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Il segreto del successo di Ilary Blasi? La famiglia. La conduttrice più nota della Tv si è sempre contraddistinta per il forte legame con il suo nucleo familiare: Papà Roberto, mamma Daniela, Melory e Silvia, sono loro il segreto del successo di Ilary.
Belle, sempre sorridenti e simpatiche: le sorelle Blasi godono di stima ed affetto da parte di tutti: “ Ho avuto il piacere di ospitare Ilary nel mio studio e di ammirare dal vivo la sua bellezza e semplicità. Ci tengo a fare pubblicamente gli auguri a Melory, augurando a lei ed alla sua famiglia tutte le fortune del mondo!”
Queste le parole della nota estetista romana Tiziana Bacchi che ha avuto il piacere di curare l’estetica di Ilary e di condividere del tempo con lei.
“La pandemia e le sue contraddizioni: la paura del contagio nel 2020 fece sì che si costruissero banchi per le scuole conaggiunta di rotelle da portare nelle aule degli istituti superiori.
Non pochi: più di centomila. Una spesaconsiderevole: più di quattrocento milioni di euro. Allora si disse, necessari per assicurare il distanziamento anti Covid fra gli studenti”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Maritato che aggiunge: “Dalle parole dell’allora ministro Lucia Azzolina, si percepiva anche un certo compiacimento, per aver ‘finalmente’ provveduto all’acquisto di ausili didattici all’avanguardia, che spingessero a nuovi modelli di insegnamento non più e non solo frontale quindi, viene da obiettare, non si trattava solo di Covid. Ė evidente – insiste ancora il presidente – quanto la ministra abbia fatto un volo pindarico nel portare avanti i metodi didattici perché alla fine in aula più della metà di quelle strampalate, scomode, non anatomiche ‘sedute’ non sono mai state utilizzate. Perché non ignifughe, perché non compatibili con il distanziamento, perché ritenute scomode dai ragazzi. Chissà se prima di procedere a tale, sconsiderata spesa, si è provveduto a richiedere la consulenza di un ortopedico o di un fisiatra. In sintesi: i dirigenti che li avevano ordinati sono tornati sui propri passi e le sedie a rotelline sono finite accatastate nei cortili delle scuole. Qualcuno, dotato di maggiore senso pratico come i veneti, ha pensato bene di caricare 40 banchi su una chiatta con destinazione discarica. Ci chiediamo se non sia il caso che, almeno questa volta, paghi chi ha sbagliato. Un esempio per i cittadini le cui risorse continuano a essere sperperate”, chiosa il presidente.
“I sindacati sollevarono il problema qualche anno fa ma non ebbero alcun seguito, nonostante una lettera inviata al ministro degli Interni e ai prefetti dei capoluoghi del Lazio in cui chiedevano di ripristinare i posti fissi della Polizia di Stato all’interno degli ospedali, come esistevano in passato”.
Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Maritato, facendo riferimento ai recenti episodi avvenuti negli ospedali romani e spiega: “L’inasprimento delle pene con l’approvazione della Legge 113 del 2020 per chi commette attivi di violenza nei confronti dei professionisti della salute non è riuscito a porre un freno ai costanti episodi di aggressione. Non basta una mera informativa all’interno delle strutture che richiama alle conseguenze che si possono correre in caso di atti di violenza, è provato che la presenza della figura di un agente in servizio 24 ore su 24 sia un deterrente per scongiurare episodi violenti nei confronti del personale”. Il presidente chiarisce ancora: “Ogni giorno, a ogni latitudine, sono tantissimi i professionisti vittime di aggressioni fisiche e verbali di cui non si parla. Chiediamo nuovamente, come abbiamo già fatto in passato, un intervento deciso da parte delle istituzioni perché essere al servizio della gente non diventi, per i lavoratori, un rischio per la propria incolumità personale”.
“Della sicurezza sul lavoro si continua a parlare senza alcun risvolto positivo, nel totale disorientamento dei servizi di Prevenzione delle Asl, privi di risorse essenziali che potrebbero incentivare i controlli”.
Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Maritato, che insiste: “Prosegue l’inerzia delle istituzioni per quanto attiene alle disposizioni del decreto legislativo 81 del 2008 ‘Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro’, in particolare per la patente a punti per i datori di lavoro. L’articolo 27 comma 1 bis del provvedimento – spiega il presidente – stabilisce questo nuovo sistema di qualificazione che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di incidenti. Così come per la patente di guida che con i punti decurtati in dieci anni ha visto ridotti gli incidenti,si è pensato che simile provvedimento avrebbe costituito un incentivo per adeguare i sistemi di sicurezza e i controlli nelle imprese. A tutt’oggi però nulla di fatto. Manca il decreto attuativo – attacca Maritato – per cui la norma resta soltanto una vaga promessa. Il suo funzionamento è semplice: a ogni azienda o lavoratore autonomo viene assegnato un punteggio iniziale, che, in caso di violazione delle norme di sicurezza, è soggetto a decurtazioni. Avere zero punti comporterebbe lo stop delle attività, come per la patente di guida con lo spauracchio della sospensione. Tutto si è risolto in un nulla di fatto, forse per non creare problemi a qualcuno ma, alla luce dei fatti, riteniamo improcrastinabile l’attuazione di quanto previsto dalla legge e il governo dovrebbe dare un segnale”, chiosa il presidente.
Primo arresto per detenuto colto mentre utilizzava telefono in carcere
Tredici mesi e 10 giorni di reclusione più la confisca del telefono sequestrato.
È la condanna patteggiata dal detenuto arrestato ieri nella Casa circondariale di Ferrara perché colto in flagranza di reato mentre utilizzava un mini-cellulare all’interno della propria camera di pernottamento.
Si tratta del primo caso di arresto di un recluso all’interno di un carcere da quando è stato introdotto nell’ordinamento l’articolo 391 del codice penale che punisce l’accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.
È un detenuto di nazionalità albanese, considerato un personaggio di spessore nel traffico di stupefacenti e allocato nella sezione reclusione riservata ai condannati all’ergastolo o con pene elevate. È stato sorpreso mentre utilizzava il minuscolo apparecchio telefonico dall’articolazione regionale del Nucleo Investigativo Centrale (NIC) della Polizia Penitenziaria, nell’ambito di una più ampia inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna in collaborazione con la Squadra Mobile di Bologna e il supporto del Comando del Reparto di Polizia Penitenziaria di Ferrara.
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