Antonino Cedro sul Red Carpet dell’ 81^esima mostra Internazionale del Cinema di Venezia incanta il Prestigioso Red Carpet.

Il Festival del Cinema di Venezia prende il via, con i red carpet che si animano – nuovamente – di celebrity vestite di look straordinari.
Nella nuova generazione di talenti, sono vari i creativi che si mettono alla prova con abiti da sera e da cocktail, perfetti per il red carpet ed uno dei protagonista è il Giovane Antonino Cedro, che incanta per il terzo anno tutti. Dopo la premiazione al Senato della Repubblica come “Eccellenza Italiana”, Antonino porta sul grande palcoscenico di Venezia, una creazione realizzata interamente a mano e impreziosita da microcristalli e piume. Ad indossarlo Raffaella di Caprio , attrice al fianco di Massimiliano Morra entrambi conosciuti nella fiction italiana, che ha reso viva questa creazione.
“ Felice di questo momento” – spiega Antonino :” Venezia continua ad essere magica per me e a regalarmi tantissime emozioni. Si ritorna a casa con tanti complimenti e tante novità, orgoglioso di aver portato la mia calabria nuovamente in questo grandissimo panorama mondiale. Un grazie particolare a chi ogni giorno crede in me e mi spinge ad andare avanti nonostante le numerose difficoltà che continuano comunque a farmi lottare per continuare a stare nella mia terra.”

Maltempo, Confeuro: “Città italiane non pronte al cambiamento climatico”

Maltempo, Confeuro: “Città italiane non pronte al cambiamento climatico”

“Si scrive maltempo, si legge cambiamento climatico? Decisamente si. Nella giornata di ieri, infatti, Roma è stata colpita da forti precipitazioni, che hanno causato vari allagamenti stradali e crolli di alberature. Una perturbazione improvvisa, di grande potenza e che nel centro storico capitolino, ad esempio, avrebbe fatto cadere la stessa quantità di pioggia che mediamente si registra in un intero mese autunnale. Insomma, una forma di maltempo anomalo, quasi di carattere tropicale, un evento meteorologico estremo, che deve essere analizzato adeguatamente e non può essere sottovalutato. Anzi, più in generale, siamo dell’opinione che purtroppo dovremmo abituarci a questo genere di fenomeni visto e considerato che i cambiamenti climatici sono già in atto ma le nostre città non sono affatto preparate a gestirli e a contenerne le conseguenze. L’auspicio, dunque, è che quanto accaduto nella Capitale non rimanga inosservato, e che le istituzioni decidano di avere finalmente un ruolo cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico. Le azioni che i governi nazionali e locali possono intraprendere, infatti sono molteplici e possono influenzare significativamente l’efficacia della risposta globale al problema”.

Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.

Il Criminologo Maritato: Gambirasio/Kaur uccise dalla stessa mano

Ci sono casi, nella cronaca nera che, anche se in apparenza risolti, non sembrano convincere del tutto i criminologi. Per Michel Emi Maritato, criminologo esperto, il delitto di Yara Gambirasio, andrebbe ricollegato al “suicidio” di Sarbjit Kaur. Continue reading

Spazio, Avino (Argotec) a Nova: “Bene i numeri, ma non ripetiamo gli errori fatti nell’automotive”

Spazio, Avino (Argotec) a Nova: “Bene i numeri, ma non ripetiamo gli errori fatti nell’automotive”

Bene i numeri, ma dobbiamo fare squadra tra grandi e piccole e medie imprese. Bisogna evitare di focalizzare tutto quello che è l’industria aerospaziale su pochi potenziali attori, facendo lo stesso errore compiuto tanti anni fa nell’automotive”. L’ad di Argotec David Avino, interpellato da ‘Agenzia Nova’, accoglie positivamente i risultati italiani nel settore aerospaziale, ma mette in guardia sulla logica organizzativa dietro al successo espresso dai numeri. Con un valore di oltre 3 miliardi di euro e un investimento di 7,2 miliardi, la “Space economy” in Italia comincia a far paura anche oltralpe. E a lanciare l’allarme sulle potenzialità italiane sono stati i sindaci francesi di Cannes e Tolosa, rispettivamente David Lisnard e Jean-Luc Moudenc. In questo successo c’è anche Argotec, azienda torinese diventata celebre per i piccoli satelliti che hanno servito anche la Nasa, l’agenzsia spaziale statunitense. L’ad Avino, si dice “poco stupito” dal risultato dell’Italia nel settore: “Si tratta di numeri che rivelano per il nostro paese quanto si è tornati a crescere velocemente”. Avino cita subito uno dei programmi più rilevanti in gestione ad Argotec: “La prova più evidente è proprio il programma Iride, la più grande costellazione europea di satelliti per l’osservazione della Terra, 100 per cento made in Italy, che vede la partecipazione di molte aziende. Come Argotec saremo tra i primi a lanciare i nostri satelliti per il programma Iride”. Avino invita però alla cautela, perché la sfida non è né italiana né europea ma mondiale. “Non è una questione di Francia o Italia. Sui grandi progetti bisogna fare squadra assieme, portando avanti l’interesse nazionale. L’Italia è un paese leader in questo settore, un paese che può essere la locomotiva di un’Europa sempre più centrale nella sfida globale della Space economy perchè vanta attori di primo livello”. E subito viene al pettine la questione degli investimenti: “Certamente c’è un contesto favorevole portato dalla stabilità del Governo e dalle azioni che l’esecutivo sta mettendo in campo sullo spazio, con investimenti e con una legge di cui si sta dotando il paese, che sarà molto utile per il settore. C’è però da dire che il mercato Usa, ad esempio, viaggia su numeri completamenti diversi che portano naturalmente a investimenti di tutt’altro peso. Noi però siamo bravi a livello tecnologico e proseguendo sulla strada giusta possiamo competere a livello internazionale”. Parlando di competizione, quello delle forniture è un tema centrale: “Noi abbiamo investito nel principio di quello che chiamiamo ‘all-in-house concept’ per garantire la massima qualità dei nostri prodotti ed esporci il meno possibile ai rischi della catena delle fornitire. Tuttavia, lo sviluppo di nuove realtà che producono chip in Italia e in Europa potrebbe portare a dei risultati positivi, in futuro, rispetto all’auto-approvvigionamento delle risorse per il settore aerospaziale”. Avino, poi, mette in guardia sulla linea d’investimenti futuri per la Space economy italiana: “Il Pnrr è uno strumento straordinario, ma non è per sempre. Le aziende devono cogliere questa occasione per strutturarsi e mettere a sistema risorse che siano in grado di produrre valore e garantire una crescita a lungo termine. In altre parole, devono essere sostenibili”.

Il Laboratorio Pieroni, l’eccellenza del Made in Italy, incontra il cinema al Festival di Venezia

Pieroni è la più grande azienda italiana artigiana, che tesse rapporti internazionali per la produzione e il noleggio di cappelli, copricapo e corazze per cinema, teatro e televisione e anche accessori, distinguendosi nella collaborazione ai numerosi film in concorso premiati, negli anni, alla prestigiosa kermesse di Venezia.
La storia della ditta, sita nel cuore di Roma, in zona Vaticano, ha inizio nel 1940 e si afferma sempre di più in importanti produzioni cinematografiche che hanno fatto la storia del cinema italiano e non solo, come “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti, “Le avventure del barone di Munchausen” di Terry Gilliam, “La caduta degli dei” di Luchino Visconti, “C’era una volta in America” di Sergio Leone, “La fabbrica di cioccolato” di Tim Burton, “Gangs of New York” di Martin Scorsese, tutte le serie de’ “I pirati dei Caraibi”, fino ad arrivare al più recente “Poor Things” di Yorgos Lanthimos.
Si tratta di un’attività unica nel suo genere che ha portato il Made in Italy in tutto il mondo con la creazione di personaggi indimenticabili, realizzati grazie al prezioso e accurato lavoro dell’azienda Pieroni che vanta la produzione di quasi ogni film in costume, italiano e internazionale.
 Una qualità preziosissima all’interno dell’artigianato cinematografico, che riveste ogni singolo personaggio di una propria spiccata personalità, il tutto accompagnato dalla cura e dalla maestria delle mani dei lavoratori capaci di realizzare accessori brillanti.
Nel corso degli anni, il laboratorio ha instaurato prestigiosi rapporti anche con grandi costumisti come Piero Tosi, cercando di carpire le suggestioni dell’epoca e di stare al passo con i mutamenti del variegato mondo cinematografico.
La redazione di VentoNuovo è lieta di intervistare Massimo Pieroni per illustrarci la storia dell’azienda, le partecipazioni ai più importanti film premiati nel tempo e la maestria di un lavoro manuale e artigianale che segue l’indispensabile sodalizio creativo che si crea tra artigiano e costumista.

Quando inizia la storia dell’azienda e come si evolve nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri?
La ditta nasce nei primi anni Quaranta, quando mio padre, all’età di quattordici anni lavorava in azienda per realizzare le uniformi e i copricapi dell’Italia in camicia nera. Successivamente, dopo il ‘41 mio padre comincia a lavorare per i primi film per Cinecittà come “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti.
Quando finisce la guerra e nasce la Hollywood sul Tevere iniziano i primi film delle produzioni americane, basti pensare a “Cleopatra” e a “La caduta dell’Impero romano”. Si sviluppa, così, un solido periodo basato sul rapporto con le grandi sartorie cinematografiche di Roma tra cui la sartoria Tirelli, con la quale abbiamo instaurato una collaborazione che dura ancora oggi. A partire dagli anni ‘50- ‘60 la ditta inizia a collaborare non solo per i film nazionali ma anche internazionali, lavorando tuttora con gli Stati Uniti, l’Inghilterra e, soprattutto, la Francia.
Nel corso del tempo, con il cinema internazionale di costume, aumentano anche i rapporti con i costumisti come Piero Tosi e tutti i grandi che hanno fatto la scuola del costume internazionale.
Ad oggi rappresentiamo una punta di diamante in tutto l’ambito dell’artigianato nel cinema e siamo riusciti ad affermarci anche all’estero per la lavorazione Made in Italy e a mano. Tutti i nostri prodotti, infatti, sono italiani e molti dei nostri lavori hanno ottenuto premi importanti come Nastri d’Argento, fino ad arrivare agli Oscar. per ultimo, il film “Poor Things” di Lanthimos è stato premiato per il costume e tutti i cappelli sono stati realizzati da noi. L’azienda, inoltre, è stata premiata dall’Accademia dell’artigianato, una delle più importanti scuole di arte e artigianato in Italia.”

Come funziona la lavorazione che porta alla realizzazione di un cappello?
“Dapprima, il regista dà al costumista le indicazioni su quello che vuole che sia realizzato e, successivamente, avviene l’incontro tra noi e il costumista, il quale ci indica il progetto e così nasce la collaborazione tra l’artigiano e il costumista che è il progettista. Vengono fatti dei campioni che vanno sottoposti agli attori e al regista tramite degli shooting e poi si parte con la lavorazione sia sugli attori sia sui piccoli ruoli, si scelgono i materiali, si studiano le proporzioni, fino ad arrivare al prodotto finito.”

Crisi alimentare, Confeuro: “Pericolosa scelta Namibia di pianificare uccisione animali”

Crisi alimentare, Confeuro: “Pericolosa scelta Namibia di pianificare uccisione animali”

“Siccità, crisi alimentare, cambiamento climatico e fame nel mondo. Ormai da tempo, purtroppo, molti paesi del sud dell’Africa, stanno affrontando una vera e propria emergenza ambientale e sociale – tra l’immobilismo dei grandi paesi dell’Occidente -, con conseguenze negative per milioni di abitanti che rischiano di restare senza cibo. Una realtà particolarmente allarmante sta accadendo in Namibia, il cui governo ha deciso di selezionare centinaia di animali selvaggi, tra i quali 83 elefanti per macellarli e distribuire la carne alla popolazione locale, in un piano di soccorso contro la siccità. Un vero e proprio elenco della spesa, che Confeuro condanna con fermezza, visto e considerato che prevede anche l’abbattimento di zebre, ippopotami, bufali, impala, gnu e antilopi. Siamo di fronte a una decisione insensata e illogica dove i nostri poveri animali si ritrovano a dover pagare con la vita per colpa degli errori degli esseri umani, che governano la terra. Quanto sta accadendo in Namibia infatti è la cartina di tornasole di decisioni geopolitiche internazionali miopi e cieche, che hanno sottovalutato e stanno sottovalutando l’allarme rosso, legato alla siccità: una questione che riguarda, peraltro, gran parte dell’Africa e inizia pericolosamente a interessare anche altri come continenti e paesi, ivi inclusa l’Italia dove avanza la crisi idrica e il cambiamento climatico mostra tutti i suoi effetti negativi. È chiaro ed evidente come la questione siccità debba diventare vera priorità della agenda istituzionale globale e come devono essere trovate soluzioni lungimiranti e coraggiose, che privilegino la sopravvivenza umana e la tutela dell’ambiente rispetto al dio denaro e al potere economico. Soluzioni altresì pratiche e urgenti, che puntino su tecnologie all’avanguardia, sulla difesa dei terreni agricoli, sulla realizzazione e sulla riqualificazione delle infrastrutture, e su politiche che aumentino le produzioni in maniera sostenibile. Solo così potremmo combattere la siccità e garantire la sicurezza alimentare a miliardi di persone, altrimenti tra pochi anni il riscaldamento globale metterà davvero a serio rischio la stabilità del nostro pianeta e della sua comunità mondiale”.

Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo