Roma, precisamente Via Giuseppe Allievo, nel quartiere della rinomata Trionfale/Primavalle, nell’androne di un palazzo, la quiete di un tardo pomeriggio di settembre di fine estete -sono le 17 circa-, viene spezzato via, dalle urla che in tanti hanno udito. Sul pavimento del palazzo, in un lago di sangue, è riversa una donna, Rossella Nappini, un’infermiera di 52 anni e che lavorava all’Ospedale San Filippo Neri e che, da qualche mese, si era trasferita in quel palazzo, con la mamma di 80 anni, malata. Sono solo due le persone (studenti), che chiamano le forze dell’ordine. Colpita a morte da più colpi di coltello all’addome, la donna. La sezione Omicidi della squadra mobile, la scientifica, insieme al sostituto Procuratore della Repubblica, Claudia Alberti, giungono sul posto; possono purtroppo accertare, dai primi rilievi, che la donna è stata uccisa e che, la stessa, presenta numerose ferite d’arma da taglio. La zona circostante il ritrovamento, viene scandagliata; si ricerca l’arma del delitto, ovunque, anche nei cassonetti dell’immondizia. Dalle informazioni dei vicini, verso le 17, si sarebbe udita una richiesta di “aiuto”, da parte di una donna, ma come troppo spesso accade, nessuno ha prestato soccorso, se non al ritrovamento del cadavere. La donna, l’infermiera viene oggi, ricordata da chi la conosceva, come persona attenta al benessere dei propri pazienti e del luogo di lavoro in cui lavorava. Mamma di due figli piccoli, separata. Ed è proprio dagli ex, che sono partite le indagini. Come nella maggior parte dei casi di omicidio, ai danni delle donne, si pensa alla ricostruzione delle prime dinamiche dell’omicidio; potrebbe esserci stata una discussione sfociata in violenza, fino ad arrivare all’omicidio, ma queste, sono solo illazioni. Attualmente, i sospettati per l’omicidio sono 4.
Set 05