Patto di Stabilità: la frenata di Bruxelles

Nel governo italiano, si è parlato di proroga per la sospensione del “Patto di Stabilità”, ma a quanto pare, la riforma non scatterà dall’inizio del nuovo anno, creando in questa maniera un disavanzo che dovrà diminuire dello 0,7% del Pil -circa 14 miliardi-. La Commissione europea, avrebbe fatto sapere che la clausola di salvaguardia, sarà disattivata alla fine di quest’anno e anche se la riforma del Patto, venisse conclusa in 3 mesi, partirebbe dall’esercizio del bilancio nel 2025. Il governo, in questo modo, dovrà aggiustare il bilancio pari allo 0.7%, pena rimettere in discussione l’impegno preso dall’Italia (e da tutti gli altri governi), sulle raccomandazioni della Commissione europea; questo sta ad indicare che, i documenti programmatici di bilancio, di tutti gli Stati membri per l’anno 2024, saranno esaminati e valutati, in base alle raccomandazioni specifiche, adottate dal Consiglio, per quel determinato Paese. Settembre sarà quindi, un mese ancora più caldo, dal punto di vista dei negoziati per la riforma del Patto di Stabilità anche se da Bruxelles, arriverebbero notizie poco rassicuranti, sul confermare che “non ci siano le condizioni per estendere ancora, di un anno, la clausola di salvaguardia, per sospendere il Patto di Stabilità”, mentre per le modifiche da apportare nel Pnrr italiano, sarà necessaria l’approvazione degli altri governi. L’Italia, nel 2024 dovrà garantire una politica di bilancio equilibrata, l’imitando l’aumento nominale della spesa primaria netta, finanziata a livello nazionale ad un massimo dell’1,3%. Secondo il Def redatto ad aprile, sarebbe stato possibile, ma a distanza di 4 mesi, con l’aggravamento della situazione economica, diventerebbe un traguardo più complesso da raggiungere.

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