Psicopandemia e timori negli adolescenti: comprendere per agire.

Viviamo in tempi difficili, non c’è che dire. La pandemia da coronavirus ha stravolto la nostra quotidianità, la nostra, salute, il modo di relazionarci con il prossimo e di dimostrare vicinanza ed affetto. Anche il conflitto nel cuore dell’Europa ha sicuramento avuto un duro impatto per i giovani.

I nostri adolescenti sono esausti. Non è questo il mondo in cui avremmo voluto che trascorressero la loro infanzia, la loro adolescenza. Un disagio profondo oggi li accompagna. Hanno bisogno di una guida; di riscoprire la bellezza della “relazione”.
Sappiamo che la nostra psiche è attrezzata per sostenere lo stress, ma solo se ha una durata definita e contenuta ( non oltre uno – due mesi), dopo di che lo stress diventa cronico alterando inevitabilmente il nostro funzionamento psichico.
Recenti indagini statistiche ci dicono che circa il 40% della popolazione italiana manifesta uno stato di preoccupazione come prevalente emozione negativa e poco meno della metà uno stato d’ansia costante; all’interno di questa cornice, molte persone hanno manifestato il bisogno di rivolgersi ad uno specialista della salute mentale, ed il 65% di questi avevano un’età compresa tra i 18 ed i 29 anni. Affrontiamo questo tema così delicato con la D.ssa Lilian Zotti, dottore in Psicologia e il Dottor Lauro Quadrana, Dirigente I° livello presso il Day Hospital Psichiatrico Adolescenti presso UOC a neuropsichiatria infantile, Azienda Policlinico Umberto I di Roma, Università degli studi di Roma, “La Sapienza”. Responsabile del servizio di Psicodiagnostica.
Dottoressa Zotti, qual’è la fascia di età maggiormente colpita?
Sono prevalentemente i giovani adolescenti tra i 13 ed i 19 anni ad essere preoccupati per la guerra, manifestando un forte disagio per l’orrore del coinvolgimento dei civili, di cui il 75% circa teme un coinvolgimento dell’Italia o dell’inizio della terza guerra mondiale.
Questa è la fotografia che accompagna tale momento storico, in cui gli adolescenti sembrano oscillare tra empatia e compassione, tra il vissuto quotidiano di fallibilità e sensazione costante di inadeguatezza, una generazione affamata di certezze, e al tempo stesso speranzosa per il futuro. La maggior parte degli adolescenti ha una visione complessivamente negativa del futuro ed in particolare l’80-90% sperimenta ansia e preoccupazione che è maggiore tra le ragazze e con l’aumentare dell’età.
Due anni di pandemia tra Dad, paura dei contagi, incertezze su quello che il futuro avrebbe riservato a familiari, amici, parenti, a cui si aggiungono oggi anche questi ulteriori giorni di tensione a causa di quanto sta succedendo tra Russia e Ucraina.
Ogni età è focalizzata su uno spazio di vita in transito tra una condizione esistenziale superata e una successiva che non è stata ancora pienamente raggiunta. Ma mentre infanzia, età adulta e vecchiaia mantengono ben chiari gli elementi caratterizzanti che le contraddistinguono, l’adolescenza è considerata un passaggio tout court che caratterizza in modo intrinseco i giovani individui in working progress verso l’acquisizione dei ruoli adulti.
In questo vissuto di transitoria impotenza appresa, ogni adolescente reagisce diversamente a seconda delle proprie caratteristiche temperamentali e di quelle contestuali (famiglia, quartiere, status socio-economico).
Una attenta analisi psicologica del contesto storico e sociale in cui ci troviamo, deve far riflettere sul perché ci sia un aumento tanto imponente di disturbi depressivi (uno su quattro), d’ansia (uno su cinque) ma anche dei disturbi d’attenzione o di quelli antisociali.
Allo stesso tempo i dati IARD 2021 ci mostrano come siano proprio gli adolescenti ed i giovani adulti la fetta di popolazione che sembra avere strategie di coping più funzionali. L’Istituto IARD ad aprile 2020 aveva previsto una maggior resilienza nei giovani di oggi che, “vaccinati” alla precarietà esistenziale, sembrano avere più strumenti per reagire poiché nati in un contesto storico imprevedibile come quello, per quanto unico, delineatosi negli ultimi anni e cresciuti in un tempo d’incertezza.
L’allentamento delle restrizioni a seguito della pandemia da covid 19 è stato accompagnato da un evento parimenti destabilizzante: l’inizio della guerra.”

Dottor Quadrana, in che modo questo evento, in questo determinato momento storico (così unico e delicato) può aver influito sulla salute mentale degli adolescenti? Sotto quali aspetti potrebbe manifestarsi il disagio che ne deriva nel qui e d’ora, o nelle future generazioni?
“Prima di rispondere a queste domande dobbiamo cercare di capire in che contesto emotivo ci trovavamo prima dell’avvento della guerra.
Le pandemie sono riconosciute dalla comunità scientifica come possibili eventi traumatici; quello che ci siamo trovati ad affrontare con il covid-19 ha tutte le caratteristiche di un “trauma collettivo”. Si tratta infatti di un evento prolungato e inaspettato, una vera e propria crisi ambientale che non genera vergogna o umiliazione e dunque può essere narrata sebbene al tempo stesso si cerchi di evitarla perché riaccende vissuti troppo dolorosi, come abbiamo visto nelle statistiche sopra-citate, ad essa sono associate alterazioni dell’arousal, pensieri ed emozioni negativi creando uno stato di estrema confusione e incertezza.
L’evento in questione ha provocato cambiamenti permanenti sulla struttura della società e nel tessuto della comunità, ha avuto un impatto permanente sulle relazioni, le politiche, i processi di governo ed alcune norme sociali. L’impatto insomma è stato pervasivo e la nostra realtà è stata sconvolta.
La letteratura scientifica, sottolinea come gli effetti da long-covid, di cui si parla tanto, sono da individuare anche su un piano psicologico. Che sia stata infettata dal virus o no, ogni adolescente ha vissuto per mesi in una condizione alienante, surreale e inaspettata che ha avuto effetti sulla sua salute psichica; è corretto parlare di un’emergenza psicologica tanto quanto è stato corretto parlare di emergenza pandemica.
Una gradualità nel ripristino di una vita sociale, per gli adolescenti, avrebbe potuto avere un ruolo di sostegno all’elaborazione di una perdita concreta ed affettiva: di una fase di vita, di una vita sociale, di un’evasione da un contesto familiare più o meno conflittuale, di momenti dedicati alla scoperta di sé e ad un tentativo di individuazione e ricerca di un ruolo nella società.
L’elaborazione dei traumi collettivi è complessa e richiede un tempo lungo e la possibilità di vivere un senso di sicurezza che ci permettano di riconoscere l’esistenza dell’impatto del trauma collettivo e di rispondervi trovando un equilibrio e ricostruendo una nuova identità singola e collettiva in una nuova realtà esterna ed interna prendendoci cura dei nostri bisogni e carico dei cambiamenti sopraggiunti.
Il modo di affrontare questo sconvolgimento della realtà circostante e di quella interna è variabile anche in base alle proprie risorse interne di ognuno di noi.
Ritorniamo al nostro quesito: la guerra alle porte dell’Europa è un evento di valenza molto simile a quello pandemico, sopraggiunto in un momento estremamente delicato in quanto deputato all’elaborazione del precedente trauma e dall’esperienza di incertezza che esso portava con sé.
Si è creata dunque una sovrapposizione di due traumi creando un collasso della sicurezza dell’ambiente esterno ed un blocco del senso di sicurezza che ogni adolescente dovrebbe sperimentare.
La difficoltà nell’osservare questa situazione però sta nella gestione della doppia complessità degli equilibri contestuali esterni e identitari interni di ogni adolescente. I due eventi in questione si sono venuti a sommare sulle gambe già precarie di un dis-equilibrio esistenziale dei giovani adolescenti che allo stesso tempo sono abituati a vivere nel cambiamento che in loro è presente su un piano corporeo, neurale, motivazionale e identitario.
Come in un campo di guerra la casa abitata da adolescenti diventa un fronte in cui improvvisamente scoppia il bisogno di affermare le proprie idee e la propria identità. Ogni adolescente inscena un disperato tentativo di mostrare la propria forza fisica e intellettiva in un teatro di immaturità affettiva dove viene misurato quel confine tra libertà e paura di perdere i vantaggi di quando era più piccolo.
Gli adolescenti anche prima dell’arrivo della guerra si trovavano immersi in un vissuto di incertezza e conflitto, la guerra ha messo anche il resto della popolazione “adulta” in questo stato emotivo non essendo più in grado di essere quel solido sostegno di cui ogni adolescente avrebbe bisogno e che puntualmente mette alla prova.
I giovani adolescenti, durante il lockdown, sono stati privati di uno dei bisogni fondamentali in quest’età evolutiva, quello di condividere con i pari le esperienze di crescita uniche in questa fase di vita. Sono ora immersi in un contesto depressogeno e ansiogeno determinato da due eventi consecutivi fortemente stressanti, carichi di un vissuto di continua esposizione al rischio e di un senso di negata possibilità di vivere la propria crescita serenamente.
Avere fiducia nel futuro, nei rapporti umani e nelle proprie capacità costruttive adesso non è un’impresa facile. Non a caso, nei sondaggi emerge che l’emozione dominante di ragazzi e ragazze è la rabbia. Di per sé questo dato non dovrebbe spaventarci, anzi, non c’è niente di più fisiologico della sperimentazione della rabbia dinnanzi alla frustrazione di bisogni.
Nella maggior parte dei casi la rabbia sta a indicare che dentro di noi c’è una ferita, e tutti questi avvenimenti recenti ne hanno certo comportate molte. Il punto è che cosa se ne fanno i giovani di questa rabbia. La rabbia può essere sinonimo di autolesionismo (sempre più frequente), perdita di speranza e di voglia di stare al mondo, disinvestimento affettivo e distruzione.
Per quasi un adolescente su due (ma il dato cresce tra le ragazze tra i 14 e i 19 anni) nell’ultimo periodo è anche calato il tono dell’umore e salita la sfiducia. Se il tono dell’umore si abbassa, aumenta la rabbia, che è la reazione immediata davanti a ciò che si vede e si sperimenta. Questo sentimento può anche essere una giusta risposta, dettata dalla sensibilità e dal senso di giustizia. Questo sentimento può quindi essere affrontato nel dialogo intergenerazionale. Si può cercare insieme una soluzione ai problemi, senza lasciarsi sopraffare dalle sensazioni negative.
Ci troviamo adesso con una popolazione in un costante stato di vigilanza che oscilla tra strategie di evitamento ed il tentativo di elaborazione attraverso un’iper-narrazione degli eventi (l’Eurobarometro ha infatti messo recentemente in luce il fatto che l’Italia sia il Paese con maggior informazione sulla guerra in Ucraina), non ci aspettiamo però una generazione destinata al collasso bensì una generazione che ha sperimentato una sofferenza e dalla quale saprà crescere.
Se ci abituassimo a pensare ad un long covid psicologico e a tenere sempre in mente questa chiave di lettura degli eventi più complessa (bio-psico-sociale), sarebbe più facile pensare ed attuare forme di prevenzione ed interventi mirati.”

La riflessione che ne consegue è cosa può fare il mondo adulto per sostenere bambini e adolescenti in questo periodo drammatico?
Sicuramente offrire spazio e tempo per accogliere il malessere, per discutere e pensare insieme sapendo che la geografia – vicinanza ai teatri di guerra – costituisce una dimensione ineludibile.
Per fortuna, però, qualcosa di positivo c’è; sono gli stessi giovani a non nascondere di aver bisogno di supporto. Anzi, lo chiedono a gran voce: il 58% andrebbe di corsa dallo psicologo se potesse permetterselo o se le sedute fossero gratuite. Se si chiede alle ragazze tra i 17 e i 19 anni la platea sfiora quota 70%, mentre i coetanei maschi sembrano aver metabolizzato meglio le difficoltà del periodo, visto che “solo” una metà scarsa di loro (48%) si rivolgerebbe immediatamente a uno psicologo se gli venisse offerto. Leggermente più in difficoltà i ragazzi più piccoli: nella fascia 14-16 anni sfrutterebbe l’occasione il 56%; anche qui, però sono le ragazze a mostrarsi più ricettive, con oltre il 60% che parlerebbe volentieri con uno specialista.
Come adulti, l’obiettivo è quello di non alimentare ulteriori lockdown interiori, offrendo loro spazi di ascolto dedicati, lavori da fare in squadra, spiegazioni su ciò che sta avvenendo.”

Intervista ad Enrico Mattera, Eccellenza Italiana Assotutela 2021

Enrico Mattera, titolare dell’Hotel Villa Miralisa in via Fumerie a Forio, è stato premiato come “Eccellenza Italiana” – con il patrocinio del Senato della Repubblica -, l’ambito riconoscimento dell’Associazione Assotutela, sempre presente nelle numerose azioni di grande impatto mediatico e umano.

Un uomo semplice, umile, professionale, al servizio del sociale, dei più fragili e di tutte la comunità dell’isola di Ischia, è pronto a ricoprire l’incarico di coordinatore regionale della Campania e in particolare modo coordinatore delle isole di Ischia e Procida e delle loro bellezze.

Buonasera Enrico, ci può parlare dell’albergo col quale è stato premiato Eccellenza Italiana 2021 e dell’imminente incarico che ti vedrà ancora più impegnato per valorizzare le bellezze della sua isola?
“Certo, io sono figlio di falegname e ho iniziato a muovere i primi anni nel mondo lavorativo nella falegnameria di famiglia. Nel frattempo, l’albergo era in costruzione, aperto nel 1992, è stato chiamato “Miralisa” dal nome di mio padre Mira e sua moglie Lisa.
Sono sposato dal 93 con Giusy Merra, che è la chef, e con la quale ho due figli bellissimi.
Durante gli anni della pandemia sono stato contattato da Antonella Picariello ma, a seguito del covid, il premio Assotutela è stato rinviato al 26 settembre 2021 nel Teatro Ghione di Roma dove sono stato premiato da Michel Maritato e Antonella Picariello. Sono molto contento di ricoprire l’incarico di coordinatore delle isole, in appoggio al nuovo sindaco insediato a Forìo, che domattina alle 11 prenderà posto al comune di Forio, città molto bella impreziosita dalla Chiesa del Soccorso, una delle più belle d’Italia con le sue cupolette arabe.
Assotutela è un’associazione che ho conosciuto in occasione del premio e si occupa di cose molto importanti. Io stesso lavoro molto nel sociale: per esempio, quando è morto mio padre ho conosciuto un cagnolino che si aggirava quotidianamente nel cimitero. Mi ci sono così affezionato che negli ultimi cinque anni delle sua vita mi sono preso cura di lei e, dopo la sua morte, con l’aiuto dell’attuale amministrazione ho commissionato una statua in onore di Nicoletta all’entrata di cimitero. Ho vinto un Premio alla Fedeltà per Nicoletta e Premio Bontà a Camogli per essere stato per cinque anni con questo cagnolino.”

Cosa la spinge a mettersi in gioco nel sociale?
“Voglio aiutare l’intera comunità, partendo sempre dai più deboli. Faccio sempre l’esempio del canile: io non prenderei mai il primo cane che mi si avvicina ma l’ultimo, che non si alza, e ha difficoltà a vedere e a camminare. E passare, così, l’ultimo mese o l’ultimo anno con lui. In questa frase esemplificativa credo sia riassunto il mio obiettivo.”

Quali sono i valori che la contraddistinguono e che vuole trasmettere?
“Dal punto di vista del turismo puntiamo molto a far scoprire le bellezze dell’isola, ma dal punto di vista dei valori sociali e morali punto molto alla solidarietà nell’intera comunità. Di fronte ad un problema, ad esempio, siamo tutti uguali, dobbiamo sederci a terra, prenderci per mano, condividere, mangiare insieme e ed essere uniti. Siamo una “piccola” isola ma siamo una comunità unità e forte, dopo le tante difficoltà dovute a terremoti, frane ecc.
Io sono una persona molto alla mano e coltivo tanti rapporti umani, dallo sceicco di Dubai all’attrice Lina Sastri, con la quale sto organizzando uno spettacolo nella Chiesta del Soccorso.
Mi piacerebbe organizzare tanti eventi a Ischia che spero vedano la luce.
Vedremo cosa succederà al comune nei prossimi giorni. Io, in ogni caso, ci sarò sempre per la mia isola.”

Vuole aggiungere altro?
“Sono contento della mia vita. Ho vissuto un periodo un po’ buio in passato, ma non rimpiango niente. Voglio ringraziare mia moglie, mio fratello, i miei amici e tutta la mia famiglia.”

39AC2A7A-4A58-45A4-B052-A9A598E40971
59CCD576-E4A2-45D9-B5D8-3EAC128349E2
EE011A55-7921-4826-B0EB-C828B1812B20
ED1D0C55-AA74-4570-A216-2E3824EB1070
22A84389-C358-4DF3-ABD4-68143D742C89
F41148AF-F8E5-4187-BCDE-AB18130EE3D8
6BD6A3E2-AC55-4F49-96C7-813E6B6707B6
71087D5D-E430-4C09-8E17-00F139FB2445
5177D962-02E9-491A-B6D1-D4B23BED1525
0067734B-1D2B-4844-9CBF-FB1FBC5110AE
76353440-5649-4428-891E-40776C60DCF9
EBC75F46-ECFB-4CB9-BFFB-5216EC1CA9D4
CE88BCED-8F53-4003-A848-F04F32421230
8BDFA206-4232-46FF-BE5A-A1F5ED015ACB
970AC099-C8D9-400E-B583-63BA45D45E1E
07920C58-3DCE-4D55-A502-0A47F8E03F62

Assotutela: Farmacap, amara sorte di un’azienda in perdita

La partecipata sociosanitaria capitolina fa acqua da tutte le parti in attesa del piano di rilancio

“Un patrimonio prezioso, è quello costituito dalle 45 farmacie della azienda sociosanitaria capitolina Farmacap, distribuite in tutta Roma, in prevalenza nelle zone periferiche al servizio della popolazione più fragile”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che continua: “Non si tratta di meri esercizi di vendita farmaci a prezzo competitivo, ma di punti di riferimento per le fasce di popolazione più in difficoltà. Spiace però constatare che una gestione dissennata da parte della amministrazione capitolina, ne abbia fatto, negli anni, il punto più debole dei servizi cittadini, insieme ad Ama. Un vero fallimento per le aziende gestite dal Comune”. Il presidente riferisce di un piano di risanamento approvato da un anno e mai decollato. “Ci interesserebbe soprattutto conoscere la sorte di quegli immobili inutilizzati, come alcuni asili nido non più gestiti dall’azienda, per cui non vorremmo sapere che si spendono ancora soldi pubblici, ovvero dei cittadini, per i canoni di locazione. Negli anni – continua il presidente – abbiamo assistito a un continuo declino di quella che era una Florida azienda e che ora, caso eclatante per una farmacia, non è altro che un insieme di esercizi in perdita”, chiosa Maritato.

Assotutela: Il 17 gennaio a San Pietro si benedicano gli animali

Proponiamo che il rito celebrato in molte parrocchie si estenda anche alla Santa Sede

“Laudato sii, mi’ Signore, cum tucte le tue creature…ci piace iniziare così, questa supplica all’indirizzo del sommo pontefice Papa Francesco. Con l’inno composto dal santo di cui Sua Santità ha assunto il nome, per evidenziare quanto la natura, intesa in senso globale, sia importante nella vita dell’uomo, con tutte le sue componenti e in tutte le sue manifestazioni”. Lo dichiara il presidente di AssoTutelaMichel Emi Maritato che continua: “Per questo ci ha stupito il riferimento un po’ critico, che il Santo Padre ha fatto in uno degli ultimi interventi pubblici, a una signora troppo affezionata al suo cagnolino, tanto da chiederne la benedizione. Una pratica che non dovrebbe stupire la Chiesa, tanto che il 17 gennaio, festa di Sant’Antonio Abate,tradizionalmente in alcune parrocchie si benedicono gli animali ponendoli sotto la protezione del santo”, continua il presidente. “Rendiamo noto a papa Francesco che sono tante le persone sole, bisognose di affetto e di compagnia, che trovano conforto in un animale domestico e questo, certo non può essere la causa dell’impoverimento dei nostri dati demografici relativi alle nascite. Il decremento di lieti eventi – insiste Maritato – va ricercato in molte altre cause, di cui i nostri piccoli amici non hanno alcuna responsabilità. Crediamo che Sua Santità comprenda questa nostra considerazione e sia pronto a reputare degne di rispetto anche queste creature, così amate dal santo che porta il suo nome”.  

SOVRINTENDENZA CAPITOLINA: APPUNTAMENTI DAL 17 al 23 MAGGIO 2023

Giovedì 18 maggio in occasione della Giornata Internazionale dei Musei 2023, organizzata dall’ICOM (International Council of Museums) e il cui tema scelto per questa edizione è Musei, Sostenibilità e Benessere, la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali propone un ampio programma di appuntamenti gratuiti in alcuni Musei civici e nel Museo del Teatro Argentina, i quali, in linea con gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, si confermano luoghi della cultura in grado di promuovere il benessere psicofisico, l’inclusività e il contrasto all’isolamento sociale, oltre che sostenere azioni di lotta al cambiamento climatico. In calendario, aperture straordinarie, visite guidate, laboratori, visite tattili e in LIS (Lingua Italiana dei Segni). Per l’occasione verrà presentata la nuova video guida LIS della Pinacoteca Capitolina.

Tra gli altri appuntamenti della settimana promosse dalla Sovrintendenza Capitolina si segnala, ancora lunedì 22 maggio alle 17.00 presso l’Archivio Storico Capitolino (in piazza dell’Orologio 4), per la serie di incontri Dalle carte alle storie. Storia e storie d’archivio, la presentazione del libro Renato Nicolini. La gioiosa anomalia di Marco Testonicon Christian Raimo e Walter Tocci. Letture di Marilù Prati (ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili).

Venerdì 19 maggio al Museo di Roma in Trastevere apre al pubblico Peggy Kleiber. Tutti i giorni della vita (fotografie 1959-1992), prima mostra monografica della fotografa non professionista Peggy Kleiber (Moutier 1940-2015), della quale vengono presentate 150 fotografie con una selezione di stampe vintage originali, alcuni album di famiglia e un video che ripercorre la riscoperta del suo archivio attraverso materiali inediti e filmati Super8 di famiglia.L’esposizione rimarrà visitabile fino al 15 ottobre.

https://www.museodiromaintrastevere.it

Al Museo delle Mura è stata invece prorogata al 18 giugno la mostra fotografica Bōchōtei. Vite all’ombra del muro di Enrico Graziani, che presenta 42 fotografie di vario formato, scattate nelle città e nei dintorni di Kesennuma e Rikuzen Takata, incentrate sulle conseguenze della costruzione di possenti muri di protezione da tsunami, con lo sguardo rivolto soprattutto all’impatto architettonico e sociale e alla vita quotidiana degli abitanti. 

https://www.museodellemuraroma.it

Ai Musei Capitolini, nella Sala Pietro da Cortona, giovedì 18 maggio alle 17.30, per il sesto appuntamento della rassegna Libri al Museo, verrà presentato il libro a cura di Gianni Papi dal titolo Cecco del Caravaggio. L’allievo modello(Skira 2023), catalogo della mostra in corso all’Accademia Carrara di Bergamo fino al 4 giugno. L’esposizione ha visto presente il dipinto di Caravaggio San Giovanni Battista, ritornato nella propria sede, ai Musei Capitolini, alla fine di marzo e davanti al quale si concluderà la presentazione. Oltre all’autore, interverranno: Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice della Direzione Musei Civici della Sovrintendenza Capitolini), Rossella Vodret(già Soprintendente per il patrimonio storico-artistico per il Polo museale di Roma), Yuri Primarosa (Conservatore Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma), Fabio Isman (giornalista). Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

A Villa Torlonia, sabato 20 maggio dalle 10 alle 19, torna l’apertura straordinaria della Torre Moresca. Singoli visitatori e gruppi potranno visitare i due piani dell’imponente costruzione, scoprire le suggestive vetrate colorate e gli stucchi policromi del suo interno e rivivere in parte quello stupore che doveva impressionare i pochi e privilegiati ospiti del Principe Torlonia (max 20 visitatori per turno, con il biglietto d’ingresso alla Serra Moresca e su prenotazione obbligatoria al call center 060608).

Per il ciclo di conferenze, in presenza e online,Roma Racconta… le professioni del patrimonio culturale, al Museo di Roma a Palazzo Braschisi terranno due appuntamenti: giovedì 18 maggioalle 16.30 l’incontro La scoperta di Roma bizantina (1880-1910). Il mestiere dello storico dell’arte con Giovanni Gasbarri e Antonio Iacobini (entrambi della Sapienza Università di Roma);martedì 23 maggio, sempre alle 16.30, Il sistema informativo come strumento di conoscenza e gestione del territorio. Il mestiere del curatorecon Viviana MerlinoGianluca SchingoSabina Zeggio (Sovrintendenza Capitolina).

La partecipazione in presenza è libera e gratuita fino a esaurimento posti, mentre per seguire l’incontro da remoto occorre compilare sul web il modulo di prenotazione entro le ore 14 del giorno stesso della conferenza; si riceverà poi una mail con il link all’aula virtuale su Google Suite (info suhttps://www.sovraintendenzaroma.it/content/roma-racconta%E2%80%A6-le-professioni-del-patrimonio-culturale).

Per il ciclo aMICi invece, martedì 17 maggio alle 15, si terrà una visita guidata alla Casa Museo Alberto Moravia, un’occasione per scoprire il lato pubblico e privato di uno dei personaggi centrali della cultura italiana del ‘900.

Giovedì 18 maggio alle 16.30 al Museo di Roma a Palazzo Braschi, in occasione del prestito fino a luglio, da Palazzo Barberini, del bozzetto di Andrea Pozzo per la volta della chiesa di S. Ignazio, in programma la visita Andrea Pozzo: la volta di S. Ignazio e la prospettiva pittorica a cura diAlessandra Zampa e Federico De Martino con focus sulla tecnica della pittura prospettica descritta da Pozzo nel trattato sulla prospettiva del 1693.

Martedì 23 maggio alla Galleria d’Arte Moderna di via Crispi, Daniela Vasta condurrà la visita alla mostra in corso Pasolini pittore, l’ampia rassegna che, a cento anni della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), ne esplora la produzione grafica e pittorica in dialogo con la storia dell’arte del Novecento.

Infine il ciclo Archeologia in Comune martedì 23 maggio alle 15.15 propone, a cura di Alessandra Tedeschi, la visita al Complesso archeologico di San Paolo alla Regola, situato nel cuore dell’antico Campo Marzio, l’odierno Rione Regola, che restituisce un tassello urbanistico dell’antica Roma in costante trasformazione e a lunghissima continuità di vita.

Il petrolio secondo Mattei: arriva il nuovo libro su Mattei di Michel Emi Maritato

Il presidente dell’associazione Assotutela, Michel Emi Maritato, annuncia il comitato scientifico della sua ultima opera

È in chiusura il libro “Il petrolio secondo Mattei”, in cui il dottor Maritato, giornalista e criminologo, sviscera, in modo innovativo, le trame oscure e i dubbi che circondano la vita e la morte di Mattei. Attraverso approfondite indagini iniziate già nel precedente lavoro su Pasolini “La fine del diverso” e “Una verità compromessa” attorno al caso Moro, lo scrittore ha trasformato i dubbi e,il già noto – senza accontentarsi di ipotesi date per assodate – nella ricostruzione di una vicenda che pone il lettore di fronte agli orrori, alla cruda autenticità, agli equivoci, alle incongruenze e alle tante verità negate attorno a Mattei, ma non solo.
Il presidente del comitato scientifico è la giornalista d’inchiesta Giuseppina Granito e i componenti del comitato sono: il Magistrato Raffaele di Ruberto, l’On. Stefania Pezzopane, la Sindaca di Andria Giovanna Bruno, l’assessore Dora Conversano, i giornalisti Fabio Camillacci, Martina Paparusso, la scrittrice e psicoterapeuta Barbara Fabbroni, il politologo Mariano Leoni e il criminologo Luca Marrone.
Cresce la trepidante attesa per uno dei capolavori della trilogia portata avanti dallo scrittore Maritato, che fa riemergere la verità dei ricordi di personalità di spicco della nostra Storia, con un andamento dalle tinte inaspettate.

358545CF-AED7-4C35-B6F3-800250035640
60B20374-72B7-49A8-8614-84D76780A258
1D4B1495-72C4-42A8-8334-7FC11BD38595