“Caffè” il nuovo singolo della cantante di Sanremo MonnaElisa

Elisa Malpezzi è una giovane cantautrice che, sin dalla tenera età, è cresciuta tra chitarre, musica e parole.
Assorbendo le varie sfumature delle canzoni dei 21 Pilots, Mara Sattei, Muse e sotto la supervisione del producer Giannaccini Gravante Matteo, inizia la registrazione del suo primo album da professionista.
Con la Kardia Ble Music Management firma un primo mini tour di 10 date tra agosto e settembre scorso, che le ha permesso di portare la sua musica per tutta l’Emilia Romagna.
Tra i tanti concorsi, partecipa ad AreaSanremo, passando la prima fase, poi la seconda, vincendo, alla fine, con il brano “Gaia”.
“Caffè” è il suo nuovo singolo disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 7 luglio e in rotazione radiofonica dal 14 luglio.

Chi è MonnaElisa?
“È una ragazza di vent’anni che vive a Forlì, vuole diventare una musicista e si impegna tanto per farcela e per arrivare in alto.”

Come ti sei avvicinata al mondo musicale?
“Da sempre, perché i miei mi dicono che sin da piccola suonavo, dapprima giocando e suonando cose a caso. Sono sempre stata affascinata dalla musica e ho iniziato a suonare una chitarra elettrica grazie a un disco di Jimi Hendrix che ascoltavo. All’inizio pensavo di fare la chitarrista, ma poi il mio sogno è mutato e ho scoperto che l’Unione di canto e chitarra mi completa.”

Come e quando è nata l’idea del nuovo singolo “Caffè”?
“Risale a quasi un anno fa e nasce dalla necessità di liberarmi da una storia un po’ turbolenta. Avevo bisogno di una canzone leggera. Il testo è molto chiaro e semplice ma dietro ha molto di più. Ho cercato di alleggerire l’idea con una musica allegra e spensierata.”

C’è un filo conduttore in tutte le tue canzoni?
“Direi di no, perché a volte scrivo per me, oppure per gli altri, altre ancora in base alle situazioni e alle emozioni che vivo.”

È in programma un tour?
“Al momento sto facendo date estive, ad esempio l’8 agosto sarò al lido di Camaiore, il 17 al Courmayeur e il 1 settembre a Forlì.”

Il tuo sogno più grande?
“Il mio sogno è quello di esibirmi a San Siro. Inoltre, mi piacerebbe andare in Norvegia ma, di base, la musica è il mio sogno più grande.”

Festa del Vino e delle tradizioni; dall’11 al 12 agosto a Gete di Tramonti (Costa D’Amalfi)

La dieta mediterranea dovrebbe essere un vero e proprio stile di vita, piuttosto che un regime alimentare. Rispetto per il proprio corpo, per la biodiversità, per i prodotti stagionali, optando per tutto ciò che la nostra bella Italia, ci offre, gustando un po’ di tutto a piccole dosi, senza farci mancare nulla; pasta e dolci compresi. L’alimentazione sana previene disturbi cardiovascolari, aiuta a mantenere un peso corporeo equilibrato e il benessere psicofisico, soprattutto se accompagnato da un buon esercizio fisico. L’11 e il 12 agosto 2023, verrà celebrata la trentaduesima festa del Vino e delle tradizioni a Gete di Tramonti. Con il patrocinio della Regine Campania, della provincia di Salerno, Movimento e Turismo del Vino, Associazione Gete e Città del Vino, si inaugureranno 2 giorni all’insegna della convivialità, con l’apertura l’11 agosto alle ore 20.30 del percorso enogastronomico con i piatti tipici, proprio della dieta mediterranea, oltre che alla degustazione di vini della Costa D’Amalfi e dolci del maestro pasticcere di “Sal De Riso” e della pasticceria del Borgo. Il cibo e l’arte, vanno di pari passo, proprio per questa ragione, il famosissimo pittore napoletano Salvatore Rodriguez, allieterà le serate dell’evento, presso la Cappella Rupestre, insieme ad una interessantissima mostra fotografica inerente alla vita contadina (presso il cortile della Casa Padronale di Vitigliano). Per i più esigenti e amanti della musica, dalle 21 alle 24, Maryana Somma e Rosario Avella (Piazza Gete), faranno da colonna sonora all’evento. Numerosi gli show, dislocati nei dintorni, come il “live show” di Nello Cuccurullo o la musica travolgente dei balli Popolari di “A Paraza Ro Tramuntan”. Il 12 agosto, secondo ed ultima serata della festa, Musica no stop, tra Tony Manero (Piazzale della Chiesa), “I Discete” (Cortile Cardamone) e la musica di Filly Lupo (Piazza Gete), il tutto accompagnato sempre da stand enogastronomici. Aspettare l’alba, in compagnia dell’ottimo vino, dei prodotti tipici del luogo e della musica, non sarà particolarmente difficile.

Strage di Bologna: verità in-attesa

Erano le 10.25 di sabato 2 agosto 1980, nella stazione ferroviaria di Bologna Centrale, si udì un boato che scaraventò la città, nel dolore e nella disperazione. In pochi attimi, la vita di 85 persone venne cancellata dalla faccia della terra, senza saperne il motivo. Oltre 200 rimasero ferite, traumatizzate, deturpate. Dai primi accertamenti effettuati dalle forze dell’ordine, con la conseguente presa di posizione del Governo italiano (presieduto dall’ora Presidente Francesco Cossiga), fu quella di un “incidente” dovuto all’esplosione di una datata caldaia situata nei sotterranei della stazione stessa. Considerato e identificato in un secondo momento, come un attentato attuato da quella “strategia della tensione”, caratteristica degli anni di piombo, di matrice neofascista. Depistaggi avvenuti nell’immediato, permisero agli esecutori e ai mandanti dell’attentato, di far perdere le proprie tracce. Il 28 agosto del 1980, la Procura di Bologna emise circa 80 ordini di cattura, nei confronti dei maggiori esponenti dei: Movimento Rivoluzionario Popolare, di Terza Posizione e dei Nuclei Armati Rivoluzionari: successivamente scarcerati un anno dopo. Un grande lavoro quello della Digos e della procura; tra piste libiche, false informazioni e notizie inattendibili. “L’ Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980”, il cui Presidente “Paolo Bolognesi”, ha sempre sostenuto che tra esecutori e mandanti e piste straniere, non ci fosse alcuna correlazione. I mandanti per Bolognesi, sarebbero stati italiani legati alle “istituzioni”. Per arrivare ad una condanna definitiva, si dovrà giungere al 23 novembre 1995.Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, ufficiali del servizio segreto militare, Licio Gelli (ex capo della P2), Francesco Pazienza (ex agente del SISMI), furono condannati tutti per depistaggio alle indagini. Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (neofascisti dei NAR), -dichiaratesi sempre innocenti-, furono condannati all’ergastolo, quali esecutori della strage. Nel 2020 la Procura generale di Bologna è riuscita ad identificare definitivamente, organizzatori, finanziatori ed esecutori di una delle stragi più imponenti, del nostro paese. Le vittime, i parenti delle stesse, i feriti e l’Italia intera che chiede verità, però, non sono riusciti a vedere ancora volta giustizia; infatti, la morte di taluni degli imputati, hanno reso il termine “giustizia”, un appellativo fatto di depistaggi in un iter giudiziario complesso e a tratti ancora irrisolto.

Ecco “La Bestia”, la nuova sfida rock della band pugliese Gadjos

I Gadjos superano sé stessi, alzando ulteriormente l’asticella e i volumi dei propri strumenti. 

Il 28 luglio scorso la band pugliese, fondata a Barletta (BT), ha lanciato il nuovo singolo “La Bestia”, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Una vera e propria “sfida rock” al panorama musicale pugliese, e non solo. Il gruppo, composto da Luca Raguseo, 38enne di Barletta, voce e fondatore del gruppo, Bianca Lovero, 34enne di Ruvo di Puglia, chitarrista, Giuseppe Inchingolo, 30enne di Andria, bassista e Vito Nicola Lacerenza, 34 anni, anche lui barlettano, batterista, ha realizzato un pezzo il cui DNA rock non è solo nelle note, ma anche nel testo. “La bestia” denuncia le differenze sociali, la poca attenzione alla cultura, la meritocrazia che vacilla davanti a chi usa scorciatoie per fare carriera. Il brano è un urlo di disapprovazione e, allo stesso tempo, voglia viscerale di dire le cose come stanno, senza alcun timore. «La bestia fotografa perfettamente lo spaccato del nostro paese e il suo grande male: L’ignoranza – ha detto il frontman Luca -. Fa comodo soggiogare le persone quando esse sono prive di conoscenza e informazione, sotto ogni punto di vista, sociale, politico, e culturale. Se la gente capisse il proprio potenziale sarebbe un ottimo punto di partenza per risollevare le sorti di una nazione avvelenata da troppa cattiveria». «Sono orgoglioso ed entusiasta del lavoro svolto in “La Bestia” – ha aggiunto Vito Nicola -. Ho voluto realizzare il brano dando sfogo al mio lato più ferino ed animalesco, cogliendo l’occasione per richiamare ed omaggiare, nella traccia di batteria, grandi pietre miliari della musica rock: chissà, magari anche “La Bestia”, un giorno, farà parte dei grandi pezzi della storia di questo meraviglioso genere e noi Gadjos stiamo lavorando affinché questo accada». «“La Bestia” è la personificazione di un sentimento di insofferenza nei confronti di alcuni aspetti negativi della nostra società – hanno sottolineato Giuseppe e Bianca -. L’ignoranza, la mercificazione della cultura, il clientelismo e le raccomandazioni sono sintomi di un malessere diffuso che ci fa rabbia e ci ispira ad alzare la voce per provare a stimolare la coscienza collettiva. Con questo però non vogliamo assolutamente fare convogliare questa rabbia in violenza, tutt’altro: la musica, le arti in generale, l’istruzione e la cultura sono una via di uscita virtuosa che possono risollevare le sorti della nostra comunità. Di cattivissimo, in questo brano, c’è solo il sound rock che fa vibrare il palco». Il singolo lanciato dalla band è la sintesi di un percorso di maturazione che nell’ultimo anno ha trovato nuovo slancio grazie a diversi e importanti traguardi raggiunti da Gadjos. Tutto è cominciato con la finale di Sanremo Rock 2022, un sogno solo accarezzato ma che ha donato grande consapevolezza ai quattro “ragazzacci” del Nordbarese. “La Bestia” punta a far breccia nell’ascolto spesso distratto delle persone, colpire dove fa male, come le verità celate o volutamente ignorate per non guardare in faccia la realtà. Un pezzo che quindi richiama il vero senso della musica rock, note forti e denuncia della società, ma senza incitare la violenza. Semplicemente evocare una nuova consapevolezza sociale.
Ecco il link per ascoltare e guardare il videoclip “La Bestia” dei Gadjos: https://www.youtube.com/watch?v=1DndmvTekY4

Sagre d’estate: Altipiani di Arcinazzo

L’estate rappresenta il periodo della rinascita, la stagione migliore per tornare ad uscire, incontrarsi con amici, conoscere nuove persone e luoghi diversi dal quotidiano alla ricerca delle bellezze paesaggistiche, delle ricchezze territoriali, dei prodotti alimentari naturali e delle tradizioni.
I territori più piccoli, non distanti dalle grandi città, immersi nel verde incontaminato, circondati da ricche terre, incastonati da preziosi tesori artistici, dalle tracce del passaggio di antiche culture, possiedono delle bellezze che, durante l’estate, si esprimono al meglio; feste di piazza, sfilate di moda, musica all’aperto e soprattutto tante sagre, in cui le piccole aziende possono così, esprimersi al meglio, mostrando ai turisti le fatiche del proprio lavoro. Se siete alla ricerca di serate spensierate, cibo genuino e luoghi a poca distanza dalla Capitale, vi segnaliamo la quinta edizione della “Sagra della Carne alla brace”.
Agli Altipiani di Arcinazzo, località montana a poco più di un’ora da Roma, abbiamo individuato un evento suddiviso in 3 serate; il 5,12 e 18 agosto2023, in Piazza Suria. La valorizzazione dei territori, la bontà dei prodotti tipici e biologici a Km 0, derivanti da pascoli che si nutrono solo ed esclusivamente con le numerose erbe del luogo, conferendo così agli animali, numerose proprietà organolettiche, faranno il resto. Per i piccoli paesi e soprattutto per le aziende che impegnano tutte le proprie energie (sia fisiche che economiche), per cercare di portare avanti con continuità, serietà e professionalità il proprio lavoro, il periodo estivo degli eventi è come un trampolino di ri-lancio, per proporre attraverso queste serate, i propri prodotti, unendo il tutto, ad un contesto gioioso e spensierato. Non solo carne alla brace, ma anche la possibilità di assaggiare i formaggi del luogo provenienti da pascoli allevati in maniera sana. Queste terre così ricche, unite all’ingegno dell’uomo, danno grandi soddisfazioni (senza non poca fatica). Allontanarsi dagli impegni e dai problemi, dai ritmi frenetici a cui siamo sempre sottoposti, incontrando realtà diverse, ci farà gustare al meglio il ritorno alle origini e ai cibi privi di conservanti, additivi, pesticidi e altre sostanze chimiche aggiunte, senza processi di trasformazione alcuna, se non quelli che la natura sapientemente offre.

Masseria Amati

Assotutela: Clima e trasparenza, avanti tutta

Aumenta la confusione nel dibattito pubblico. I cittadini sempre pi disorientati

“Seguendo una trasmissione televisiva domenica 30 luglio, abbiamo appreso che nell’estate del 1974 in California fu registrata una temperatura oscillante tra i 40 e i 43 gradi e parliamo di 49 anni fa”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che aggiunge: “Ma non si trattava del picco massimo, essendo stato lo stesso, registrato sia nel 1870 che nel 1938 con 44 gradi, sempre nella stessa località. Ė evidente che il riscaldamento climatico di cui tanto si parla, è iniziato molti, molti anni fa e nessuno ci ha avvertito. I cittadini vorrebbero un po’ di chiarezza perché questi sono temi che attengono alla quotidianità, alla vita, alle abitudini di ciascuno di noi e servirebbe la massima trasparenza. Non vorremmo – continua Maritato – che dietro agli schieramenti dei guelfi e dei ghibellini, si nascondano interessi impronunciabili di cui farebbero le spese principalmente i cittadini. Serve una politica di verità, anche perché dietro i paventati pericoli climatici, potrebbero nascondersi precise speculazioni sui prezzi. Specie quelli alimentari sono fuori controllo e il governo non prende nessun provvedimento per restituire un po’ di serenità ai cittadini”, chiosa il presidente.