Fondazione Super Sud: «“Il Manifesto del Sud Resiliente” per un nuovo modello di governance del Mezzogiorno

Fondazione Super Sud: «“Il Manifesto del Sud Resiliente” per un nuovo modello di governance del Mezzogiorno. A Città della Scienza l’appello di Giannola e Zamagni»

Il Presidente Giovanni D’Avenia: “Intelligenza collettiva e fiducia nel futuro per innovare i processi di progettazione delle risorse e per unire le forze per affrontare le sfide del terzo settore, elemento trainante dell’economia e delle politiche sociali del Paese. Un successo il primo Forum sulle Comunità attive del Mezzogiorno: da subito al lavoro per la seconda edizione”

Si è concluso con grande successo il primo Forum dedicato alle Comunità Attive e alle Reti Solidali del Mezzogiorno, tenutosi a Napoli a Città della Scienza. L’evento ha riunito rappresentanti di organizzazioni non profit, istituzioni pubbliche, imprenditori e cittadini, per una due giorni di workshop, panel di discussione e tavole rotonde su welfare generativo, innovazione digitale, intelligenza artificiale, coprogettazione e coprogrammazione. L’obiettivo principale è stato quello di esplorare le potenzialità del terzo settore nella creazione di reti di solidarietà e sviluppo sostenibile, offrendo uno spazio di confronto e collaborazione.

Durante il forum, sono stati affrontati temi cruciali quali l’importanza della sussidiarietà, il ruolo delle fondazioni di comunità e la necessità di una nuova visione economica che integri le dinamiche sociali. Le varie sessioni hanno incluso testimonianze dirette di chi opera quotidianamente nel settore, che hanno messo in luce le sfide concrete e le opportunità emergenti. Grazie alla partecipazione di esperti e studiosi a cui sono stati affidati gli speech conclusivi per tracciare un bilancio della prima edizione, tra cui Don Federico Battaglia, Adriano Giannola e Stefano Zamagni, i partecipanti hanno potuto riflettere su buone pratiche e modelli innovativi di intervento. È stata una manifestazione di grande rilevanza, non solo per l’aspetto informativo, ma anche per la creazione di un clima di fiducia e collaborazione, fondamentale per affrontare le difficoltà che caratterizzano il Mezzogiorno.

Don Federico Battaglia, segretario dell’Arcivescovo di Napoli, ha sottolineato l’importanza del ruolo della Chiesa nel sociale: “Siamo orgogliosi di essere l’unica diocesi in Italia a mantenere la Caritas come parte integrante della nostra missione. Crediamo che la carità debba essere un dovere istituzionale e fondamentale per affrontare le povertà che affliggono il nostro territorio. Dalla creazione della Casa Bartimeo, un centro di accoglienza a San Pietro a Aram, abbiamo sviluppato una serie di servizi, come i medici di strada e i centri di ascolto, per aiutare gli impoveriti. Credo che la sostenibilità non debba essere vista solo come un fattore economico, ma come un principio di gratuità che ci consente di generare un impatto sociale profondo. È fondamentale che i giovani si attivino per costruire comunità, unite dalla fede e dalla volontà di affrontare le sfide insieme, senza dimenticare che il sostegno della società civile e del settore privato può fare la differenza nel realizzare progetti che hanno un impatto significativo. La nostra esperienza, sebbene possa sembrare unica, offre modelli replicabili che possono ispirare altre realtà.”

Adriano Giannola, presidente di Svimez, ha evidenziato le potenzialità e le sfide del territorio: “Napoli e il Mezzogiorno rappresentano un terreno fertile per lo sviluppo, ma spesso non riusciamo a valorizzare ciò che abbiamo. Quando si costruisce qualcosa di eccezionale, il rischio è che venga esportato altrove, mentre il nostro territorio continua a rimanere indietro. Le aziende e le fondazioni sono presenti, ma manca una rete di supporto per collegarle e dare vita a iniziative durature. È essenziale affrontare la questione della sussidiarietà, un concetto fondamentale della nostra Costituzione, per creare una comunità coesa e capace di rispondere alle esigenze locali. Dobbiamo investire nel potere delle fondazioni di comunità per incentivare lo sviluppo. Il nostro obiettivo è lavorare insieme, superando le divisioni, e costruire una rete di supporto che dia voce a tutti coloro che vogliono contribuire. Solo unendo le forze possiamo sperare di affrontare le sfide che ci attendono e costruire un futuro migliore per il Mezzogiorno.”

Stefano Zamagni, economista ed ex presidente dell’Agenzia per il Terzo Settore, ha parlato delle sfide attuali: “Da oltre vent’anni ci troviamo a fronteggiare problemi strutturali che sembrano insormontabili. Le risorse promesse dal PNRR sono una grande opportunità, ma l’attuazione è lenta e manca di trasparenza. È essenziale non solo accettare finanziamenti, ma anche gestirli in modo efficace. In Italia, c’è una tradizione di considerare il terzo settore come un’economia debole, legata alla gratuità, mentre dovremmo vederla come un pilastro fondamentale del nostro sistema economico. La comunità deve tornare al centro del dibattito, poiché solo attraverso il riconoscimento dei beni relazionali e dei beni comuni possiamo costruire una società coesa. È fondamentale sviluppare una strategia che coinvolga tutte le parti interessate, tra cui lo Stato, il mercato e la comunità. Solo così potremo affrontare le sfide attuali e ricostruire la fiducia nella nostra capacità di cambiare il futuro. La coprogrammazione è la chiave per garantire che le decisioni siano condivise e che tutte le voci siano ascoltate, così da costruire un modello di sviluppo realmente inclusivo e sostenibile.”

Infine, il Presidente della Fondazione Super Sud Giovanni D’Avenia ha dichiarato: “Questo forum rappresenta un passo importante nella direzione della cooperazione e del coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate. È fondamentale che continuiamo a lavorare insieme per costruire un Mezzogiorno più forte e resiliente. Le esperienze condivise in queste due giornate dimostrano che, unendo le forze e le competenze, possiamo affrontare le sfide e creare un futuro migliore per le nostre comunità. Non possiamo permetterci di tornare indietro: l’innovazione sociale e la coesione sono le chiavi per uno sviluppo duraturo e inclusivo. Siamo tutti chiamati a fare la nostra parte e a lavorare in sinergia per il bene della nostra terra e dei suoi cittadini. Un’edizione che apre a nuovi scenari e crea connessioni virtuose in un settore estremamente variegato, realizzata grazie alla sinergia preziosa tra CSV Napoli, Fondazione Banco di Napoli, Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana e Fondazione con il Sud”.

Il forum ha dimostrato la volontà e la capacità di collaborare, mettendo in evidenza che, insieme, è possibile affrontare le sfide e progettare un futuro migliore per il Mezzogiorno.

Sociale, Tiso(Csic): “Povertà assoluta in Italia, fenomeno allarmante”

Sociale, Tiso(Csic): “Povertà assoluta in Italia, fenomeno allarmante”

“La povertà assoluta nel nostro Paese sta arrivando, purtroppo, a livelli davvero preoccupanti negli ultimi anni, evidenziando la necessità di applicazione di interventi strutturali da parte del governo centrale per sostenere le famiglie più vulnerabili e le categorie sociali più vulnerabili. Cosa che non sempre avviene. Sono infatti milioni le persone che vivono attualmente in condizioni di povertà assoluta, fenomeno che colpisce in modo trasversale tutte le fasce d’età e le aree geografiche, con un’incidenza particolarmente sensibile nel Meridione. Tra le categorie più esposte troviamo le famiglie numerose, gli anziani, le donne e i giovani, anche con i minorenni che rischiano di vivere in condizioni di grave indigenza. L’impatto della pandemia e della crisi economica globale hanno ulteriormente aggravato la situazione, rendendo insufficiente il potere d’acquisto di molte famiglie, nonostante i vari interventi governativi. Organizzazioni non governative, associazioni caritative e anche realtà territoriali, come il Centro Studi Iniziativa Comune, denunciano ancora una volta una crescente domanda di servizi essenziali come alimentazione, assistenza sanitaria e alloggio. È indispensabile un approccio coordinato e strutturato, che coinvolga istituzioni nazionali, enti locali e il terzo settore, al fine di aumentare politiche sociali efficaci e sostenibili. La povertà assoluta in Italia non è solamente una questione economica, ma prima di tutto sociale e morale. Contrastarla significa tutelare la dignità, l’inclusione e le pari opportunità a tutti i cittadini”.

Così, in una nota, Carmela Tiso, portavoce nazionale del Centro Studi Iniziativa Comune.

Casa: Fondazione Cariplo, abitare a San Siro e Stadera, tra inquilini storici e le nuove famiglie

Casa: Fondazione Cariplo, abitare a San Siro e Stadera, tra inquilini storici e le nuove famiglie
Milano, 27 set 20:29 – (Agenzia Nova) – Sono due i profili più comuni delle tipologie di inquilini che abitano le oltre 70mila case Aler nei quartieri stadera e San Siro a Milano. Gli inquilini storici – tipicamente italiani (80 per cento), spesso pensionati (46 per cento) che vivono soli (40 per cento dei casi) e in condizioni economiche modeste (reddito medio di circa 12 mila euro annui per chi vive solo) – e nuovi inquilini – stranieri, più giovani e inseriti in nuclei familiari più numerosi (il 50 per cento circa vive in una famiglia di 4 o più componenti) e maggiormente esposti a rischi di povertà (reddito medio di circa 3.200 euro pro capite tra le famiglie di 4 o più persone). È il risultato della ricerca presentata al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano in occasione dell’evento Open Night, e risultata vincitrice del Bando Disuguaglianze lanciato dalla Fondazione Cariplo (edizione 2022). La ricerca sul tema dell’Abitare a Milano, è stato approfondito da un gruppo di lavoro composto da ricercatori dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, in partnership con il Politecnico di Milano. Lo studio approfondisce il profili di chi vive nelle case Aler, dagli inquilini storici a quelli nuovi. Lo studio evidenza il valore sociale generato dai servizi abitativi, quando la gestione del patrimonio è radicata in una prospettiva strategica, che supera i vecchi steccati fra una gestione sociale e quella tecnica ed amministrativa. Attraverso l’integrazione fra servizi tecnici, amministrativi e sociali, è possibile migliorare l’efficacia nella gestione degli alloggi e ridurre i conflitti tra gli inquilini. L’esperienza raccontata oggi dimostra che la presenza di figure di presidio come i custodi e i Community Manager rafforzi il senso di comunità e appartenenza tra le persone, assicurando una migliore qualità della vita negli alloggi.

Pur riconoscendo che il turnover di unità immobiliari che a oggi caratterizza le così dette case popolari milanesi fatica a rispondere al bisogno crescente della città e che la situazione abitativa attuale manifesta una frattura generazionale tra i sui inquilini, l’esperienza di Milano suggerisce che quando si è di fronte a un modello di gestione integrato e proattivo è possibile migliorare la sostenibilità economica e sociale del patrimonio pubblico. In questo senso, favorire lo sviluppo di politiche abitative innovative e sostenibili significa anche generare un effetto trasformativo che attiva percorsi di inclusione delle persone più fragili. In particolare, l’esperienza dei community manager che Aler ha messo a San Siro e l’esperienza delle quattro corti di Stadera, dove il modello della gestione integrata promosso da CCL e Darcasa sempre su case Aler, sta dando esiti molto rilevanti.

Da sempre Fondazione Cariplo è attenta al tema della casa. Per farlo agisce in due modi. Da un lato promuove l’housing sviluppato dalla Fondazione Housing Sociale, che Cariplo ha fatto nascere 20 anni fa e che si dedica a progetti ad esempio per famiglie giovani, studenti, anziani… Il 3 ottobre è in programma un evento per ricordare l’anniversario, durante il quale verranno presentati dati e ricerche in questo ambito. Questa azione viene realizzata attraverso investimenti del patrimonio in fondi che hanno l’obiettivo di realizzare abitazioni, spesso in un regime di rigenerazione urbana. Dall’altro, ogni anno, sostiene con l’attività filantropica interventi di housing che si rivolgono principalmente alle fasce più fragili, in emergenza, approcciando con lungimiranza un problema che negli anni è andato crescendo, aggravato da dinamiche sociali ed economiche sempre più complesse, come la precarietà lavorativa, la crescita dei costi abitativi e l’indebolimento delle reti di supporto tradizionali. Dal 2000, la Fondazione ha messo in campo circa 80 milioni di euro mettendo a disposizione oltre 6mila posti letto, o appartamenti, per dare risposta alle emergenze di chi si trova a vivere una situazione di fragilità e sperimenta grandi difficoltà, specialmente quando vengono toccate questioni essenziali.

Un capitolo strettamente collegato è l’housing sociale legato al Dopodinoi che consente alle persone con disabilità di vivere in autonomia, emancipandosi dalla famiglia, ma potendo contare su una rete di supporto. L’esperienza ventennale di Fondazione Housing Sociale e di Fondazione Cariplo insegna che l’housing sociale non è solo una questione di quantità di alloggi, ma di qualità della vita. La sfida di oggi è rispondere al crescente fabbisogno abitativo, non solo per chi si trova in condizioni di difficoltà, ma per tutti coloro che, pur essendo esclusi dalle categorie di fragilità tradizionali, non riescono ad accedere al mercato immobiliare. In questo contesto, l’housing sociale non è solo una soluzione temporanea, ma un modo per costruire un futuro più equo e inclusivo, in cui la casa non sia solo un bene economico, ma un diritto sociale. (Rem) ©️ Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Terzo Settore: Fondazione Cariplo presenta in India il primo Rapporto Disuguaglianze

Terzo Settore: Fondazione Cariplo presenta in India il primo Rapporto Disuguaglianze
Milano, 27 set 11:12 – (Agenzia Nova) – Fondazione Cariplo ha presentato i risultati del primo Rapporto Disuguaglianze alla prestigiosa conferenza annuale della HDCA in programma a Kolkata, in India, tenutasi in questi giorni. La conferenza annuale della Human Development and Capability Association (HDCA), giunta al suo ventesimo anniversario, ha scelto quest’anno Kolkata, una città particolarmente significativa, essendo il luogo natale del primo presidente dell’associazione, il professor Amartya Sen, uno dei principali teorici della giustizia sociale e dello sviluppo umano. Il tema scelto per l’edizione 2024, “Crisi, Capacità e Impegno”, ha esplorato i legami tra le crisi globali e locali e il loro impatto sulle capacità delle persone e delle comunità. L’evento è stato un’occasione importante per riflettere su come le crisi – che spaziano da quelle ambientali e sanitarie a quelle legate ai cambiamenti sociali e tecnologici – rivelino e amplifichino le disuguaglianze esistenti.

La presenza della Fondazione Cariplo alla conferenza HDCA è stata particolarmente rilevante per il suo impegno nel contrastare le disuguaglianze sociali ed economiche. Presentando il Rapporto Disuguaglianze in inglese, la Fondazione ha inteso condividere le sue ricerche e strategie con una comunità internazionale, stimolando il dibattito sulle sfide comuni legate all’equità e allo sviluppo umano. Questo confronto globale consentirà alla Fondazione di rafforzare le collaborazioni internazionali e acquisire nuove prospettive per migliorare le politiche e gli interventi che mirano a costruire società più inclusive e sostenibili. Nel Marzo 2023 Fondazione Cariplo ha presentato il primo Rapporto Disuguaglianze, “Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze”, un lavoro di ricerca finalizzato a creare conoscenza sulle diverse dimensioni della disuguaglianza, ma anche a portare all’attenzione del dibattito pubblico il tema delle disuguaglianze attraverso una nuova prospettiva che possa essere utile per sviluppare insieme nuove e più efficaci soluzioni per lo sviluppo di società più inclusive e fornire uno strumento di conoscenza per addetti e non addetti ai lavori. Successivamente, visto l’interesse suscitato in Italia, la Fondazione ha deciso nei primi mesi del 2024 di tradurlo in inglese per renderlo fruibile a un pubblico più ampio ed entrare in dialogo con altri soggetti internazionali. Nel fare questo sono stati aggiornati i set di dati che potevano essere resi più attuali e sono state inserite informazioni di contesto più ampie e utili a una migliore comprensione per un pubblico straniero.

Il tema chiave: Da anni assistiamo a una frammentazione crescente che crea un divario di futuro e di prospettiva di vita: è in questo spazio che perdiamo il potenziale umano di tanti ragazzi, di tanti lavoratori, di tanti cittadini del domani. Davanti a questo la Fondazione Cariplo, che da sempre investe sulle potenzialità delle persone e sui legami di comunità, vuole mettersi in dialogo con gli altri soggetti che possono contribuire al contrasto della disuguaglianza. Si tratta di una sfida che impegna noi, i soggetti dell’economia, gli attori istituzionali e le organizzazioni non profit per individuare nuove modalità di intervento, che aiutino in modo consapevole ed efficace a ricucire i legami delle nostre comunità, da cui dipende il futuro delle nostre persone e delle nostre istituzioni. Il territorio di Milano, in particolare, ha fatto da “incubatore” per un’analisi sul campo che ha permesso di indagare la dimensione di “outlook”, ossia di sguardo sul proprio futuro, da parte dei ragazzi. Milano e il suo territorio sono infatti un avamposto capace di cogliere con anticipo fenomeni sociali emergenti e trasversali e sono inoltre uno straordinario laboratorio di solidarietà che permette di intercettare i bisogni e immaginare nuove soluzioni. Tra i temi chiave emersi durante la presentazione: la necessità di una risposta che chiami in gioco tutti gli attori e che parta da un atteggiamento “di iniziativa” verso i soggetti più fragili.

L’esigenza di un rapporto sulle disuguaglianze emerge da una riflessione che la Fondazione Cariplo ha approfondito durante e dopo la pandemia, davanti all’aumento delle diverse forme di povertà, che colpiscono in particolare i giovani e le famiglie con figli piccoli. Come emerge dal rapporto, da decenni la nostra società ha vissuto grandi trasformazioni e al contempo l’area della povertà è cresciuta in maniera molto importante: nel 2021 circa due milioni di famiglie si trovano in una situazione di povertà assoluta, ossia più del doppio rispetto al 2005. In tale contesto, il percorso di istruzione obbligatoria fatica purtroppo da solo a svolgere il ruolo di ascensore sociale per i gruppi di studenti più svantaggiati, contribuendo anzi a sedimentare le disuguaglianze iniziali di apprendimento che derivano dai diversi background socioeconomici. La “mobilità sociale” è quindi un obbiettivo che va sostenuto con opportuni interventi per garantire la rimozione degli ostacoli che non la permettono, contrastando la disuguaglianza di opportunità. Fondazione Cariplo sta lavorando ad un nuovo Rapporto disuguaglianze che continuerà a esplorare il tema delle disuguaglianze con un focus sull’età dello sviluppo per comprendere quali sono i principali fattori di snodo che hanno permesso alle persone, pur partendo da una condizione di fragilità iniziale, di esprimere il loro potenziale. (Com) ©️ Agenzia Nova – Riproduzione riservata

Tra misteri, dubbi e fragilità umane: il giallo introspettivo di “Un commissario per caso. Il filo del tradimento”

Un commissario per caso. Il filo del tradimento” è il nuovo libro di Carlo Magnifico – pseudonimo dell’autore – che trasporta il lettore nel mondo del giallo con una sensibilità che va oltre la mera indagine criminologica.

Attraverso le parole di Fabio Santella, amico dello scrittore, abbiamo avuto modo di esplorare i temi e le istanze alla base di una storia in cui il protagonista è molto più di un semplice risolutore di omicidi. Attraverso i suoi occhi, seguiamo non solo la ricerca della verità nei casi che affronta, ma anche una ricerca interiore che diventa un viaggio alla scoperta di sé e del proprio posto nel mondo, parimenti allo stato d’animo dell’autore in continua esplorazione del proprio percorso. 

Da dove nasce l’esigenza di scrivere questo libro?

“Ciò che ha spinto l’autore a scrivere il libro è stata sicuramente la sua passione per i libri gialli dai classici dell’ottocento fino ai personaggi creati dagli autori contemporanei. Sherlock Holmes, Poirot, Miss Marple ma anche Ellery Queen arrivando al commissario Ricciardi e all’ormai immortale Montalbano hanno fatto appassionare l’autore al genere letterario.

A fronte di questi personaggi che sembrano essere nati detective o commissari, che appaiono sempre così sicuri e determinati, l’idea di Carlo Magnifico è stata quella di creare un personaggio figlio della propria generazione e soprattutto, delle proprie esperienze.

Il protagonista del libro è, infatti, un commissario che non si sente portato per il ruolo che ricopre e al quale è arrivato casualmente e che si confronta quotidianamente con il nemico che l’autore riconosce alla propria generazione: l’ansia. Un commissario per caso, per l’appunto. Siamo quindi lontani dal prototipo dell’investigatore infallibile, dotato di un talento innato. Il commissario Barbero si pone sullo stesso piano del lettore e con lui procede nelle indagini ad armi pari.”

Di cosa parla il libro e come mai la scelta di questo titolo?

“Innanzitutto, devo dire che questo libro è pensato come un episodio di una serie e, in effetti, altri due romanzi sono in via di pubblicazione. Tutte le indagini del commissario Barbero si svolgono nel mondo dell’università fra logiche discutibili e concorsi pilotati. 

Ne’ “Il filo del tradimento” il commissario si trova a indagare sulla morte di un “quasi” ricercatore durante gli scavi in un sito archeologico della zona. Il colpevole è da ricercare nei suoi colleghi legati alla vittima dallo stesso destino di precarietà proprio della figura dei ricercatori universitari e dallo stranissimo vincolo che li lega al “maestro”, vale a dire il professore di riferimento del gruppo di studiosi.

L’omicidio è legato al concetto di tradimento di cui nella storia troviamo molti esempi emblematici e che, allo stesso tempo, ognuno di noi percepisce a proprio modo.

Una statuetta con un’incisione fatta ritrovare dall’assassino fra le mani della vittima condurrà il commissario Barbero alla scoperta del responsabile fra necropoli preromane e rapporti di amicizia e professionali dei protagonisti del libro. 

Sarebbe tutto più facile se ci fosse un segno distintivo che definisse le persone, una sorta di marchio che si imprimesse ben visibile sulle mani degli assassini ma purtroppo, esteriormente siamo tutti uguali e questo condanna il commissario Barbero a dover capire cosa c’è dietro l’apparenza e la materialità dei gesti. Compito davvero arduo per chi, come lui, fatica a capire le proprie emozioni.

Esiste un personaggio in particolare che ha ispirato il processo di scrittura?

“Ci sono un po’ tutti gli investigatori che l’autore ama: Miss Marple, Poirot, Montalbano, ad esempio. Nessuna sparatoria, nessuna violenza efferata, per quello c’è già la realtà. La presenza del mare potrebbe ricordare Montalbano però il commissario di Camilleri adora il mare, ci nuota come se fosse nel suo ambiente naturale. Barbero invece lo teme, gli fa paura e per questo si limita a guardarlo dalla spiaggia. 

Ma tutto è in trasformazione e anche i personaggi di un commissariato si evolvono, mutano, esattamente come ognuno di noi. E proprio nella trasformazione dei propri personaggi possiamo vedere la mano dello scrittore che deve condurre il lettore attraverso la crescita dei suoi protagonisti. 

Quali temi vengono affrontati?

“Al di là dell’intreccio caratteristico del genere giallo, che in questo caso prende forma all’interno delle logiche universitarie con le sue sfumature un po’ comiche, credo che la scrittura sia per l’autore una forma di auto-terapia che lo spinge a ricercare, con il lettore, il segreto per sentirsi a proprio agio nelle differenti situazioni. Barbero è un uomo di 35 anni, ansioso senza sapere di esserlo, entrato per caso in Polizia e trasportato in una dimensione del tutto nuova. Percepisce il suo malessere e cerca di dargli un nome ascoltando la sua testa e il suo stomaco. Tutto contribuisce a costruire questo stato di precarietà, soprattutto la notizia dell’omicidio di turno che, immancabilmente, l’ispettore Corradi gli comunica.

Fedeli compagni di viaggio sono la sua amica Marta, le sue chitarre e le canzoni del Liga. Dalla terrazza di casa a picco sulla spiaggia, rigorosamente di notte, si libera di tutto ciò che lo tiene ben saldo a terra riuscendo almeno per una mezz’ora a sentirsi “leggero”.

Si possono trovare riferimenti a esperienze personali?

”Il personaggio è autobiografico e i sentimenti che lo descrivono, così come la paura e l’ansia, lo sono altrettanto. Il contorno è, invece, frutto dell’immaginazione. L’autore stesso è una persona che per anni ha cercato la giusta strada per affermarsi e capire se stesso. Nel libro si avverte la necessità di una trasformazione e l’inclinazione umana a procedere in un percorso di crescita.”

Fondazione Super Sud: “Da Città della Scienza un documento guida per un welfare inclusivo e sostenibile”

Fondazione Super Sud: “Da Città della Scienza un documento guida per un welfare inclusivo e sostenibile”

Il Presidente Giovanni D’Avenia: “Creiamo un documento per affrontare le sfide attuali e costruire un futuro equo e solidale”

Oggi, presso la Città della Scienza di Napoli, ha avuto luogo il secondo giorno di un evento cruciale per il Terzo Settore, dedicato alla riflessione e progettazione di un nuovo modello di sviluppo per il Mezzogiorno. Promosso dalla Fondazione Super Sud, questo incontro rappresenta un’importante opportunità per affrontare le sfide attuali e future attraverso il welfare generativo, l’innovazione digitale e la coprogettazione. Con una serie di workshop e tavoli di lavoro, si punta a stimolare la nascita di progettualità condivise e ad attivare la comunità educante.
Giovanni D’Avenia, Presidente della Fondazione Super Sud, ha aperto i lavori con entusiasmo: “Siamo qui per costruire un percorso condiviso. La nostra ambizione è creare un documento che possa servire da guida per le istituzioni e le organizzazioni del Terzo Settore. Con il contributo di tutti, possiamo affrontare le sfide attuali e costruire un futuro più equo e solidale per tutti.” Il primo tavolo di lavoro ha trattato il tema del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e le sue implicazioni per il Mezzogiorno. Antonio Salvatore, Direttore del Dipartimento Salute di Anci Campani, ha sottolineato: “Il Terzo Settore è fondamentale per lo sviluppo delle comunità. L’innovazione tecnologica, in particolare l’intelligenza artificiale, è un pilastro per l’innovazione sociale. Dobbiamo concentrarci non solo sulle patologie, ma sul benessere delle persone.” In un dibattito animato, Salvatore Farace, docente di economia politica all’Università di Salerno, ha affermato: “Il Terzo Settore è un motore economico che genera reddito e occupazione. È un settore in continua evoluzione che contribuisce attivamente allo sviluppo economico e sociale del Paese.”
Il secondo tavolo si è focalizzato sulla coprogrammazione e coprogettazione come strumenti chiave per una governance partecipata. Melicia Comberiati, Segretario generale della CISL Campania, ha dichiarato: “Solo attraverso una vera rete di protezione sociale possiamo ottenere risultati concreti per le nostre comunità. È fondamentale garantire stabilità lavorativa ai professionisti del Terzo Settore e potenziare le infrastrutture sociali.” L’Assessore alle Politiche Sociali di Salerno, Paola De Roberto, ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di ripensare i paradigmi culturali superati per affrontare i bisogni delle comunità. Solo così potremo rispondere efficacemente alle esigenze delle persone.” La Direttrice del CSV Napoli Giovanna De Rosa: “L’incontro di oggi sottolinea l’importanza di affrontare tematiche fondamentali per i nostri territori. È essenziale promuovere una cultura della condivisione e dell’inclusione nei processi decisionali. È emersa la necessità di avere un quadro normativo chiaro e condiviso, che faciliti il lavoro congiunto tra pubblica amministrazione e Terzo Settore. È altrettanto cruciale coinvolgere tutti gli attori sociali nelle nostre comunità, potenziando le competenze necessarie per garantire l’efficacia delle iniziative. Infine, dobbiamo concentrarci su monitoraggio e valutazione per assicurarci che i nostri sforzi producano un impatto reale e positivo.”
Il terzo tavolo ha esplorato il tema dell’innovazione sociale e delle nuove pratiche di sviluppo comunitario. Autilia Cozzolino, del Centro Studi SRM, ha affermato: “Il Terzo Settore deve essere al centro delle trasformazioni sociali, monitorando l’evoluzione delle organizzazioni non profit e le loro risposte alle necessità emergenti.” Francesco Pirone, Coordinatore del corso di laurea magistrale in innovazione sociale, ha sottolineato l’importanza di integrare l’innovazione sociale nelle pratiche quotidiane e nelle politiche pubbliche: “Solo unendo le forze possiamo costruire un sistema di welfare inclusivo e sostenibile.” Infine, il quarto tavolo ha discusso dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale. Sergio Bellucci, saggista e giornalista, ha messo in evidenza: “L’intelligenza artificiale non solo trasformerà il nostro modo di gestire i dati, ma ridisegnerà anche le relazioni umane. È essenziale che questa tecnologia venga integrata nei processi sociali.” Virgilio D’Antonio, docente all’Università di Salerno, ha avvertito: “È fondamentale affrontare le sfide legate all’implementazione delle nuove tecnologie. Dobbiamo garantire una transizione equa e inclusiva, assicurando che nessuno venga lasciato indietro.”
Concludendo la giornata, i relatori hanno concordato sull’importanza di un approccio integrato e collaborativo per costruire un futuro migliore per il Mezzogiorno. Questo evento si pone come una pietra miliare nella creazione di un dialogo costante tra le istituzioni, le organizzazioni del Terzo Settore e le comunità locali, con l’obiettivo di promuovere un welfare generativo e un’innovazione sostenibile che possa davvero fare la differenza nella vita delle persone. Il lavoro svolto oggi rappresenta un passo fondamentale verso la realizzazione di un futuro più coeso, giusto e prospero per tutte le comunità del Mezzogiorno.