solo con un piccolo gesto, le persone che hanno vissuto il trauma del cancro.”

Quanto è importante essere accompagnate in questa fase delicata della malattia?
“È un aspetto fondamentale avere delle persone che diano forza. Quando arriva la notizia della diagnosi, un senso di ansia, paura e disorientamento colpisce sia il malato sia i familiari, dai quali deve nascere, poi, una forza maggiore affinché il malato di cancro possa avere a sua volta la forza di affrontare tutte le cure oncologiche e i cambiamenti fisici, senza sentirsi solo.”

Quali sono gli effetti di questo trattamento sulla pelle?
“Si tratta di un trattamento estetico che consiste nell’inserimento di pigmenti biodegrabili nello strato superficiale del derma. Questi pigmenti sono destinati a scomparire nel tempo, per questo motivo si chiama anche semi- permanente. Ha una durata variabile che varia a seconda dell’età e della tipologia della pelle. Non ha nessuna controindicazione. Prima di iniziare il trattamento, la persona deve essere dichiarata guarita da un certificato oncologico oppure può fare il trattamento prima di iniziare le terapie e, dunque, prima della perdita delle sopracciglia ad esempio.”

Quanto conta l’aspetto estetico?
“È molto importante e penso che un malato oncologico abbia dei cambiamenti fisici anche durante le cure che hanno un impatto molto forte e, a volte, è come se si sentisse privato della propria dignità. Guardarsi allo specchio e non vedersi più come prima è anche un dolore. È come se non si riconoscesse.”

Come viene vista oggi questo branca dell’estetica?
“In generale è molto valida come professione anche perché è possibile, grazie alla dermopigmentazione, non solo aiutare un malato oncologico o rendere il proprio viso più armonioso ma viene usata anche in caso di cicatrici, di ustioni, di smagliature, di calvizie – in quest’ultimo caso si parla di tricopigmentazione. Esiste anche la dermopigmentazione paramedicale che in Italia, per legge, è di competenza sanitaria e consiste nella ricostruzione dell’intera aureola mammaria dotata di una certa tridimensionalità.”

I sogni son desideri, spesso si avverano: basta crederci

di Barbara Fabbroni

Raccontare il mondo di NoiDue è come accedere all’interno della lampada di Aladino dove la magia costruisce un itinerario virtuoso tirando fuori, come per magia, la realtà da un sogno. Due ragazzi giovanissimi, siciliani, con la loro dose di dolori e fatiche in tasca ma con l’ambizione di emergere e costruirsi un viatico nutritivo e soddisfacente nel difficile mondo del cinema. Così, come si dà vita a un’opera d’arte in una tela bianca, anche loro, con la passione che scorre nelle loro vene, hanno abbracciato un progetto che sta piano piano dipanandosi come una tela raffinata e avvolgente. Il cinema, si sa, è oltre che arte pura magia. Così due mondi si fondono e confondono creando quella sinfonia che presto farà vibrare di emozione gli animi di chi guarderà “Dimmelo” e potrà volgere lo sguardo non solo al sogno ma anche al possibile. Maria Paola e Anthony si raccontano e ci raccontano questo loro progetto co-condiviso con me che scrivo. Dapprima avevo pensato di firmare questo articolo con il mio pseudonimo ma poi mi sono resa conto che non avrei mai potuto farlo ed ecco qui, tutto fatto in casa così da NoiDue sian passati a NoiTre. 

Un nuovo progetto in cantiere, vi va di parlarne?

Certamente e con immenso piacere. Da qualche settimana abbiamo annunciato che stiamo lavorando al nostro nuovo cortometraggio dal titolo “Dimmelo”, ispirato all’ultimo romanzo di Barbara Fabbroni “L’amore all’improvviso”, edito da Armando Curcio Editore. Siamo felici di essere i primi a poter interpretare Benjamin e Sveva, due personaggi a cui siamo molto affezionati. 

Come nasce e perché nasce la vostra collaborazione con Barbara Fabbroni?

Avevamo pubblicato nelle nostre IG Stories delle domande e dei quiz che anticipavano l’uscita del nostro cortometraggio comico “Buona pasqua???”. Il primo utente a rispondere fu proprio Barbara, che incuriosita, probabilmente dal trailer, attendeva entusiasta Tonia, Liberio e lo zio Pasquale. Curiosando su Instagram conobbe “NoiDue”, che con grande gioia pensammo di realizzare un cortometraggio ispirato a uno dei suoi romanzi, spinti da una matta voglia di fare e da una passione sfrenata per l’arte e l’amore. 

Perché avete scelto di collaborare con Barbara Fabbroni?

Ci colpì subito la sua arte, priva di alcuna etichetta e la sua umiltà. NoiDue in quanto coppia nella vita pensammo subito a una possibile collaborazione con Barbara perché uniti da un fortissimo e intramontabile sentimento, un vero e proprio miracolo della vita, incantevole in ogni sua forma qual è l’amore.

Perché avete scelto il romanzo “L’amore all’improvviso”?

Avevamo inizialmente mostrato interesse per il romanzo “Love in the City” quando da lì a poco la stessa Barbara ci propose di lavorare sulla sua ultima opera di cui ci innamorammo perdutamente già dalla lettura delle prime pagine. “L’amore all’improvviso” arrivò proprio all’improvviso. Era fuori dai nostri pensieri perché più lungo di oltre cento pagine rispetto al romanzo citato in precedenza. Avevamo in mente di realizzare un cortometraggio di circa 20 minuti e quindi la sfida sarebbe stata più ardua ma fummo felici di stravolgere i nostri piani e di metterci alla prova. È un romanzo fantastico, caratterizzato da personaggi molto particolari le cui personalità vengono messe in risalto da accurate e minuziose descrizioni, a tal punto che puoi quasi vederli.

Quale sarà il punto focale della sceneggiatura che avete tratto dal libro?

Abbiamo mantenuto diversi dettagli presenti nel romanzo che i lettori di Barbara riconosceranno già dall’inizio del cortometraggio. Il punto focale della sceneggiatura sarà un amore improvviso, immerso in usuali atmosfere thriller e passionali.

Siete un duo e fate tutto da soli, perché questa scelta?

Per chi non lo sapesse, abbiamo scelto il nome NoiDue non soltanto per rappresentare l’unione artistica e sentimentale della nostra coppia, ma anche perché facciamo tutto da soli, dall’idea alla realizzazione. Dover ricoprire un’infinità di ruoli, per di più da autodidatti, non è per niente facile. Siamo i registi, gli attori, i produttori, i cameramen, i grafici di ogni nostra produzione.  Ci occupiamo, inoltre, della scenografia, del montaggio, dei costumi e di ogni singolo dettaglio. In realtà non si è trattato di una scelta vera e propria, ma di una necessità, dal momento che siamo un duo emergente e non possiamo permetterci una produzione. Da qui deriva la determinazione di dimostrare a noi stessi e agli altri che, per amore del nostro sogno, siamo disposti a sdoppiarci, triplicarci, quadruplicarci, pur di sopperire all’assenza di una troupecinematografica. Ciò, peraltro – e questo è un aspetto positivo – ci consente di esprimere appieno la nostra passione, non limitandola alla mera interpretazione dei personaggi. Ovviamente auspichiamo di poter disporre, un giorno, di una produzione, ma possiamo dire  con certezza che essa avrà sempre la testa ed il cuore dei NoiDue.

Quanta fatica c’è in sfide come queste?

Ogni nostro progetto è paragonabile a una vera e propria sfida. NoiDue è amore e passione ma anche fatica, tanta fatica. Lo stress fisico e mentale ci accompagna quotidianamente, ma questo fa parte del gioco. Allo stesso tempo non possiamo nascondere che i momenti divertenti sono davvero moltissimi. La felicità che proviamo nell’immaginare il prodotto finito non vede ostacoli. Avrete modo di capire come lo realizzeremo poiché pubblicheremo anche il backstage. 

Una volta realizzato il corto lo presenterete a qualche festival?

È sicuramente tra i nostri programmi. Non vediamo l’ora di presentarlo al pubblico che da quando abbiamo iniziato, ci ha donato sostegno, entusiasmo e tantissima gioia, alimentando sempre di più la nostra voglia di fare.

Avete già individuato dove presentarlo?

Non ancora, ma faremo a breve un’accurata selezione. Abbiamo inoltre pensato di presentarlo nelle scuole, soprattutto per invogliare i giovani come “NoiDue” a credere nelle proprie passioni.

Come è la collaborazione con Barbara Fabbroni? Vi trovate bene? C’è stato qualche punto di visione diverso?

Collaborare con Barbara è come sentirsi a casa. È una persona come poche, sempre gentile, trasparente e puntuale. Cercavamo da tempo un’anima come la sua e dopo pochi messaggi fu “Amore all’improvviso”. A sostegno della trasparenza diciamo che anche i punti di visione diversi e le incomprensioni hanno preso parte alla collaborazione ed è proprio grazie a quest’ultimi che abbiamo approfondito la nostra conoscenza, trasformandola in una vera e propria amicizia. 

Quando inizierete le riprese? 

Abbiamo effettuato le prime riprese nel mese di settembre, ma per esigenze tecniche ritorneremo sul set a novembre.

Nel cast oltre a voi due vi saranno altri compagni di viaggio?

A parte qualche comparsa, per scelta, saremo gli unici attori presenti nel film, mentre Barbara ci accompagnerà a distanza prestando la sua voce fuori campo.

Volete aggiungere altro?

Interpretare Benjamin e Sveva si sta rivelando più interessante ed affascinante di quanto credessimo. La storia che avvolge le vite dei due protagonisti è come un’ombra che incombe su di loro, rendendo il tutto estremamente intrigante. 

SCONTRI SAPIENZA, TODDE (GN ROMA) E SALVATI (AZIONE UNIVERSITARIA ROMA):”PAGLIACCIATA ROSSA”

In occasione di un convegno organizzato da Azione Universitaria, a cui hanno partecipato Daniele Capezzone e Fabio Roscani, i collettivi rossi hanno dato vita a una contro manifestazione di protesta, che ha generato scontri con gli uomini e le donne delle forze dell’ordine.

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Il 28 ottobre, Pasolini nel centenario dalla nascita: “La fine del diverso” di Michel Emi Maritato

PRESSO LA SALA DELLE COLONNE DI LANUVIO PRESENTAZIONE DEL LIBRO LA FINE DEL DIVERSO DI MICHEL EMI MARITATO SU PIER PAOLO PASOLINI

Un libro per raccontare con coraggio e passione la storia e le vicende di Pier Paolo Pasolini, come nessuno ha mai osato fare. Nell’ambito del centenario della nascita di uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento, venerdì 28 ottobre 2022, a partire dalle ore 18, presso la Sala delle Colonne della Biblioteca Comunale nel Palazzo Sforza Cesarini, in via Sforza Cesarini, 37 a Lanuvio, si terrà la presentazione de La fine del diverso, Herald Editore, ultima fatica letteraria del giovane e apprezzato scrittore romano, Michel Emi Maritato.
A distanza di tanti anni, dunque, la vita e soprattutto la morte di Pasolini scuotono ancora l’anima di chi, attento ricercatore, colto e stimolato a raccogliere le giuste fonti non si accontenta di accogliere una conclusione come quella che è stata data. Così Emi Michel Maritato, uomo di cultura, presidente di Assotutela, intellettuale, drammaturgo, criminologo, giornalista, ha costruito la sua ipotesi giornalistica in merito alla vicenda Pasolini. Maritato ha affrontato, sviscerato, studiato ogni più piccolo aspetto di questa morte violenta e impensabile tanto da promuovere spunti di riflessioni sostanziali e da accendere l’attenzione della Commissione parlamentare antimafia, presieduta da Nicola Morra.
Martina Nasini, dell’Associazione Culturale La Terzina, presenterà l’evento, introducendo i saluti istituzionali del Sindaco dott. Andrea Volpi e del Presidente del Consiglio dott. Alessandro De Santis.
Alla presentazione, prenderanno parte autorevoli personaggi ed esimi esponenti del mondo istituzionale, culturale, giuridico e intellettuale: Secondina Marafini, docente di greco, latino e materie letterarie, Aldo Onorati, amico e studioso di Pasolini, Mario Alberti, presidente dell’Associazione culturale “La terzina”. L’evento è patrocinato dalla Regione Lazio e dal comune di Lanuvio.
Il ricavato del libro, fa sapere Michel Emi Maritato, sarà devoluto in beneficenza, per finanziare: «ad esempio, azioni buone come quella del recupero e il reinserimento sociale dei detenuti. Inoltre chi comprerà il libro sosterrà l’attività di realtà importanti del nostro territorio come l’ospedale Bambin Gesù, la casa famiglia di Rocca di Botte Acero rosso e la fondazione Santobono di Napoli».
Il Presidente del Consiglio dott. Alessandro De Santis, a proposito della presentazione di questo venerdì, dichiara: «È un onore e un piacere poter ospitare la presentazione di un libro importante – come quello del dottor. Maritato – in una delle sale più prestigiose del nostro comune, che presenta anche l’allestimento archeologico del museo di Lanuvio. È importante celebrare il centenario dalla nascita di Pasolini, portando avanti il lavoro fatto con le tante iniziative volte ad approfondire la sua figura.
Come ritiene anche il mio amico scrittore Aurelio Picca, l’opera di Pasolini è spinta da una violenza che si risolve nella tragica morte, in una spinta perenne verso un porto glorioso ma violento incarnato dalla morte stessa.
Pasolini è stato lo scrittore più complesso e profetico, assieme a D’Annunzio, nel panorama italiano. Una personalità molto docile, come ricorda la poetessa Amelia Rossella, una persona silenziosissima».